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mercoledì 22 febbraio 2012

Bombe sulla libertà di Parola


di Vicky Rubini
I potenti del mondo arabo non vedono di buon occhio la democrazia, il popolo sì, invece. Qual'è la novità? La novità è che finalmente il popolo si è messo in movimento per ottenere quei privilegi che non possono derivare che dalla democrazia, e che gli spettano di diritto. E' la Primavera Araba. Tunisia, Egitto, poi Libia, e ora Siria (per non parlare delle rivolte meno evidenti, meno importanti, per noi, che hanno sconvolto quasi ogni paese del Nord-Africa). Si comincia da piccole cose: suicidi, piccole manifestazioni in piccole piazze, e si arriva a vere e proprie resistenze armate. Le vittime delle soppressioni sono centinaia, migliaia. I morti negli scontri armati anche di più. Poi ci sono i civili, vittime dei bombardamenti sulle grandi città.


"Donne, vecchi e bambini" si diceva un tempo, perchè almeno loro fossero risparmiati. Ormai, insieme con le vite di questi innocenti, se ne va quel briciolo di umanità che i tiranni mediorientali forse si tenevano stretto.
Si spara sulla Croce Rossa, pardon, dimenticavo che non la fanno arrivare, la bloccano al confine; è decisamente più corretto dire che si bombarda la stampa, la libertà di parola, e purtroppo non solo in senso figurato. Oggi a Homs, Siria, sono morti due giornalisti.  Le vittime sono l’americana Marie Colvin, veterana reporter di guerra del britannico Sunday Times e il francese Remi Ochlik, 28 anni, fotografo di World Press Photo.  «Due giornalisti sono rimasti uccisi quando i bombardamenti hanno colpito il nostro centro stampa nel quartiere di Baba Amr. Altri tre o quattro giornalisti sono rimasti feriti», ha indicato all'Afp l'attivista Omar Shaker, contattato via Skype a Baba Amr. Ma non sono che gli ultimi di una lunga lista: una settimana fa Anthony Shadid, corrispondente del New York Times,  è deceduto probabilmente a causa di un forte attacco d'asma mentre stava rientrando in Turchia dalla Siria, dove era rimasto quasi una settimana in incognito. A gennaio il giornalista francese Gilles Jacquier era rimasto ucciso in un attacco durante una visita organizzata dal governo di Damasco. Lo scorso novembre è morto un cameraman freelance, Ferzat Jarban, mentre un altro cameraman, Basil al-Sayed, è morto alla fine di dicembre. All'inizio di febbraio è invece morto sempre a Homs un giovane giornalista freelance locale che lavorava per il Guardian, l'Afp e altre testate, di nome Mazhar Tayyara.
Evidentemente i tiranni non vogliono che si sappia in giro quello che stanno facendo. Quindi il modo migliore per combatterli, per noi, e per ora, è tenerci informati.

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