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domenica 20 maggio 2012

Viva i giovani...

di Dennis Salvetti

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione [...] di condizioni personali e sociali."

Queste sono le parole del primo comma del'articolo 3 della Nostra Costituzione (parole di un articolo trito e ritrito, usato ed abusato in qualsiasi occasione, pur rimanendo uno dei più profondi ed importanti), ma vorrei soffermarmi su una parte di questo e cioè sull'uguaglianza delle condizioni personali, che a parer mio ricomprendono anche il fattore età.


Quante volte rieccheggiano nei giornali, nei telegiornali, nelle radio, in internet, nei comunicati di qualsiasi istituzione o ente, le parole "giovani", "nuove leve", "futuro" e simili? Eppure i gruppi dirigenti nazionali continuano ad essere guidati da vegliardi. D'accordo il Paese diventa sempre più vecchio, oramai gli ultra 65enni sono più dei minori di 14 anni, ma come si giustifica la mancanza di rappresentatività di una parte (ancora per oggi almeno) consistente della nazione? Di quella parte che da sempre è la più indirizzata al futuro, che è attiva e produce? È vero, necessitano dell'indirizzo di chi abbia abbastanza esperienza da poter incanalare (o almeno si spera) le forze nel modo più produttivo possibile, ma non è possibile che, pur nel contesto di un conflitto generazionale che si trascina dall'alba dei tempi, i giovani rimangano intrappolati nella condizione di eterni infanti abbisognanti di sostegno ed aiuto, finchè non sono considerati troppo vecchi per essere produttivi o per occupare i posti della precedente generazione ereditati dai delfini designati.
Ci stiami forse trasformando in un nuovo tipo di governo, la Gerontocrazia?
L'istruzione peggiora in qualità (lo dicono, pur se discutibili, indagini e statistiche internazionali) e in quantità (dopo le recenti "riforme gelminiane"), le strade per l'accesso al mercato del lavoro si complicano e precarizzano, l'accesso ai ruoli dirigenziali delle istituzioni è fuori discussione perchè saranno appannaggio degli eredi degli attuali detentori.
Il Paese appare sfiduciato, stanco e vecchio, manifestazioni giovanili sono più tollerate che apprezzate, e i giovani in mancanza di valvole di sfogo (come cultura e lavoro) cercano altre vie: delinquenza, droga, sesso sfrenato, altro (semplicistica teoria sociologica, lascierò ad altri l'onere di esplicitare meglio le dinamiche, confutando o meno l'idea prima esposta).
Gli immigrati sembrano buoni candidati allo svecchiamento del Paese, sono mediamente più giovani, hanno voglia di lavorare (nonostante le complicate trame di una legislazione faziosa e poco democratica), di studiare e di arricchirsi (fattore che non sempre è negativo, visto che possono essere un buon mercato rispetto a quello oramai inflazionato dei cittadini "indigeni"). Ma occorre aprirsi ed accettare il fatto che non esistono più frontiere chiuse (semmai lo fossero mai state) e accogliere "nuovi cittadini" che ci possono insegnare ad appassionarci a parole come cultura, lavoro, ma anche democrazia, futuro...
In definitiva bisogna cambiare, dobbiamo cambiare, se non ora quando?


Numeri sull'età media delle più alte dirigenze dello Stato si trovano:

3 commenti:

Luigi Marzano ha detto...

Approfitto per riportare ai lettori di Spogliatevi un mio precedente articolo sull'argomento, ai tempi non esisteva già la rubrica numeri d'emergenza.
http://www.spogliatevi.blogspot.it/2012/03/italia-lospizio-deuropa.html
Tantissimi complimenti Dennis, sono perfettamente d'accordo

Francesco Locatelli ha detto...

Stando ai dati l'istruzione non peggiora in qualità, almeno per quanto riguarda l'ambiente universitario. Spero di riuscire presto a presentare un articolo a riguardo di questo classico luogo comune sbandierato a destra e a manca.
Viva i giovani, sono d'accordo: ma attenzione anche a chi ha lavorato per più di 30 anni ed ora si trova a casa, in mobilità o addirittura già licenziato con dei figli ed una famiglia da mantenere. Se dovessimo scegliere chi far lavorare? Noi o lui?
Ultima questione: quanti giovani sarebbero veramente disposti a rimboccarsi le maniche e fare i lavori che i nostri nonni svolgevano già da ragazzi per portare a casa un salario?
Bisogna cambiare, dobbiamo cambiare, ma dobbiamo farlo noi per primi!

Dennis Salvetti ha detto...

Vorrei precisare che il titolo si riferisce polemicamente al leitmotiv ricorrente tra i politicanti: la loro azione da giovani per i giovani.
Poi, sicuramente è importante che tutti si rimbocchino le maniche per migliorare e cambiare, ma frasi come "io alla tua età..." non aiutano di certo, la situazione socio-economica è mutata dalla generazione dei nostri nonni ad oggi e i cambiamenti impongono (per quanto sia auspicabile una "correzione") un ben diverso stile di vita con diverse dinamiche sociali, per cui è pretestuoso il richiamo (nonchè il ritorno) ai "bei vecchi tempi".
Infine, il tema sulla qualità dell'istruzione italiana è piuttosto controverso, svariati dati di istituzioni nazionali quanto internazionali delineano comunque un dato allarmante: accanto ad eccellenze di grande rilievo e pregio esistono realtà nel buio più totale (non per riprendere il solito motto leghista, ma in queste cose il Sud ci trascina verso il fondo), e guardandosi attorno e sentendo parlare la gente (anche con fior fior di riconoscimenti accademici) sembra giungano più conferme che smentite (sigh!). Controverso è in particolare il sistema di valutazione, penso che statistici e sociologi si arrovellino per una soluzione (del resto è uno dei loro compiti), ma è comunque disarmante come il riconoscimento internazionale della nostra istruzione si generalmente piuttosto basso (anche se bisogna ammettere in molti college e università di tutto il mondo ricercatori e professori italiani ci onorano con il loro lavoro).
Si attendono altre critiche!!

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