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mercoledì 10 ottobre 2012

Psicologia Politica, ovvero Sociopatia

di Francesco Mancin

Poleis Addicted. Con questo sintagma potrei definire buona parte del mio vivere quotidiano. Anzi, forse più che definire, potrei utilizzare questo "filtro ottico" per meta-analizzare i processi attraverso i quali analizzo io stesso la politica, la società, ma prima di tutto i singoli agenti in questa.
Tale forma di "outing" mi si impone marcata ma strutturalmente difficile, anzi schizofrenogena. E difatti il lettore avveduto potrebbe avanzare il lecito dubbio che tale argomento "numme pò fregà de meno!", se non fosse che me medesimo ritenga questo un fenomeno oggi diffusissimo.
I presupposti non potrebbero essere men tristi: il problema primo del soggetto, che d'ora in avanti chiameremo Il PoleisAddicted (PA), che soffre appunto di questa assuefazione è il non riuscire a distinguere nell'individuo singolo col quale si trova ad interagire la sfera naturale della sua spiritualità / anima o del suo ruolo (sia esso ad es. il datore di lavoro) da quella certo importante ma non basilare della sua ideologia / filosofia di vita / credo politico. Il che genera ovviamente due problemi immediati: né il PA riuscirà ad interagire spontaneamente né il secondo si sentirà a suo agio. Inoltre, ben più importante, il PA non riuscirà mai a concepire criticamente il secondo traendone gli eventuali apporti culturali. Semplificando, una forma distorta al massimo di pregiudizio
Vi sono chiaramente livelli diversi di assuefazione: il PA non irrecuperabile potrà rimediare alla sua patologia con uno sforzo (che consiglio di sostenere puntando sui forti valori interni di Democrazia e di Pluralismo, sempre che siate un PA che li coltiva) oppure con un contatto frequente che metterebbe in luce la palese umanità minima anche del più incallito corruttore-pluriomicida.
Ad esempio due compagni di classe.
Il secondo triste presupposto risiede nel tipo di informazioni (dati) che il PA riceve ed utilizza per conformare sè (costruire la sua identità ideologica da contrapporre al secondo), e per produrre gli stereotipi da applicare agli agenti secondi. Non è che la colpa sia tutta del PA, ma spieghiamo. Senza far di tutta l'erba un Fascista (oops, colpa della mia malattia), c'è da ammettere che un PA medio (o uno non ancora conclamato)    non entra nel tunnel nè pieno di dati ma soprattutto neanche pieno di strumenti pseudo-critici per tradurli, pertanto si affiderà alla fonte che ritiene più autorevole, piuttosto che logicamente calzante, piuttosto che familiarmente affine o vicina ai propri principi sociali. E c'è da ammettere che questi dati, malamente denominati informazioni/notizie, non fanno altro che accontentare bisogni di certezze, piuttosto che fornire surrogati intrinsecamente anti-critici tipo bigino di storia contemporanea. Un esempio può essere il titolo d'apertura dell'odierna edizione del TG3: "Un Fiorito anche nell'IDV". D'accordo o meno sul contenuto, non si può non notare il soddisfacimento del bisogno ("son tutti uguali") e l'intrinseca anti-criticità (non è ontologicamente possibile che due fatti penali siano perfettamente uguali, essendo gli autori differenti, senza contare la differenza tra il FioritoPDL agli arresti domiciliari e il FioritoIDV attualmente solo indagato).
Il PA quindi, finché non acquisterà un livello ahimè molto alto (e sono serio) di capacità critica autonoma, ovvero un bagaglio di informazioni vere e di strumenti efficaci, e finché non declinerà questi acquisti con un forte senso di umanità ed appunto di pluralismo non ne guarirà. Io mi sento ancora molto malato.
Vi è poi un forma di PoleisAddiction ancor più grave, più raffinata, ovvero quella che trascende gli acquisti e le conquiste anzi servendosi di queste per accanire la sua contrapposizione Io-Lui, forte del fatto che un alto livello culturale può, e quasi sempre accade, approfondire quelle differenze ideologiche/politiche che già i dati-pillole esprimevano banalizzati. Pertanto il PA+ sarà tendenzialmente un soggetto molto altezzoso e saccente (nel quale mio malgrado mi immedesimo).
Ma siamo ancora al livello PA vs singolo. Cerchiamo di spostarci al livello della società tutta. 
Il terzo grave, gravissimo presupposto sta nell'errore bestiale che il PA (in particolar modo PA+) fa nel massimalizzare e  nel generalizzare comportamenti e discorsi che vengono condivisi da enormi comunità quali gruppi di persone spesso variabili nel numero da 2 a 3. Insomma, quei momenti quando ti va di sfiDa che becchi i meno scolarizzati di tutto il nord italia che parlano di Nigga e di membri di tali Nigga e decidi che il genere umano italiano non è tendenzialmente evoluto.
Ed è questo gradino ultimo che crea quell'atteggiamento sociopatico che ti costringere a vivere male ogni ambiente minimamente antropizzato, a diffidare da ogni attivismo politico che non sia conforme ad uno standard minimo personale, a riaffermare ogni volta la tua idea per la paura che il JetLag socio-politico ti preconfezioni.
La soluzione sarebbe a portata di mano: smettere di mettere la politica al centro della propria esistenza, o perlomeno smettere di "tirarla in ballo" in ogni rapporto umano, ma... tu sei un drogato della Poleis, non dimenticarlo, non ne puoi fare a meno!
Essere un PA (PoleisAddicted) è incredibilmente frustrante, almeno quanto frequentare assiduamente le PA (PubblicheAmministrazioni). O le altre donne/uomini affette da PA. Sì, quest'ultima dev'essere la peggiore.

