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martedì 31 luglio 2012

Quando la forma vince la vita


di Andrea Fasolini
Quando lo Stato impone al singolo decisioni coercitive senza legittimarne le ragioni in modo chiaro e condivisibile,c’è il rischio di incorrere in polemiche destabilizzanti.
La Costituzione italiana (Art. 2 e 3) specifica che è prerogativa dello Stato garantire ogni libertà al cittadino,indipendentemente dalla religione,dalle posizioni politiche e dalla condizione sociale di quest'ultimo.L’articolo terzo specifica anche che"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana…". Ciò significa che tutti i locali d’esercizio pubblico devono attuare interventi atti a rendere le proprie strutture agibili indipendentemente dalla condizione fisica dell’usufruente. Per rendere operativo ciò,sono state approvate apposite leggi nel corso degli ultimi decenni,quando la sensibilità per argomenti analoghi è entrata di fatto all’interno del dibattito pubblico. Il paradosso odierno orobita intorno alla questione eutanasia:se è vero che lo Stato ha il dovere morale e giuridico di promuovere ogni libertà personale,è altresì vero che per quanto concerne l'argomento morte assistita,e la possibilità di concedere,a chi lo richieda,un epilogo dignitoso, la Costituzione sembra non fornire adeguate informazioni sulle quali legiferare. Il fondato timore di creare un ambiguo precedente giuridico ha spinto per molti anni la politica verso posizioni caute sull'argomento:il caso Welby ne è stato un tragico esempio.Nella lettera al Presidente della Repubblica il malato riversò tutta la propria sofferenza e indigniazione per gli innumerevoli ritardi della politica.Concedere la morte ad un solo uomo ne avrebbe giustificate molte altre, lasciando l'opinione pubblica e la magistratura disorientate. Infatti così avvenne, dopo Welby il padre di una ragazza, costretta a letto da anni in uno stato vegetativo,chiese a gran voce di concedere alla figlia una fine dignitosa.



Questa volta non fu la vittima,Eluana,ma il padre a chiederne la morte:il vuoto giuridico si era creato,e la richiesta divise l'Italia.Spesso difendere a oltranza la vita può sfociare in atteggiamenti oscurantisti:l'accanimento terapeutico,soprattutto se applicato senza il consapevole consenso del paziente,è una forma di violazione dei diritti umani,alla stregua della tortura.Purtroppo,spesso è necessario scegliere il male minore.Se in un paese il popolo si ribellasse contro la dittatura,ed il regime tentasse di sopprimerne le rivolte,è compito di chi ne ha la facoltà intervenire per evitare spargimenti di sangue,anche se ciò causasse vittime innocenti.Evitare ad un paziente inconscio un accanimento terapeutico inutile,spesso può essere la strada migliore,anche se comporta la negazione della vita stessa.La questione si complica se il soggetto in questione è cosciente,oppure lo era al momento della stesura del proprio”testamento biologico”:negare la vita è esattamente anticostituzionale come discriminare la condizione del malato.Una persona perfettamente autosufficiente può,in ogni momento,disporre della propria persona:se venisse assalito dalla volontà di cessare la propria esistenza potrebbe farlo in maniera del tutto autonoma,senza alcun impedimento.Un infermo o un individuo in stato vegetativo non dispone dei medesimi mezzi;siccome la Costituzione assegna allo stato il dovere di eliminare queste barriere,è necessario mettere ordine in questo senso.Ulteriori polemiche appaiono inutili,se prima non vengono risolte questioni di fondo quali i limiti dell'ingerenza dello Stato all'interno della vita privata del cittadino.E' davvero diritto della collettività disporre della vita del singolo quando quest'ultimo ne invoca la cessazione?

2 commenti:

GIanluca Medina ha detto...

A livello di Costituzione, sulla salute le disposizioni sono nell'art.32 , ma comunque non si può definire la risposta della Costituzione alla tua domanda. Le legislazioni 'impedienti' su materie riguardanti 'bioetiche-biomorali' secondo me sono sbagliate per definizione, devi lasciare la libertà di fare quello che si vuole fino a che non danneggi il prossimo, questo tipo di politica, arriverà anche in Italia un giorno . Ma in Italia ciao, con la Bindy, Alfano e Casini a braccetto al Family day vedo davvero lontano quel giorno . Per tanto, credo che in Italia verranno sciolto questo nodo come è stata risolta la questione : qualcuno troverà il coraggio di proporre una legge sul testamento biologico, magari nella prossima legislatura, e poi nel caso si farà un referendum abrogativo.

GIanluca Medina ha detto...

*questione divorzio

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