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sabato 15 giugno 2013

MAI DIMENTICARE: FINO ALLA VITTORIA, SEMPRE!


di Sara L.

Tranquilla serata estiva all'Happening delle cooperative di Bergamo. Ci sono i Modena sul palco e tanti ragazzi e ragazze, che come me sono cresciuti con i Modena di Cisco, ascoltano il concerto un po' in disparte, alcuni di loro pensando che “in questa formazione sono anche bravi ma non sono i Modena di una volta”, alcuni ricordandosi dei concerti del passato, quando ancora c'era la festa dell'Unità. Poco a poco però le resistenze si fanno meno rigide, grazie anche al calore della serata, al Mojito che in quella festa è proprio buono e alle canzoni dei vecchi album che talvolta fanno capolino nella scaletta. E così eccomi là sotto il palco, insieme ad un po' di vecchi come me.
Partono le note di Transamerica e l'entusiasmo divampa e si sparge insieme al sudore, poco dopo la fine della canzone il gruppo ricorda dal palco che oggi (ieri per chi legge) è anche il compleanno di Guccini. E lì ecco riemergere la mia iniziale perplessità. 
A fine concerto attiro l'attenzione del cantante e gli ricordo che il 14 giugno è anche e soprattutto il compleanno del Che. Lui mi guarda un po' smarrito, gli ci vogliono un paio di secondi per realizzare cosa gli ho detto: “Che coglioni che siamo!” esclama. “Tu l'hai detto”, pensa la parte più adolescenziale di me.

Ernesto Guevara de la Serna nasce proprio il 14 giugno, è il 1928. A poco serve riassumere qui la sua biografia, in rete e in libreria se ne trovano di valide, chi volesse evitarsi lo sbattimento della ricerca può fare un salto da me e pescarne almeno un paio dalla mia libreria. Il Che è un personaggio preso a modello da molti, forse anche arrogandosi il privilegio di farne la propria bandiera: accade probabilmente perchè è uno degli ultimi miti che la storia ha regalato al Mondo, mito romantico e ribelle, imprevedibile, bello e talvolta anche un po' antipatico.

Il Che ha regnato incontrastato sull'olimpo dei miei miti personali per moltissimo tempo e tutt'ora, in parte, il suo agito nei confronti e insieme agli ultimi, ai calpestati, influenza molto la linea del mio agire. Per questo ieri me la sono un po' presa, perchè Guccini sarà anche un grande cantautore, ma prima bisogna ricordare il Che, ecccheccaz!

E così oggi, in modo molto umile, ho scelto di ricordarlo da questa pagina... per voi uno stralcio della lettera di addio che scisse a Fidel prima di andare in Bolivia e infine, per riconciliarmi col Guccio che, in fondo, del Che fu cantore, un omaggio... 

a te Ernesto, che ci insegnasti la strada del cambiamento.

"[...]Altre terre del mondo reclamano il concorso dei miei modesti sforzi. Io posso fare quello che a te è negato per la tua responsabilità di fronte a Cuba ed è giunto il momento di separarci. Si sappia che lo faccio con un miscuglio di allegria e di dolore; qui lascio la parte più pura delle mie speranze di costruttore e il più caro fra i miei esseri cari... e lascio un popolo che mi ha accettato come figlio; tutto ciò rinascerà; nel mio spirito; sui nuovi campi di battaglia porterò la fede che mi hai inculcato, lo spirito rivoluzionario del mio popolo, la sensazione di compiere il più sacro dei doveri: lottare contro l'imperialismo dovunque esso sia; questo riconforta e guarisce in abbondanza di qualunque lacerazione.
Ripeto ancora una volta che libero Cuba da qualsiasi responsabilità tranne da quella che emanerà dal suo esempio; se l'ora definitiva arriverà per me sotto un altro cielo, il mio ultimo pensiero sarà per questo popolo e in modo speciale per te; ti ringrazio per i tuoi insegnamenti e per il tuo esempio a cui cercherò di essere fedele fino alle ultime conseguenze delle mie azioni; mi sono sempre identificato con la politica estera della nostra rivoluzione e continuo a farlo; dovunque andrà sentirà la responsabilità di essere un rivoluzionario cubano e come tale agirò; non lascio a mia moglie e ai miei figli alcunché di materiale, ma questo non è per me ragione di pena: mi rallegro che sia così; non chiedo niente per loro perché lo Stato gli darà il necessario per vivere e per educarsi.
Avrei molte cose da dire a te e al nostro popolo, ma sento che le parole non sono necessarie e che non possono esprimere quello che io vorrei dire; non vale la pena di consumare altri fogli.
Fino alla vittoria sempre. Patria o Morte!
Ti abbraccio con grande fervore rivoluzionario.”
Che





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