di Edoardo Marcarini
Dal 1882 la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) detiene il monopolio, garantito per legge, sull'attività di raccolta dei diritti d'autore. Da sempre chiunque voglia un qualunque tipo di tutela riguardo canzoni, filamati, opere di propria produzione e garanzie per la paternità di queste ultime, in Italia, ha un'unica possibilità: "rivolgersi" alla SIAE, anche se più che rivolgersi sarebbe corretto dire "farsi spennare dalla".
Già, perché per il sacrosanto diritto di poter riprodurre mie produzioni senza dover aver paura che qualcuno s'arraffi il merito di cotanta creazione, ti chiedono in cambio un gran pacco di soldi, in comode rate annuali chiamate rinnovo dell'iscrizione, o qualcosa del genere. Il problema di questa storia è che, essendo l'unico ente che può dare questo tipo di tutela, il prezzo lo fanno loro. Il risultato è che, per quanto riguarda i musicisti (parlerò degli artisti in generale come musicisti per comodità, considerando che conosco questa realtà come suonatore) di serie A, si ha un effettivo riscontro e rientro economico, e una certa utilità, i musicisti di serie B, invece, quelli "undergruond" che non vedono il becco di un quattrino, strapagano un servizio inutile ma necessario, perché senza i bollini SIAE non puoi vendere i cd (in teoria), se non compili la scheda prima di un concerto non puoi suonare, ecc. Insomma o te ne stai nel tuo garage o paghi.
Non che l'intento fosse negativo, dubito fortemente che personaggi come Carducci o Verdi abbiano architettato terribili sotterfugi in previsione di un boom creativo di musica indipendente in un futuro lontano. Il problema è appunto il monopolio, perché loro decidono i prezzi e tu non puoi farci niente, nemmeno decidere che la tutela non la vuoi.
Tuttavia, e aggiungerei un finalmente, pare che la situazione stia per cambiare. Innanzi tutto precisiamo un paio di cose che non molti sanno: la SIAE è commissariata dal 2011 e ha un debito nei confronti di autori ed editori di oltre 800 milioni di euro. Il che è sintomo di una ormai non più nascondibile difficoltà nella gestione del proprio officio.
Alla luce di ciò e per "garantire più efficenza e trasparenza nel mercato dei diritti d'autore", prima il governo nella bozza del nuovo decreto liberalizzazioni e poi l'Unione Europea, hanno proposto la cancellazione del monopolio, per lasciar posto ad un mercato più vario dove l'acquirente, o meglio l'artigiano, possa scegliere a chi, come e per quanto affidarsi.
In particolare l'Unione Europea si propone di creare un mercato unico europeo per la gestione dei diritti d'autore, soprattutto per garantire la tutela ad opere diffuse nel web, dove società di gestione collettiva, come appunto la SIAE, faticano a districarsi. In parole povere l'obiettivo è di standardizzare le licenze, agevolando nella gestione chi offre il servizio, e garantendo un'equa distribuzione del compenso a chi ne gode.
("È necessario dare vita a un mercato unico digitale europeo che sia al servizio di autori, consumatori e fornitori di servizi. Il miglioramento delle società di gestione collettiva permetterebbe ai fornitori di proporre nuovi servizi a livello internazionale, a beneficio sia dei consumatori europei che della diversità culturale")
Ma ciò che davvero è importante di questi decreti è che garantiscono la possibilità di scelta. Io musicista potrò decidere di non avere tutele per il mio patrimonio artistico, per varie motivazioni, e di contrattare con chi mi offre, per esempio, di suonare, quanto ricevere come rimborso (discorso comunque utopistico, chi suona mi capisce).
Almeno anche il cd Dioscuri uscirà e verrà distribuito secondo i termini della legge (cosa che ovviamente sarebbe successa comunque).
1 commento:
Trovo che l'articolo sia eccezionale, tuttavia mi permetto, o per lo meno mi permetterò in futuro, spero, con un secondo articolo, di rivedere alcune imprecisioni e di luoghi comuni. Certamente il problema rimane: io, come Edoardo, sono un fruitore dei servizi della Siae, ma se non fossi uno studioso del diritto cadrei nelle medesime incomprensioni. Il che significa essere di fronte ad un sistema appunto non comprensibile, spesso non capace della tutela richiesta ed in definitiva ostracizzante il mondo della produzione artistica.
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