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mercoledì 28 novembre 2012

Libera DisInformazione [#2]

di Francesco Mancin
segue da: Libera DisInformazione [#1], il referente
Il messaggio, il  canale
[...] Ma le distorsioni maggioritarie si hanno sicuramente con più frequenza e con più evidenza se si prendono in considerazione il messaggio, il codice e soprattutto il contesto.
Senza essere troppo analitici, il messaggio è intrinsecamente legato alla volontà comunicativa del parlante. O meglio, da quest'ultimo ne dipende. Il messaggio è la forma con la quale comunichiamo (potrebbe essere qualsiasi forma artistica), e rappresenta perciò il "tritacarne" nel quale facciamo passare il nostro contenuto.
Ciò significa che si dovrebbe tendere verso la forma di messaggio che più ci permette di diffondere, e far comprendere, la notizia, l'opinione, ecc. Nella particolare situazione dell'informazione giornalistica, gli aspetti critici del messaggio sono, ad esempio, di natura materiale: la carta non è infinitamente estendibile, le pagine sono stabilite prima, e nel microcosmo del giornale cartaceo il messaggio deve bucare l'attenzione del lettore.
Ecco perchè si punta moltissimo su succinti e declamatori titoli, su una formattazione poco accomodante e condensata, ma soprattutto sulle selezione dei messaggi: una notizia ha bisogno di essere spiegata, e spesso, ha bisogno di essere presentata sotto più aspetti, punti di vista. A questo punto il giornalista deve operare una scelta precisa: per questioni di spazio (ovvero di messaggio) dovrà condensare, dare per scontato, privilegiare la propria opinione, il proprio contenuto, perchè la forma d'espressione scelta risulti efficacie.
Efficacie per sé, non certo per il lettore "vittima" di questa selezione. 
Il web ha avuto in questi ultimi anni il certo merito di aver scardinato questo sistema di condensazione che inficiava sulla forma: una forma incredibilmente liquida, la possibilità di collegamenti ed approfondimenti praticamente indeterminata e l'accesso nella categoria degli elaboratori di informazione di moltissimi out-siders, il tutto a costi infimi.
Tuttavia anche nell'informazione diffusa a mezzo internet si ritrovano gli stessi problemi: la parola d'ordine è diffondere, e per farlo ci vuole qualcosa per emergere dal mare tumultuoso del web. In altre parole ci vuole ancora condensazione, e forse di più: con una manciata di lettere bisogna riuscire ad agganciare. Il momento dell'approfondimento verrà dopo, ma se il lettore non nota subito e non abbocca, comunque non riceverà la notizia, l'opinione, nella forma auspicabile. Tutte queste considerazioni possono valere anche per il canale: il giornale cartaceo ha sicuramente perso il suo posto di canale privilegiato come veicolo dei messaggi e dei contenuti più importanti della nostra società, il web, dopo la televisione, hanno vinto per praticità, costi ed immediatezza. Ma la televisione ha peggiorato se non distrutto la dignità dell'informazione, se pensate alla parzialità ed al minimalismo linguistico di telegiornali e simili.
Curioso può risultare il fatto che Maurizio Crozza, per mezzo delle sue clip di apertura a Ballarò, e forte di un messaggio vincente (la satira) e di un canale di massa (la televisione), riesca a trasmettere opinioni se non addirittura notizie che sfuggono totalmente al panorama nazionale.
Di canali d'informazione ve ne sono molti, ed ognuno ha i suoi punti di forza quanto le sue debolezze: le distorsioni si creano quando si vuole forzare la forma del messaggio per far passare il contenuto in un certo canale non adatto.
Con una metafora contadina: la carne grazie al tritacarne entra nel budello e diventa cotechino, ma i saggi pastori usano la pelle d'asino per fare le otri d'acqua, non il budello... [...]

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