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sabato 7 aprile 2012

I Ragazzi della Lega

di Francesco Mancin 
"Ma la cazzata piu grande l'ho fatta io, tutta da solo: non avrei dovuto far entrare i ragazzi in politica. Qualcuno me lo aveva anche detto: "Umberto, devi scegliere tra la Lega e i figli". Lo sapevo anch'io, avrei dovuto scegliere la Lega. I figli potevano fare qualcosa d'altro” (Umberto Bossi)

Nonostante gli spunti, le polemiche, le interessanti novità del panorama politico di questi ultimi giorni siano fioccati copiosi, non mi sento ancora "pronto" per cercare una sintesi adatta.
Tuttavia mi ha profondamente colpito la frase sopra trascritta di Bossi, pronunciata in merito al coinvolgimento della famiglia e dei figli Riccardo e Renzo. In particolare il " non avrei dovuto far entrare i ragazzi in politica". 

E' chiaro che questa frase si riferisce a i suoi figli, ma la parola ragazzi ha in me suscitato le visioni di orde di ventenni coetanei a Pontida, le discussioni infinite con e contro militanti leghisti o neofascisti, i Giovani Padani, le parole di bambini di 10-12 anni che in via Broseta (BG) prendono in giro il magrebino che chiede l'elemosina.
Il danno è fatto, mi verrebbe da dire!
Non fraintendetemi, io sono uno strenuo difensore della partecipazione politica giovanile, anzi posso sinceramente dichiarare che questa sia diventata uno dei miei maggiori crucci, nonchè uno dei motivi ispiratori di questo Blog. Ma capite che la partecipazione politica giovanile deve essere strutturata.
Il caso dei Giovani Padani è emblematico: un carrozzone di giovani e giovanissimi pungolati e incattiviti dalla retorica ideologica leghista, tutti posti sotto un simbolo che è al tempo stesso quello del partito ma è diverso, come a dire: "siate leghisti, ma siete diversamente leghisti". Un errore che già era stato fatto da partiti come Rifondazione Comunista, che aveva i suoi di Sinistra Giovanile, la cui tessera scadeva solo a trent'anni. Un errore che conduce a conseguenze disastrose.
Se proprio si vuol fare la politica del partito, si faccia in modo che questo diventi il luogo di studio e di discussione dei problemi, il luogo della crescita sociale e morale, che certo avverranno secondo i crismi delle ideologie relative, ma almeno si produrranno dei militanti con un pensiero coerente e con un certo grado di rispetto istituzionale.
Ciò che invece gruppi come i Giovani Padani, costruiti assemblando i modelli di gavetta politica delle vecchie sinistre (ambienti dai quali Bossi proveniva) e di cameratismo violento dei Giovani Balilla, hanno prodotto sono greggi di militanti mantenuti nell'ignoranza così da essere meglio controllati. Hanno prodotto una massa di anti-statalisti che conoscono solo la parola "anti-", senza conoscere la natura dello Statalismo che contestano. Hanno prodotto una categoria di giovani che si comportano come adolescenti: si spalleggiano e si coprono quando fanno le cappellate (tipo Ronde Padane), ma invece di essere invisi ai vecchi sono da questi stimati e foraggiati, poiché seguono il buon modello paterno, esagerando laddove i padri non hanno saputo farlo.
In secondo luogo, il danno è stato fatto quando si sono spalancate le porte della politica strapagata per il giovane ventunenne Renzo Bossi:
Renzo Bossi, a 21 anni e sei mesi, con 12.893 voti, è il più giovane consigliere regionale mai eletto in Lombardia. Nelle elezioni regionali del 2010 infatti venne, infine, candidato nella provincia di Brescia ed eletto nelle liste della "Lega Lombarda - Lega Nord - Padania". Attualmente è componente sia della Commissione I Programmazione e Bilancio sia della Commissione II Affari Istituzionalie percepisce un trattamento economico netto mensile tra 9.831 e 11.4970 euro. (da Wikipedia, voce: Umberto Bossi)
La vicenda di Renzo Bossi ha funzionato un po' come funziona il sistema veline/showgirls: è diventato infatti il feticcio dell'arrivismo della politica, il testimone di un successo, assolutamente immeritato causa parentela paterna, al quale qualsiasi giovane può ambire a patto che abbia le giuste conoscenze e la giusta dose di prepotenza. In questo senso Renzo Bossi e il sistema dei giovani leghisti si coniugano e divengono prova tangibile delle opportunità che la politica intesa come carriera di lavoro offre. Una carriera nella quale non sono necessari meriti culturali o attitudinali, anzi è preferibile non averli affatto questi meriti: si rischierebbe di sviluppare una morale interna che si opporrebbe all'opportunismo egoista.
Infine maledico il sistema leghista degli slogan. Non so dire quale malvagia intelligenza o quale fortuita coincidenza ignorante si siano susseguite nelle menti dei propagandisti verdi, ma questi sono riusciti a conquistarsi la volontà antisociale di molti, moltissimi adolescenti e giovanissimi attratti come le mosche dal letamaio putrescente degli slogan facili e miopi, dei concetti rivoluzionari nel risultato, ovvero assolutamente non ponderati. Avete dato pane e odio facili a coloro che hanno fame subito di risposte, invece di insegnargli a farlo il pane, ma soprattutto ad aspettare che lieviti.
Genitori leghisti raccoglierete ciò che avete seminato, anzi i frutti li raccoglieranno i coetanei come me e tutti quegli altri che cercheranno di raddrizzare questo Stato storpiato da vent'anni di affossamento culturale, etico, ma soprattutto umano.

2 commenti:

Sara L ha detto...

I giovani padani di oggi sono lo zoccolo duro dell'ignoranza di domani... in questo senso sono una decisa portatrice di un'ottica strutturalista.

Dennis Salvetti ha detto...

Fossero solo ed esclusivamente gli ultimi vent'anni...

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