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sabato 2 marzo 2013

Nemmeno un rimorso?

di Francesco Mancin

1 commento:

Giuditta ha detto...

Posso alleare questo documento di padre Davide?
Dopo quarant'anni...
di David M. Turoldo
tratto da “Ritorniamo ai giorni del rischio” del 1985
.....Sì, insieme al mio fratello di convento, Camillo de Piaz, ho fatto la Resistenza: con molti giovani cattolici, e comunisti, e socialisti, e del Partito d'Azione, e amici dell'Università Cattolica, e altri ancora. Sì, in molti avevamo lottato e sperato insieme.
Sperato in che cosa: in simili risultati? No! Ed è inutile che mi attardi a dire le ragioni di questa profonda delusione. Lo sanno tutti gli anziani, i sopravvissuti, se appena ne hanno conservato un'illuminata memoria. Lo possono sapere anche i giovani, se appena ne vogliano prendere coscienza.
Tempi segnati da furori di morte. E allora: da chi e da che cosa ci siamo liberati? Sono stati veramente vinti e «sepolti in mare cavalli e cavalieri» del Faraone? O piuttosto, non si è abbattuto un Faraone e assistito alla comparsa di altri Faraoni? Oh, quanti fascismi, e nazismi, e razzismi ancora! Già: il fascismo non è un'ideologia appena, il fascismo è un sesso!
Dicevo del perché del richiamo: «Dopo quarant'anni...», di questo riferimento preciso, per chi non lo sapesse, al primo Esodo; all'Esodo di Israele in lotta contro il Faraone per liberarsi dalla schiavitù egiziana: il primo grande evento che definisce la stessa storia dell'umanità quale storia di una continua liberazione.
Perché a liberarci non sono gli uomini e le ideologie. Se è un uomo a liberarmi, io sarò schiavo di quell'uomo. Per questo nella Bibbia è detto che non è Mosè che libera: nel caso, tu saresti schiavo di Mosè.
La liberazione è molto più misteriosa e radicale, tanto da travolgere e superare ogni ideologia. Ogni ideologia, per quanto rivoluzionaria, una volta arrivata al potere sarà sempre una forza conservatrice: se non altro, per conservare il potere che ha conquistato. È così anche per il cristianesimo, qualora lo si riduca a ideologia. La libertà trascende tutti i miti. Ed è la ragione per cui la libertà è molto rara, e costosa, e difficile. Perciò gli stessi ebrei nel deserto, a volte, rimpiangevano la loro schiavitù...
E dunque, perché questo richiamo?
Perché il Faraone non è stato vinto. Perché ne sono succeduti altri, ugualmente oppressori e schiavisti.
Perché non avrei mai immaginato, dopo tante speranze, che ci saremmo ritrovati in queste condizioni: provate solo a pensare a questa Europa. Perché ho imparato sulla pelle che la liberazione è sempre un miraggio, e che raramente è una realtà; o meglio, un miraggio da realizzare tutti i giorni.
Perché ho imparato che ogni uomo – e tanto più un cristiano! — deve ritenersi sempre un «resistente»: uno nel deserto, appunto.
Perché la Terra Promessa è sempre da raggiungere; come il «Regno» ha sempre da venire; e Cristo è per definizione «posto a segno di contraddizione tra le genti». Perciò la Resistenza fa corpo con lo stesso essere cristiano.
Ho scritto un giorno: «Beati coloro che hanno fame e sete di opposizione»; oggi aggiungerei: «Beato colui che sa resistere».

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