di Sara L.
Viaggio della speranza: questa volta
non mi riferisco ai miei beniamini dalla pelle nelle sfumature del
caffè e del cioccolato. A farsi decine, centinaia e migliaia di
chilometri alla ricerca di un futuro migliore questa volta sono i
“nostri”, anche se qualche leghista purosangue celodurista della
prima ora probabilmente non sarebbe d’accordo con me. Ma ormai
slogan come “dal Po in giù l’Italia non c’è più” molti
dei leghisti di oggi se li son dimenticati (per fortuna), forse anche
perché ad averli votati è il popolo italiano con la residenza a sud
del Po (purtroppo). Ma questa è un’altra storia… cerchiamo di
tornare sul pezzo…

Dopo un’oretta eccomi sul posto, sono
in anticipo, quindi vado a bermi un caffè. Al bar incontro una
ragazza, anche lei partecipa al concorso, è arrivata ieri da
Trapani. Finito il caffè, torniamo verso il Palazzetto e il timore
che già al momento dell’iscrizione mi aveva colto si rivela
assolutamente fondato: siamo veramente tante (tantE, perché come al
solito la popolazione maschile è numericamente scarsa e a sto giro,
devo dire, neanche particolarmente avvenente); una ragazza dice che il giorno
prima ha chiamato: siamo iscritti in 200… ecco spiegato perché il
Palazzetto.
Nell’attesa di entrare ci scambiamo le nostre storie
personali e qui, davvero, emergono situazioni che a me paiono
agghiaccianti e che invece le altre ragazze raccontano con rassegnata
tranquillità. C’è chi dice di aver fatto il concorso a Pisa
settimana scorsa,
“ah ma tu c’eri anche a quello dell’ospedale
di Firenze di Ottobre”
“Sì, l’avevo fatto poco dopo quello di
Nuoro!”
… gente proveniente da tutta l’Italia, anche se in
maggioranza dal sud, che settimanalmente gira per il Paese per fare
concorsi.
Ovviamente molte di loro non lavorano,
le più fortunate hanno un contratto a termine. Finalmente un raggio
di luce:
- C.: “Io lavoro da due anni a Caserta in una cooperativa che si occupa di salute mentale”
- Io: “Bello!! E ti piace?"
- C.: “Sì, sto facendo una gran bella esperienza! Il problema però è che da due anni non mi pagano…”
- Io: “… come da due anni non ti pagano?!?! E tu continui a stare lì?!”
- C. mi guarda come se fossi folle e mi dice: “certo! Se vado via, metti che poi iniziano a pagare!!!”
Senza parole… entriamo nel
palazzotto, miriade di banchi ad aspettarci, siamo presenti in 126
per un posto.
Verso metà pomeriggio si torna a casa e inevitabilmente a me frulla in testa un motivetto
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