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giovedì 8 marzo 2012

Women Have the Power: 8 auguri per l'8 marzo 2012



di Sara L.

Scrivo queste parole alla vigilia dell’8 marzo, mentre improbabili emulatori di Full Monty (magari resi altrettanto squattrinati dalla precarietà, sicuramente non così deliziosamente anni ’90) si preparano per uno spettacolo di fronte a infoiate casalinghe/studentesse/lavoratrici. Scrivo mentre i fiorai stanno terminando di confezionare rametti di mimosa, che domani faranno capolino da tante borse, scrivanie, vasi di quest’Italia che per un giorno fa finta di tingersi di rosa.
Scrivo mentre accanto a me i giornali strillano (drammatici) dati sull’occupazione femminile: stante a quegli articoli l’espressione “auguri e figli maschi” è un augurio sincero al futuro neonato, a cui si potrebbe aggiungere “speriamo che nasca al Nord!”

Ma non è mia intenzione tediare chi sta scorrendo queste righe con pessimistiche riflessioni a proposito della travisata interpretazione del significato della festa, della tristezza che mi fanno le donne che la vivono come fosse un’ora d’aria.
Voglio perciò utilizzare questa pagina per fare degli auguri veri, un po’ speciali…
 
Quindi innanzitutto auguri alla mia mamma, che sia un augurio alle mamme di tutti noi: Donne preziose, che ci hanno cresciuto magari lavorando, gestendo così la casa (le più fortunate con dei mariti che in qualche modo collaborano), mantenendo un lavoro (non che fare la mamma a tempo pieno non lo sia!
 !), seguendo il nostro percorso scolastico, i nostri hobby, con una carezza, una sgridata, ma sempre con quell’attenzione unica. Nel mio lavoro incontro anche mamme non sempre adeguate: ebbene io faccio gli auguri anche a loro, perché nel loro essere “donna profondamente incasinata” (come mi disse una volta una di loro) trovino la forza che viene dall’essere innanzitutto “donna”, senza lasciarsi trascinare verso il basso dall’aggettivo “incasinata”.

Auguri poi a chi è esempio incredibile di coraggio e forza: le donne migranti… donne che antropologicamente sono e saranno portatrici di cultura e tradizioni, che si adattano, a volte con fatica, ad un contesto completamente nuovo. Auguri soprattutto alle donne che fuggono: alle donne rifugiate, alle donne richiedenti asilo o protezione internazionale. Perché quando una donna lascia la sua terra corre molti più pericoli di un uomo, spesso lascia i suoi figli, sempre vi abbandona gran parte del suo cuore…

Auguri alle lavoratrici precarie che fanno comunque la scommessa di costruire una famiglia: come direbbe la mia nonna “bisogna essere un po’ incoscienti oggi per fare un figlio!”. L’Italia dovrebbe stendervi u
 n tappeto rosso ai piedi, ringraziarvi e considerarvi il suo tesoro più grande, perché avete il coraggio di assicurare un futuro a questo Paese, che per tutta risposta se ne frega bellamente di aiutarvi, data l’offerta assolutamente insufficiente di servizi per l’infanzia.

Auguri alle donne che si occupano con amore, oltre che della propria casa, dei propri figli e del proprio lavoro, anche della propria madre o del proprio padre ormai anziani…
Una volta mi sono sentita dire che ammirare queste donne è la sconfitta del femminismo, che lottava perché le donne non fossero relegate nella posizione dell’infelice e frustrata casalinga. A chi pensa ciò mi piacerebbe chiedere di passare una giornata con una di loro: queste sono donne che ogni giorno lottano con le unghie e con i denti sono tutt’altro che deboli e rassegnate: energiche, istruite, competenti, con un’energia creativa che talvolta permette loro di costruire piccoli servizi di auto/mutuo aiuto, con la voglia di far rientrare nella loro giornata anche la palestra o il teatro, con il tempo di fare la torta di compleanno per la festa del figlio.

Auguri infine a tutte noi: che possiamo ricordarci ogni giorno cosa significhiamo per il mondo, per il Paese, per la nostra società, la nostra città, la nostra famiglia, i gruppi di cui facciamo parte… perché non rinunciamo mai a lasciare la nostra impronta forte e graziosa in questo mondo, perché forse, proprio noi, siamo le persone più adatte a realizzare quotidianamente un motto che mi è molto caro: “lasciate il mondo un po’ migliore di come lo avete trovato”.

2 commenti:

Francesco Locatelli ha detto...

Il "discorso di Sara" in occasione dell'8 marzo è sempre atteso un pò come quello del Presidente delle Repubblica in occasione del 25 aprile! Come sempre concisa, esauriente, originale (con tanto di citazione scout) e mai scontata. Chi voleva un monologo squisitamente femminista, a quanto pare, non è stato accontentato! Grazie Sara, auguri a Tutte!

Francesco Mancin ha detto...

Bello! Bello! Bello!.
Mi aggiungo agli auguri promossi (a pieni voti) da Sara. Una panoramica di speranza e di caparbietà femminile alle quali dovremmo sempre guardare quando scioriniamo i nostri prinicipi di Pari-Opportunità.
Grazie

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