3 commenti:

Sara L ha detto...

Ho io la soluzione mancio: studia di meno, frequenta di meno il capoluogo della nostra onestittima regione, boicotta-la-bicocca per qualche giorno all'anno in favore di un bel giro sulle orobie, come il nostro buon cesko insegna e soprattutto pulisci di più il garage...

-perle di saggezza di zia Sara, altra PA (che cerca di uscirne con alcuni dei consigli di cui sopra)-

Giuditta ha detto...

C'è invece una reale e profonda sofferenza in quanto espresso nell'articolo di Francesco. Le buone relazioni, che tutti desideriamo tessere, le amicizie vere di cui abbiamo tanto bisogno, sembra non possano prescindere da una condivisione della stessa idea di uomo, della dignità di ogni uomo e della giustizia. Occorre davvero tanta fatica perchè la verità ci conquisti con la sua forza, occorre tanta umiltà intellettuale ma anche forza d'animo per credere nel pluralismo.
L'angolo della speranza? Il mondo degli stranieri che vivono fra noi. Gli stranieri, nei loro bisogni reali, sono portatori di umanità profonda e, soprattutto, non sono PA.

Vicky Rubini ha detto...

Sono un PA*, dove il fattore * veste panni insvestibili; mi riferisco al fatto che al contempo credo nella pluralità e nel frattempo la bollo come popolo bue. Cerco di informarmi, come posso e come -soprattutto- riesco, cerco di capire le motivazioni che spingono l'Altro a votare per questo o per l'altro (tutti dobbiamo mangiare, sol oche ognuno mangia da solo- ecco perché non può esserci il Comunismo che vogliamo).
Tuttavia, caro e stimato Francesco, io credo che l'uomo per sua natura sia portato a ritrovarsi con persone che la pensano come lui, tantopiù se si parla di un argomento tanto importante - come tu mi insegni/hai insegnato- come la POLitica! Il guaio non è quando ci si ritrova sol otra comunistacci, ma quando si evitano a priori gli altri, no, questo è sbagliato! Solo che ancora non capisco perché, aiutami.

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