di Fabio Zoboli
È quanto basta a Roman Polanski per girare la sua ultima fatica, Carnage.
Il regista premio Oscar per Il pianista non delude neanche questa volta. Certo, non si tratta di un film di denuncia, ma questa commedia risulta ugualmente tagliente, smascherando l'ipocrisia del perbenismo borghese e mettendo a nudo la vera natura umana: “Homo homini lupus” sembra essere il messaggio lasciato allo spettatore, utilizzando la calzante espressione coniata già nel Seicento dal filosofo Thomas Hobbes.
In quest'opera cinematografica non c'è il rischio di rovinare la trama: non è nient’altro che una lunga conversazione, che copre l'intera durata della pellicola, tra coppie di genitori di due figli preadolescenti i quali, in una rissa nel doposcuola, recitano le parti di “vittima” e “carnefice”. Un dualismo che dapprima non viene accettato dalle famiglie, che tentano di mediare il comportamento dei propri pargoli, ma ben presto si scardina diplomazia e bon ton; ciò che emerge dalla diatriba è un’unica convinzione: esiste solo il Dio del massacro. È così infatti che s'intitola l'opera teatrale di Yasmina Reza da cui è tratto l’adattamento per il grande schermo. Definita da qualcuno “claustrofobica” perché ostinatamente girata in poche stanze dagli stessi quattro personaggi, a mio parere la pellicola risulta essere un ottimo esempio di psicologia relazionale, con attori di spessore (Jodie Foster e Kate Winslet non hanno bisogno di presentazioni), un Christoph Waltz fresco vincitore dell’Oscar come attore non protagonista in Bastardi senza gloria e un meno noto ma perfettamente azzeccato John C. Reilly: solo con la loro recitazione, mai eccessivamente melodrammatica, tengono le fila delle vicende.
Che dire, se siete amanti dell'azione e delle trame intricate, lasciate ogni speranza… Ma per chi vuol passare delle feste lontano dai cinepanettoni, eccovi servito un interessante spunto per mettere a soqquadro il torpore dei pranzi natalizi.
In quest'opera cinematografica non c'è il rischio di rovinare la trama: non è nient’altro che una lunga conversazione, che copre l'intera durata della pellicola, tra coppie di genitori di due figli preadolescenti i quali, in una rissa nel doposcuola, recitano le parti di “vittima” e “carnefice”. Un dualismo che dapprima non viene accettato dalle famiglie, che tentano di mediare il comportamento dei propri pargoli, ma ben presto si scardina diplomazia e bon ton; ciò che emerge dalla diatriba è un’unica convinzione: esiste solo il Dio del massacro. È così infatti che s'intitola l'opera teatrale di Yasmina Reza da cui è tratto l’adattamento per il grande schermo. Definita da qualcuno “claustrofobica” perché ostinatamente girata in poche stanze dagli stessi quattro personaggi, a mio parere la pellicola risulta essere un ottimo esempio di psicologia relazionale, con attori di spessore (Jodie Foster e Kate Winslet non hanno bisogno di presentazioni), un Christoph Waltz fresco vincitore dell’Oscar come attore non protagonista in Bastardi senza gloria e un meno noto ma perfettamente azzeccato John C. Reilly: solo con la loro recitazione, mai eccessivamente melodrammatica, tengono le fila delle vicende.
Che dire, se siete amanti dell'azione e delle trame intricate, lasciate ogni speranza… Ma per chi vuol passare delle feste lontano dai cinepanettoni, eccovi servito un interessante spunto per mettere a soqquadro il torpore dei pranzi natalizi.
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