di Miriam Bonalumi
(Citazioni e riferimenti storici interamente tratti da: “Popoli delle discariche. Saggi di
antropologia zingara.” Di Leonardo Piasere, D.E.A, 1991))
“La scuola per zingari, che lo si voglia o no, non può svolgere un programma normale, ma deve adattarsi a un livello, allo stato intellettuale degli educandi che è primitivo per non dire selvaggio”.
Verona, 1967. A parlare in questo modo è un insegnante della scuola primaria.
La testimonianzacombacia perfettamente con le grandi disquisizioni dell'epoca, fiumi di parole che tentano di trovare un “rimedio” alla questione
zingara: negli “ètudes Tsiganes” del 1961, una religiosa rimasta anonima afferma
che “Nella vita delle società, la loro - quella degli Zingari - è ancora allo stadio
dell’infanzia; la nostra è all’età della ragione, all’età matura.”
L’infantilismo diagnosticato agli Zingari (con questo termine, i lungimiranti pedagoghi di allora si riferiscono a
decine e decine di comunità romanì sparse per tutta la penisola italiana) non nasce certo da
fattori esterni alla loro civiltà, bensì dal “disadattamento” della loro società, da secoli considerata rozza ad animalesca, ai margini dell’umanità. Pare essenziale, dunque, trovare una soluzione
che colmi la “...fragilità
della loro civiltà, stagnante da secoli”.
Mirella Karpati, ispiratrice dei primi
movimenti di scolarizzazione per bambini Zingari in Italia (Piasere), nel 1962 parla
della necessità di trovare un’ ”educazione (che) si svincoli dalla stessa
cultura tradizionale per trovare al di fuori di essa valori
atti a suscitare una dinamica nuova. (...) (Questo vale sopprattutto per gli) Zingari,
destinati a vivere in mezzo a popoli di cultura diversa e superiore. Spetta
proprio a questi ultimi di offrire i mezzi per un superamento della situazione
statica in cui si trovano gli Zingari.”
Le parole si trasformano rapidamente in
fatti, ed ecco che nel 1985 Il Ministero dell’Istruzione italiano, stipulando
una convenzione con l’”Opera Nomadi” e l’”Università degli Studi di Padova”,
sancisce la creazione di scuole/classi speciali per
bambini zingari. Dopo varie modifiche, la
convenzione verrà annullata nel 1985.
Leonardo Piasere, in uno studio delle classi speciali zingare di Verona del periodo (chiamate "Lacio Drom", Buon Viaggio), notò le modalità con le quali, in quindici anni di attività (1966-1981) venne tacitamente pianificata una vera e propria"periferizzazione" delle classi rom, accuratamente poste in plessi scolastici lontani sia dal centro della città che dai campi rom stessi (a tal proposito, il Comune di Verona mise a disposizione un mezzo di trasporto gratuito, che potesse raggruppare senza fastidi gli "zingarelli" sparsi per la tutta città.)
Una maestra delle "Lacio Drom", nel 1970, riporta sul registro il fatto che:"Non sono state fatte le pulizie di fondo, ma c'è sempre polvere dappertutto.(...) è quasi un controsenso insistere coi bambini sulla pulizia personale, quando noi per primi non offriamo un ambiente che stimoli all'ordine".
La situazione discriminante precipita tra il '78 e l''81, quando le classi "Lacio Drom" vengono inserite in un plesso scolastico con il tempo pieno:"Nella sala da pranzo, gli alunni zingari non mangiavano insieme agli altri, ma avevano i loro tavoli (...) Mangiavano a orari diversi da quelli dei bambini non zingari, completamente soli nell'enorme refettorio".
Non intendo sviluppare la questione della pretesa dell'esclusività e della superiorità di un'educazione Gagè (non rom); per approfondire questo argomento consiglio anzi la lettura del saggio "Conoscenza zingara e alfabetizzazione", (sempre ad opera dell'acuto antropologo L.Piasere), nel quale è criticamente analizzato il rapporto tra la cultura e l'educazione zingara e la fantomatica cultura "diversa e superiore" dei Gagè.
