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venerdì 21 settembre 2012

Dire no al nucleare non bastava

di Marzano Luigi
Anche stavolta mi beccherò poche visualizzazioni per qualcosa di troppo scientifico, scusatemi, sarà il mio percorso di studi amato ed odiato, ma alla scoperta di una notizia simile non ho resistito a pubblicare questo articolo.
Dire no al nucleare non bastava, l'aveva lasciato intendere Clini, e per un paese come l'Italia, comunque dall'alto fabbisogno energetico, urgevano piani strutturali per affrontare una fase di ricrescita economica.
Al ministero si sono accorti di quanto il solare sia l'asso nella manica del sistema Italia e si sono accorti di brevetti e tecnologie che ci portano ad essere leader mondiali del settore.
Non lo dico a caso, ma in seguito alla stesura della "Carta del Sole", un patto tra il territorio e l'industria. 

La "Carta del Sole" porterà notevoli innovazioni sia nella produzione energetica, che diventa sempre più "mixata" fra fonti tradizionali e "rinnovabili", che nel campo fiscale.
Tutto ciò fa da contorno alla presentazione di un grandissimo impianto, che sarà attivo dal 2015 nella provincia di Catania. una tecnologia tutta italiana, lanciata da un certo premio Nobel Carlo Rubbia. Sarà la prima grossa centrale solare termica a sali fusi del mondo, che integrata con una centrale a biomassa avrà una potenza installata di 30 megawatt al prezzo di 200 milioni di euro ( circa 40000 famiglie per chi non se ne intende di potenze). A realizzarla è stata Enel Green power.
Attenzione non voglio affatto fare un elogio gratuito ad Enel non certo famosa per le sue scelte di sostenibilità ambientale nel mondo, ma voglio comunque sottolinearne la scelta.
Mi spiego meglio: se una multinazionale dell'energia come Enel ha deciso di investire in un campo simile non lo ha fatto a caso, sicuramente per un ritorno economico, ed infatti sarà così.
A spiegare perchè non bisogna stupirsi è Gianluigi Angelantoni, presidente di ANEST ( Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica ) che mostra come nel 2020 il solare termodinamico potrà competere col costo a kilowattora del petrolio.
Insomma abbiamo detto di no ma stiamo cercando di muoverci e trovare alternative competitive e se abbiamo rifiutato il nucleare questa è la strada giusta.


Curiosità:
  • Nel 2008, il fisico italiano Rubbia ha stimato che un ipotetico quadrato di specchi di 40000 km² (200 km per ogni lato) basterebbe per sostituire tutta l'energia derivata dal petrolio prodotta oggi nel mondo, mentre per alimentare un terzo dell'Italia bastava un'area equivalente [alla potenza] di 15 centrali nucleari: vasta, in pratica, quanto all'area circoscritta dal Grande Raccordo Anulare.
  • Nel 2005, Carlo Rubbia lasciò la presidenza dell'ENEA, in un periodo di contrasti con quanti non erano disposti a finanziare il solare termodinamico a concentrazione
  • Esiste già un progetto molto simile di impianto a concentrazione si chiama progetto Archimede, ovviamente Rubbia ne è un gran sostenitore.
    Progetto Archimede, dal sito di Enel Green Power
  • Carlo Rubbia da Wikipedia per capire di chi stiamo parlando.

3 commenti:

Mattia ha detto...

Sebbene non ci capisca un beneamato io non sono proprio così d'accordo con il solare fatto di pannelli installati nei campi; non mi piace perchè porta via superficie agricola e per me è paragonabile alla pari degli impianti a biomasse dove purtroppo non entrano solo ed esclusivamente sottoprodotti agricoli ma anche materie prime che potrebbero andare all'alimentazione umana ed animale. A me i danni causati da questi impianti sembrano di gran lunga paragonabili a quelli della brebemi nella bassa bergamasca .... meno alimenti e più energia, boh non so ... in ogni caso ci sono ancora una marea di tetti di abitazioni industriali e civili senza pannelli ...rempiamo quelli prima e lasciamo stare i campi!

Francesco Mancin ha detto...

Mattia ha ragione, ed ho sempre condiviso la sua posizione riguardo alla priorità del bene agricolo e fondiario su ogni altro. Tuttavia stiamo parlando di una tecnologia diversa: non si tratta solo di un fabbisogno di superfici qualunque, come in linea di massima potrebbe essere per solare o fotovoltaico, ma si tratta di progettare e costruire dell evere e proprie centrali solari appunto termodinamiche, le quali necessitano per forza di una superficie unica. La soluzione potrebbe risiedere nello stanziare i pannelli convettori in punti diversi, ma le tubazioni di sali fusi dovrebbero comunque collegare tutti questi punti attraversandone la superficie descritta e deturpandone comunque il territorio. Inoltre tubi più lunghi uguale più strada, uguale meno calore al punto di arrivo.

Francesco Locatelli ha detto...

Molto probabilmente una struttura del genere è stata costruita proprio al di sopra di un terreno arido e non coltivabile (in Sicilia ci sono molte più aree come queste rispetto che al nord). Inoltre bisogna aggiungere che rispetto ad un equivalente di 40000 famiglie che applicao pannelli solari sul proprio tetto delle strutture del genere sono molto più vantaggiose a conseguenza delle economie di scala. Ovviamente se si vuole guardare da un punto di vista etico, di impatto ambientale e di miglior sfruttamento delle risorse sarebbe meglio che i privati si attrezzassero di più con l'istallazione di impianto sui tetti. Si tratta di trovare un giusto compromesso che non vada a danneggiare l'ambiente e la proudzione agricola.

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