-

lunedì 10 dicembre 2012

Sinistra e Destra

di Vicky Rubini
Il tema che ha titolo “Inesistenza di sinistra e destra” non è nuovo nella misura in cui è presente in tutte le parti della storia italiana del dopoguerra. Già infatti allora si accusava la destra di non esistere, dopo il crollo rocambolesco del nazifascismo. E non esisteva più sinistra dopo la deflagrazione patetica del regime comunista di Stalin. Non c’era scissione nella baraonda Tangentopoliana, e non c’è oggi.

O almeno così dicono.

Ma il nostro compito, qui ed ora, è capire perché invece Sinistra e Destra non potrebbero non esistere.
Nella geografia politica immaginiamo, noi italioti, una linea retta, o al limite un po’ parabolica, che ha agli estremi suoi Sinistra e Destra, e che confluiscono, da qualche decennio in un “centro” (di cui parlo più approfonditamente tra poco). Credo tuttavia che la forma più adeguata alla situazione politica sia invece quella circolare, dove gli estremi si toccano. Va bene anche immaginare la solita vecchia linea retta, ma suddivisa in cinque settori, Sinistra, Sinistra moderata, centro, Destra moderata e Destra. Ora, se, come dicevo poco sopra, viene a mancare una delle due parti (torno a parlare di Sinistra e Destra), si avrà immancabilmente il disfacimento anche della superstite, almeno in termini meramente tecnici. Per esempio durante il fascismo non esisteva ufficialmente un partito di sinistra. Era solo fascismo. Ma come sappiamo bene, questo fattaccio non ha assolutamente precluso l’esistenza “empirica” di una sinistra. Un ideale sommerso, diciamo.

Occorre dunque puntualizzare che sinistra e destra sono identificabili in modo univoco ai rispettivi partiti. Sinistra e Destra sono infatti denominatori di idee, di ideali, ma non di procedimenti. Per quello le definizioni sono radicalismo o moderatismo (dove nel radicalismo si ha un procedimento violento e che non accetta l’altra parte, che non crede nella diplomazia e che ha in odio la democrazia, e per questo, sinistra e destra, si congiungono in extremis) . E in particolare, ma è noto!, la Sinistra tratta e diffonde idee, a seconda se è moderata o radicale, rispettivamente di egualità o di egualitarismo. La Destra invece preveda che le differenze di natura, che per dio! esistono, non vengano attenuate (egualità) né cancellate/ignorate (egualitarismo), ma vengano invece concimate e inspessite. Per questo si dice che la destra è conservatrice mentre la sinistra è innovatrice; le differenze di natura possono essere lasciate tali (conservate) o appiattite. E anzi, secondo i filosofi Nietzsche e Rousseau, rispettivamente^ la natura dava differenze che l’uomo con la civiltà ha annientato, e che devono essere riprese! e (secondo Rousseau) la natura ci partoriva eguali, ma l’uomo ha provveduto fin troppo efficacemente a voler trovare delle differenze e inspessirle, tramite la civilizzazione, il linguaggio, il capitale - poi - eccetera. Posto che questi valori sono del tutto antitetici, come potrebbe non parlarsi di diade? Il fatto che invece possa parlarsi di triade non preclude che due parti di questa siano, appunto, Sinistra e Destra. Il terzo, può esistere in diversi modi. Può essere oltre la diade (come ad esempio i Verdi) o può essere in mezzo alla stessa. E a sua volta, in mezzo alla diade, può essere “neutro e sterile” o può essere una sorta di conciliazione delle parti (il cento vero e proprio) che starebbe idealmente dalla parte opposta della circonferenza, rispetto agli estremi. E’ comunque indiscutibile il fatto che il terzo non potrebbe sostituire la diade, e infatti sia che sia oltre, sia che sia negli altri casi, si vede comunque schierato o a Sinistra o a Destra (si posso individuare Verdi “di sinistra” e “di destra”) ma questo perché essenzialmente è il rinnovarsi di ideologie che non erano immaginabili alla nascita del Pci e del Msi, ad esempio. Chi immaginava che un giorno ci si sarebbe occupati di ecologia, in politica? Nessuno, e ora la questione deve trovare un’identità politica o a Sinistra o a Destra. E quindi si tratterebbe di affrontare un medesimo problema (quello, in questo caso ecologista) sotto aspetti differenti, ma sempre secondo l’antica diade “uguaglianza o differenza”, e cioè “sinistra e destra”. Ma se riprendiamo le idee del centro che spilucca dalle due parti, è ancora più ovvio che non possa smettersi di parlare di diade, e infatti cosa sarebbe il centro senza due estremi? E in particolare un centro che si schiera un po’ di qua e un po’ di là, questo sì, potrebbe creare una sorta di intoppamento, ma non certo nelle ideologie, quanto, come dicevo sopra, nel metodo di risoluzione/ applicazione, dando vita ad un’infinita serie di nomi (si veda la situazione italiana), che riconducono immancabilmente o a destra o a sinistra. Almeno di nome.

Nessun commento:

Recenti