-

martedì 29 maggio 2012

Caffè Malatesta: una pausa soave, ragionata e meritata

segnalato da Alessandra Rizzi:
Ciao a tutte e tutti,
vi segnalo il collettivo caffè malatesta di lecco..
potrebbe offrire buoni spunti!
questo è un articolo che ho scritto su di loro:
http://www.cartacarbone.net/index.php/alternative
..se vi interessa!
(se volete conoscerli vengono ogni terzo sabato del mese al mercato bRiologico alla Proposta). Ciao! grandi per il blog!
Caffé Malatesta
di Alessandra Rizzi
La piccola Libertà, noto personaggio delle strisce di Mafalda, pensa alla rivoluzione, non alle frivolezze.. così anche quando ordina un gelato chiede un’evasione di vaniglia e pistacchio. Bevendo una tazzina del caffè Malatesta succede un po’ la stessa cosa. “Incominciando col gustare un po’ di libertà si finisce col volerla tutta” diceva Errico Malatesta, anarchico di fine 800, da cui questo caffè prende il nome. Il progetto Caffè Malatesta nasce a Lecco nel gennaio del 2010 da un gruppo di ragazzi che si aprono la possibilità di utilizzare una macchina per la torrefazione in disuso da tempo presso la sede del G.A.S. del territorio. E’ il caffè che sceglie loro per ritagliarsi uno spazio e un tempo di lavoro diverso da quello offerto ai giovani d’oggi che risponde solo alle leggi dell’economia del capitale, che ti pone in una condizione di precariato e sfruttamento. Quindi non solo il tentativo di creare i presupposti di un’economia giusta nel sud del mondo (aderendo ai progetti di coltivatori diretti in Honduras, Chiapas e Guatemala), ma una vera e propria proposta di ripensamento dell’organizzazione del lavoro nel Nord del mondo, responsabile della “crisi” che stiamo vivendo. Non ambendo al profitto, ma ad una un altro modello più giusto ed equo tra i lavoratori della ricca Lombardia in crisi. Così, in breve tempo, dalla sperimentazione nasce un collettivo con la volontà di creare una realtà lavorativa autogestita e basata su dinamiche decisionali antiautoritarie che si basa su questi cinque punti fondamentali:
  • 1. Creazione di reddito da lavoro manuale ed intellettuale ed in nessun caso di profitti o introiti incoerenti con la partecipazione e l’impegno al progetto collettivo.
  • 2. Lavorazione di materie prime prodotte in condizione lavorative e sociali dignitose, con particolare attenzione alle piccole realtà prive di accesso alla certificazione internazionale Fair Trade.
  • 3. Lavorazione di materie prime prodotte nel rispetto dell’ambiente e del territorio con metodi di coltivazione biologica, ricercando rapporti di fiducia con piccoli produttori privi di accesso alla certificazione riconosciuta Organic/Bio.
  • 4. Condivisione comune, mediante una costante pratica assembleare, delle scelte e dei percorsi che il progetto intraprenderà, rifiutando la formazione di dinamiche verticistiche ed autoritarie.
  • 5. Costante ricerca di confronto e scambio con le realtà che intendono promuovere la cultura e la pratica della solidarietà, del mutualismo e dell’autogestione.
  • Questo caffè non è una merce qualsiasi presa distrattamente dagli scaffali di un immenso ipermercato, ma è uno strumento di potenziale liberazione collettiva. Questo caffè non vuole essere un prodotto etico e di qualità riservato ad un’élite medio-alta. Con i suoi 11 centesimi a tazzina è un caffè per tutte e tutti quelli che credono che una società meno ingiusta sia ancora possibile.
    Per gustarti questo sorso di libertà e per saperne di più del caffè Malatesta vai sul sito: http://www.caffemalatesta.org/
    

    1 commento:

    Sara L ha detto...

    Vogliamo Alessandra in redazione!!!!!

    Recenti