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martedì 27 novembre 2012

Quei fannulloni degli insegnanti

di Edoardo Marcarini

Non capisco con che faccia tosta gli insegnanti riescano ancora a lamentarsi. Hanno stipendi stragonfiati, vacanze lunghissime e concentrate nei periodi migliori dell'anno, una cattedra statale che mai nessuno gli leverà (sempre se sono di ruolo), diociotto ore a settimana contro le quaranta del lavoratore medio, fatica ridotta al minimo, pressione da parte dei superiori quasi inesistente perché in classe comandano loro, entrano in aula ripetono a pappagallo due nozioni che si trascinano dall'università a studenti inebetiti, poi tornano a casa felici e contenti.
E hanno il coraggio di manifestare, complimenti.
Alla faccia della giustizia e della meritocrazia, io mi spacco la schiena a studiare e questi qua si fanno gli aperitivi in piazza.

Ok, sto scherzando.

Scuola zoppa, spariamo sulla croce rossa. Perché questo vuol dire portare da diciotto a ventiquattro le ore in classe degli insegnanti. E' troppo condiviso il luogo comune dell'insegnante che batte la fiacca, unito alla convinzione che oltre alle famose e tanto criticate "18" il prof. torni a casa a poltrire. Come se i compiti si correggessero da soli, le lezioni fossero stampate nella mente durante il sonno dallo Spirito Santo o alle assemblee potessero mandare un surrogato robotico che annuisca al posto loro. Aggiungendo sei ore al carico che già gli insegnanti hanno, il risultato sarebbe scontato: lezioni biascicate a caso, verifiche riconsegnate con mesi di ritardo, possibilità di recuperare cancellate, approfondimenti nemmeno per favore. Non che a volte non sia già così, ma chi ci rimette è lo studente. 
Il lavoro degli insegnanti ha i suoi problemi e i suoi pregi come ogni mestiere, ma checchè se ne dica non è una professione semplice, né molto spesso stimolante. Ti capita la classe attenta che ti dà soddisfazioni, perché riceve e ricambia, si cresce insieme, c'è la classe stalla dove sei costretto a usare il frustino mentre gli asini ragliano. Per insegnare devi prima di tutto sapere, poi saper fare, infine sapere essere: passare nozioni, in maniera efficace, riuscendo ad attirare l'attenzione. Non che fare l'operaio non richieda delle capacità, ma nessuno di questi lavori lo può fare il primo che passa.
Vero le vacanze sono lunghe, ma sono altre le critiche che si possono muovere agli insegnanti.
Il fatto che, per esempio, il controllo sulla qualità del lavoro svolto sia raramente rigoroso e funzionale, di fatti la scuola italiana è piena di incompetenti, e non lo dico come studente fannullone che sono, ma come studente fannullone che conosce studenti brillanti il cui giudizio è più obiettivo e ha una madre insegnante e vede quanta ignoranza si nasconda dietro le cattedre. Essendo dipendenti statali, capita che ci si approfitti del lavoro sicuro anche in caso di crisi, capita che nella scuola x (ed è successo davvero) vengano assunte una dopo l'altra tre insegnanti di sostegno, che rivelano dopo l'assunzione la maternità potendo stare a casa ricevendo uno stipendio che lo stato paga a quattro persone per il lavoro di una. 
Il dito lo si può puntare invece sui sindacati, che organizzano assemblee pubbliche e non si preoccupano nemmeno di affittare un impianto di amplificazione (sono poveri, con 14€ di tessera al mese da ogni iscritto sono giustificati), intrattenendo un pubblico numeroso sventolando un megafono, impedendo di capire qualcosa di concreto(Il sistema è sba......... amo ribella........... la svalutazione della scuo......). E' vedendo queste scene che la gente arriva a pensare ciò che pensa. Con che giustificazione un professore può dire a un genitore che il figlio ha perso un giorno di scuola per questo? Ma l'obiettivo è stato raggiunto, sul giornale la partecipazione risulterà massiva, che amarezza, siamo quasi al livello delle manifestazioni studentesche.

Peggio di così...
Perdonate la brevitas.

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