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venerdì 21 giugno 2013

L'Aquila Felice

di Miriam Bonalumi

«Chi sei?», chiese la rondine stupita.
«Sono il Principe felice».
«E, allora, perché piangi?».
«Per quello che vedo», replicò la statua. «Quand’ero vivo e avevo un cuore umano

ero sempre felice. I miei sudditi mi amavano molto e, quando morii, mi fecero questa bellissima statua. Ma, da quassù, vedo tutte le brutture e le miserie della mia città.»
(da "Il Principe Felice", Oscar Wilde)
L'Aquila, Luglio 2010.
  ("Il Principe  Felice", Oscar Wilde.)
 Luglio 2010.
Pochi visitatori oggi, nella città ammazzata.
A un anno e pochi mesi dalla catastrofe, passeggio per le vie semi-sventrate della "Zona Rossa", come la chiamavano al telegiornale.
Fotografo, non posso trattenere tutte queste immagini negli occhi, cammino e mi fermo ogni cinque passi.
Tutto è rimasto come le 3.32 del 6 Aprile 2009.
I cartelloni dei negozi che augurano "Buona Pasqua", gli annunci funebri del 5 Aprile, le porte aperte che nessuno più chiuderà.

Chi lo definisce turismo macabro si chieda che cattiveria ci sia nel fotografare, piangendo dentro, la sofferenza di una città devastata.

309 morti, alcuni studenti e bambini,più di millesettecento feriti.
Quasi cinquantamila  sfollati.

 Dentro la vetrina di un ex-negozio è rimasto solo un uccellino morto, a pancia in su.
 Naturale corso della vita, sicuramente lui era soppravvissuto al terremoto.
Eppure mi fermo, lo guardo, gli faccio alcune foto.

L'Aquila, Luglio 2010

Giugno 2013, tre anni dalla mia visita a L'Aquila e un ricordo ormai lontano.
Suona il telefono.
"Ciao Miriam, oggi siamo stati a L'Aquila...ti ricordi l'uccellino che avevamo fotografato nella vetrina? è ancora lì..."
"E com'è, la città?"
"Le vie del centro storico le stanno sistemando, sempre pian piano...la periferia, esattamente come tre anni fa, anzi peggio."
"Ma qualcuno è tornato a viverci?"
"No!"
"Sta marcendo..."
Il mattino dopo capitarono nella piazza il Sindaco e i Consiglieri.
«Ma cosa è successo alla statua del Principe felice?», esclamò, sorpreso, il Sindaco.
«Non ha più le sue pietre preziose! E anche le lamine d’oro che lo ricoprivano si sono staccate!
E quest’uccello morto che cosa ci fa qui, eh? Signori, buttatelo nell’immondizia e
prendete nota! Qua bisogna mettere un cartello: è vietato agli uccelli morire sulla piazza!
Ci mancherebbe altro!».
Così la statua del Principe felice fu tirata giù e fatta fondere, per modellare un’altra
statua: quella del Sindaco. Ma il cuore di piombo del Principe non si voleva sciogliere.
«Che strano!», disse l’operaio. E, senza pensarci oltre, lo buttò nella spazzatura, insieme
alla rondine.

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