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domenica 29 settembre 2013

E invece il problema si pone … (considerazioni politiche)

di Dennis Salvetti

[E per tornare carichi ai propri impegni quotidiani dopo un estate di bagordi, cosa di meglio di un secondo post?]

Frenate gli animi oh voi che ebbri gioia (e non solo gioia) festeggiaste il primo di agosto (e tra questi stolti fessi vi rientro in pieno anch’io)! Dopo la sbornia della condanna bisogna ripigliarsi (soprattutto vedendo che cosa ci sta serbando questo autunno) e capire dove siamo e perché ci risvegliamo così frastornati. Bisogna fare la conta di danni e vittime di questa “guerra dei vent’anni” (così definita dai partigiani azzurri), e raccogliere i frutti di questo stato di guerra. Partendo dall’individuazione di vincitori e vinti, ma capire chi sia da piazzare dove è un lavoro complesso e dai risultati nient’affatto scontati. Infatti in questi due decenni di contrapposizione tutt’altro che ideologica, la politica e la società italiane ne escono in blocco meste, peste e impoverite, perché comunque la si veda, la condanna di Berlusconi è tutt’altro che una vittoria per chi gli si contrapponeva e si contrappone (e qui mi permetto pure di fare il melodrammatico). Questa conclusione giunge dal fatto che in vent’anni (circa) la lotta politica ha tenuto banco ed è ruotata intorno al quel perno-nano che risponde al nome di Silvio Berlusconi, senza spazio alcuno per i tipici contenuti prettamente politici (quali economia, società, lavoro etc) che fondano ad alimentano  una sana ed aperta discussione sull’amministrazione della vita pubblica democratica. Così le forze e le energie si sono sprecate, consumate, erose e sfibrate attorno alla persona ed alla figura dell’ex Cavaliere, quando tutt’al più di lui si sarebbe dovuto occupare un ordine del giorno della Giunta delle elezioni della Camera nell’ormai lontano 1994. Quindi, concludendo questa apertura, tra gli sconfitti ci rientrano un po’ tutti e a diverso titolo.
Sicuramente sconfitto ne esce il centrosinistra che, consumato e prosciugato da un ventennio di contrapposizione folle (anche interna, a causa di grossi problemi di coerenza e di centri di potere), negli anni non ha fatto altro che il gioco (al giogo) del “grande” Perseguitato (addirittura un novello Cristo o Tortora a detta di taluno), impallinandosi e delegittimandosi da sé senza nemmeno provare (salvo pochi inascoltati) a contrapporre e proporre un modello alternativo di valori, idee, istanze. C’è da considerare inoltre che l’unico leader che sia riuscito ad unificare il difficile e turbolento “popolo della sinistra”, riuscendo nell’impresa di vincere e convincere l’elettorato (spesso diffidente quando non rozzo ed avulso dai giochi della politica democratica) in qualche modo, in men che non si dica veniva silurato e affondato dai suoi stessi compagni non una, nemmeno due, bensì tre volte!! (rispettivamente 1998, 2008 e 2013). Ad oggi la sinistra democratica risulta ancora frastornata ed impreparata a proporre un’idea di governo che possa dignitosamente definirsi tale.
Risultato sconfitto il centrosinistra, il centrodestra non ha diritto né facoltà alcuna di ridere, è da considerarsi in una situazione tutt’altro che migliore, anzi, la totale assenza di dialettica interna e la sudditanza psicologica, economica e “ideologica” nei confronti del Papi, ne decretano il (completo) fallimento. Questo perché Berlusconi era (ed è ancora) insieme il principale esponente ed argomento delle politiche della destra italiana (i vari richiami ai valori cristiani, liberali e conservatori risultano tutt’al più un contorno preso a pretesto e variamente e continuamente tradito e vilipeso), e quindi con la caduta di questo in una condanna definitiva, è in preda ad una convulsa e sconcertante crisi identitaria, poiché resosi conto che in vent’anni non si è mai posto un’alternativa o quanto meno un via d’uscita al berlusconesimo (chi ha azzardato ad una cosa del genere o è tornato mestamente con la cenere al capo e le guepiere all’ovile o è stato messo fuori gioco senza colpo ferire o comunque ridotto all’impotenza), si è ritrovato svuotato ed impoverito dalla continua ed acritica difesa del suo leader ed ideale (già un’altra volta la destra è rimasta intrappolata per un ventennio con l’identificazione con il suo leader, solo che quanto meno un qualche appiglio e contenuto ideologico c’era). Via d’uscita che potrebbe sfruttare il centrosinistra (ossia il formarsi di un'ideologia che non si identifichi nel leader), ma che non si sforza di perseguire.
Guardiamo al centro ha proposto qualcuno, e vi troviamo un variegato e non proprio omogeneo mondo di sconfitti nati (rispondo io), cresciuti con la favola e all’ombra della Balena Bianca (anch’essa un sistema variegato e confliggente, ma che quanto meno riusciva a far fruttare dei risultati) ma spesso al giogo della destra berlusconiana, e dopo una serie di leaderini assolutamente insipidi (ed insipienti) ha puntato tutto (carte, soldi, credibilità, compreso tutto ciò che non aveva) su una persona che, per quanto intelligente, saggia e sapiente (e forse anche per questo), è risultata incapace di assumere il ruolo di capopopolo (in parte perché inviso a parte di questo), incapace di un eloquio facilmente recepibile ed assimilabile dal rozzo italico elettore medio (reso ancor più rozzo dal disfacimento socio-culturale di cui tratterò poi, e quindi forse poco propenso a seguire i discorsi e le argomentazioni di un accademico, per di più internazionale).