Leonardo Piasere, in uno studio delle classi speciali zingare di Verona del periodo (chiamate "Lacio Drom", Buon Viaggio), notò le modalità con le quali, in quindici anni di attività (1966-1981) venne tacitamente pianificata una vera e propria"periferizzazione" delle classi rom, accuratamente poste in plessi scolastici lontani sia dal centro della città che dai campi rom stessi (a tal proposito, il Comune di Verona mise a disposizione un mezzo di trasporto gratuito, che potesse raggruppare senza fastidi gli "zingarelli" sparsi per la tutta città.)
Una maestra delle "Lacio Drom", nel 1970, riporta sul registro il fatto che:"Non sono state fatte le pulizie di fondo, ma c'è sempre polvere dappertutto.(...) è quasi un controsenso insistere coi bambini sulla pulizia personale, quando noi per primi non offriamo un ambiente che stimoli all'ordine".
La situazione discriminante precipita tra il '78 e l''81, quando le classi "Lacio Drom" vengono inserite in un plesso scolastico con il tempo pieno:"Nella sala da pranzo, gli alunni zingari non mangiavano insieme agli altri, ma avevano i loro tavoli (...) Mangiavano a orari diversi da quelli dei bambini non zingari, completamente soli nell'enorme refettorio".
Non intendo sviluppare la questione della pretesa dell'esclusività e della superiorità di un'educazione Gagè (non rom); per approfondire questo argomento consiglio anzi la lettura del saggio "Conoscenza zingara e alfabetizzazione", (sempre ad opera dell'acuto antropologo L.Piasere), nel quale è criticamente analizzato il rapporto tra la cultura e l'educazione zingara e la fantomatica cultura "diversa e superiore" dei Gagè.
Ciò che intendo rilevare è una sottile somiglianza ideologica che a mio parere collega l'istituzione delle classi speciali Zingare nate in Italia negli anni '60 e la recente nascita di movimenti "educativi" quale quello degli "Orsetti Padani".
(ringrazio a tal proposito Francesco M. per il suo puntuale "reportage" )
Ciò che rende diverse le classi vecchie speciali "Lacio Drom" e il movimento degli "Orsetti Padani" è chiaramente l'utenza: da una parte una giovanissima umanità allo sbando, che era nostra missione civilizzatrice salvare, insomma una serie "B" retrocessa dalla nascita, dall'altra ecco una classe di bambini destinati a grandi cose, che di animalesco hanno soltanto la dolcezza che li accomuna ai morbidi peluche: bambini da coltivare con cura, eletti serie "A" a furor di genitore.
L'idea che esistano categorie di bambini dai quali "estirpare" la propria cultura e categorie di bambini ai quali "inculcarla" fin dalla nascita (mica che poi la perdano per strada) mi spinge a considerare queste due iniziative, seppur lontane nel tempo, "artifici" diseducativi di adulti similmente incalliti nelle loro convinzioni.
(ringrazio a tal proposito Francesco M. per il suo puntuale "reportage" )
Ciò che rende diverse le classi vecchie speciali "Lacio Drom" e il movimento degli "Orsetti Padani" è chiaramente l'utenza: da una parte una giovanissima umanità allo sbando, che era nostra missione civilizzatrice salvare, insomma una serie "B" retrocessa dalla nascita, dall'altra ecco una classe di bambini destinati a grandi cose, che di animalesco hanno soltanto la dolcezza che li accomuna ai morbidi peluche: bambini da coltivare con cura, eletti serie "A" a furor di genitore.
L'idea che esistano categorie di bambini dai quali "estirpare" la propria cultura e categorie di bambini ai quali "inculcarla" fin dalla nascita (mica che poi la perdano per strada) mi spinge a considerare queste due iniziative, seppur lontane nel tempo, "artifici" diseducativi di adulti similmente incalliti nelle loro convinzioni.
"finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace.
"
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