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giovedì 31 gennaio 2013

Stupita

di Miriam Bonalumi


 Nebbiosa e umida, non mi mancavi.
La borsa piena di libri, i piedi distrutti.
Al semaforo rosso si suona, a prescindere dall'inutile fastidio provocato a chi in quelle mura ingrigite ci vive. 

Bergamo! Oggi sono venuta da te solo per una questione di soldi ,  tra noi non c'è più la vecchia relazione di un paio d'anni fa: sei sconosciuta, lontana. Sei diversa per me.

Attraverso Via Moroni, con i profumi antichi e nuovi: il Libraccio, la dolce fragranza di brioches, i quarantasettemila negozietti etnici. 

 Piazza Pontida si intravede dopo i pittoreschi portici, menomale che ci sono loro a salvare la tua estetica.
Sto tremando, congelata: mi sento una ridicola, piccola fiammiferaia.
Inopportuna.
Dò giusto un'occhiata veloce alle vetrine calde, che invitano i clienti a sostare per un po': con il buio che sta calando sulla città, la sensazione di essere in quella fiaba dal finale incerto assalirebbe chiunque.
Un passo dopo l'altro verso la fermata dell'8, che mi porterà via da te.

Un suono, poi un altro: una serie di note brillanti, recenti, familiari.
Di colpo hanno interrotto il  melodramma, hanno risvegliato i sensi intorpiditi dalla noia: potrebbe essere la canzone che ho come sveglia? Il sottofondo di una pubblicità idiota?
Oppure...non riesco a ricordare, ma questa melodia che rimbomba tra i portici è più mia che tua, cara Bergamo.

La strada svolta, insieme ai miei pensieri, e mi imbatto in un quadretto insolito.
Quattro ragazzi  ballano suonando una fisarmonica, sembrano un pò brilli, uno infatti se la beve mica male: ecco l'origine del motivetto familiare...ma cos'è?
Inizio a canticchiarlo sorridendo, come qualcuno che ha ritrovato dopo tanto tempo la cosa più importante che ha.

Poi un guizzo, un'intuizione: poco prima di passare accanto ai ballerini-suonatori, ricordo l'origine recente di quel suono lontano.
E' una canzone tipica romena, l'ho ballata il 5 gennaio 2013 insieme ad un indefinito numero di bambini, facendo un ridicolo trenino, un'ora prima della partenza verso l'Italia.
Una festa, con torta e grappe varie, una serata indimenticabile: ripenso agli occhi vispi del piccolo Andrej, mentre balliamo insieme.
Non l'ho mai più risentita, da quella volta.

Un attraversamento pedonale semaforizzato mi separa dalla fermata, da casa.
Sfrutto il rosso del semaforo per potermi soffermare ancora un po', ad ascoltare, ricordare, commuovermi sorridendo (in questa città, se fai qualcosa di "sentimentale", devi cercare di far sembrare che sia ordinario.)

Due signori in bici, vicino a me, sono gli unici che sembrano voler assistere allo spettacolo: li guardo, sorrido, l'esaltazione è talmente alta che non riesco a trattenermi.
Cerco il contatto visivo ed esclamo: " è una canzone romena, la conosco perchè qualche settimana fa sono andata in Romania!" non lo dico alla Piero Angela, ma col tono di un bambino estasiato alla vista di Babbo Natale (quello vero).

Sorridono anche i due interlocutori, e mi fanno capire che la conoscono quella musica, molto meglio di me: sono romeni (quelli veri!) e mi chiedono entusiasti dove mai sia andata, e perchè.

Il discorso è breve, l'incantesimo dura poco: uno dei due mi chiede se ho un lavoro per lui (un qualsiasi lavoro), oppure dei soldi. Insiste.
 Gli offro una mela, dargli di più sarebbe un insulto al nostro incredibile incontro.
Il semaforo è verde, la musica è finita.
L'orchestra si scioglie, la magia è terminata.
Devo attraversare, se non voglio sembrare un'idiota.
Stavolta Bergamo, mi hai stupito.
...Andrej!
Una ridicola lacrimuccia, salgo sull'8A.


(ps. nonostante numerose ricerche, non sono riuscita a trovare il titolo della canzone, tuttora impressa solo nella memoria)





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