Del tutto fuori tema e fuori tempo (e per questo rientrano tra gli sconfitti) le estremità dell’arco politico, ancorate a ventenni (non quello di cui sopra) e rivoluzioni mancate, si fermano a neanche a metà secolo, risultando tanto rumorose quanto prive di contenuti argomentati alle attuali condizioni storiche, a cui si deve unire il fallimento delle grandi ideologie di massa del ‘900 (e di questo non è necessario dispiacersene).
E i 5stelle? Pur provenendo dalla “società civile” (perché ci sia ancora qualcuno disposto a chiamarla così è per me un mistero) e probabilmente proprio per questo, sono riusciti a farsi ingabbiare da accorti ed astuti navigatori e timonieri da entrambi i lati: da una parte chi guida le discussioni interne ed esprime diktat e dall’altra la politica reale, quella giocata tra gli scranni e le sale del potere, impantanati ed invischiati in queste trame. C’è da considerare il fatto, a loro discolpa, che sono in gran parte novellini (bisognerà vedere una volta raggiunta la padronanza delle regole del gioco cosa riusciranno a fare), ma resta il fatto che rientrano appieno nell’alveo degli sconfitti, sia perché ingabbiati come sopra (a volte anche buttandosi in pieno e volontariamente in giochetti in cui sono poco avvezzi) sia per il fatto di provenire dalla società civile, di cui mi appresto ad occuparmi.
A pieno merito e a pieni voti, tra gli sconfitti rientra anche la cosiddetta “società civile” (c’è da chiedersi ma che diavolo avrà mai di civile quest’accozzaglia di delinquenti, qualunquisti, senza arte né parte, solo a titolo di esempio: 3 mln di notizie di reato ogni anno, tonnellate di rifiuti da nord a sud, totale non rispetto di molte troppe elementari regole base di convivenza, penso alle migliaia di cause pretestuose ed infantili che intasano la giustizia civile), preoccupa il fatto che (e qui il motivo della sconfitta) eliminate le forze politiche che potrebbero (e magari, dico magari, sarebbero anche un pochino interessate a) levare dai piedi Berlusconi e il suo mondo, poco o nulla sembra in grado di opporsi efficacemente alla forza fagocitante di questo modo di fare e di pensare che prende il nome di “berlusconesimo”. Certo esistono associazionismo e movimenti seriamente interessati a portare avanti lotte sociali, economiche, culturali, politiche insomma, che devino dallo stato di cose attuale, ma sono spesso deboli e isolate, non esiste un complesso, un sistema, in grado di recepire queste istanze e portarle efficacemente al “grande pubblico” per farle condividere in un programma elettorale. Per cui percorriamo ancora a velocità folle questa strada a fondo chiuso senza che nessuno abbia il coraggio e la forza di prendere volante e pedali e cambiare la marcia. Qualcuno che ci possa far uscire da questa “malattia” di “silvismo”. Nemmeno la Chiesa ha più quella forza attrattiva che aveva. Forse si può sperare in questo papa Bergoglio, ma viene da un mondo distante, e il suo sguardo è globale ed il messaggio universalistico.
E com’è che siamo arrivati a questa debolezza e stanchezza? Responsabilità ce l’hanno i partiti, inutile ripetere ogni volta la solfa di Mani Pulite e Tangentopoli e tutti gli scandali successivi connessi o meno, ce l’ha il cittadino, che ha permesso a questo sistema di perpetuarsi e di sopravvivere, voglio solo ricordare che quando le indagini nel periodo Mani Pulite si rivolsero ai “comuni cittadini” il sostegno alla Magistratura crollò, poi arrivò Berlusconi ed è storia. Senza contare che siamo frutto di vent’anni di bombardamento mediatico (un sistema tra l’altro sorto in modo illegale ed incostituzionale, secondo la Corte Costituzionale, voglio solo indicare il duopolio Rai-Mediaset, le trasmissioni in chiaro illegali di Rete4 dal 1999 al 2003 quando venne salvata dal governo Berlusconi) che ha dibattuto su “Berlusconi sì – Berlusconi no”, che ha proposto mode, modelli ed ideali vuoti (come vuota del resto era ed è la sua politica), che guardano con malcelato sdegno e schifo a ciò che ben potrebbe apparire dignitoso, indicando modelli da seguire i belli, i ricchi, i paraculi, che si elevano al di sopra dello schifoso ed inetto “uomo medio” (s’intende il tipico esempio della classe media: famiglia, casa di proprietà, buon lavoro, diplomato). In definitiva ci siamo calati, volenterosamente, in un limbo culturale, sociale e politico (lasciamo stare il piano economico, lì ci siamo buttati nel baratro senza paracadute), senza seriamente, e colpevolmente, pensare alle conseguenze che ciò avrebbe provocato, fusi ed illusi dalla vacuità delle proposte.

Se qualcuno volesse demoralizzarsi ulteriormente consiglio questo articolo (per quanto la condanna sia un’altra, ma i temi esposti restano validissimi): http://www.vice.com/it/read/berlusconi-condanna-processo-ruby-giugno-2013-perche-non-gioire

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