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giovedì 28 giugno 2012

Italienisch?


 di Miriam Bonalumi


“E la gente rincoglionisce dietro unidici deficienti miliardari che corrono in mutande” (cit.)



Chiamatemi gufatrice, “porta-jella-a-tradimento”, ma non riesco a tacere di quest’onda che viene e che va.
Tra poche ore un fischio di inizio, da qualche parte 'poco importante' molto a Nord e un pò meno a Est, telecomanderà  a bacchetta l’appassionato pubblico dello stivaletto azzurro.
Chiedo preventivamente scusa di questo mio (condiviso) entusiasmo a Julija Volodymyrivna Tymošenko, sperando che, spenti su Kiev i fari dello sport, le ombre non calino anche sulla sua vicenda.
Non chiedo scusa invece ai cani randagi ucraini, perché ritengo che nel mondo degli animali morti abbiano la precedenza le centinaia di mucche, maiali, galline, conigli e cavalli che nella mia dieta onnivora ho contribuito a spedire in qualche terribile mattatoio.
Non riesco però a non parlare col sorriso stampato dei giorni di afa scanditi da questa megalomane attrazione sportiva con super diretta televisivo-radiofonica e sigla tremendamente orecchiabile.

 Il grado di socializzazione che un simile evento è in grado di ottenere è difficilmente paragonabile ad altri, non a caso la seratona della finale è uno dei tormentoni fantozziani di maggior successo. Non mi riferisco soltanto ai 90 o più minuti trascorsi da ebeti o esaltati davanti ad uno schermo, ma a tutto il microcosmo che sta dietro ad una 'partitona' come si deve: organizzazione della serata, telefonate ad amici e parenti, eventuali maxi-schermi all'aperto, commenti a priori e a posteriori. Ciascuno può dire la sua, dal bisnonno al bambino che ha appena imparato a parlare, anche se chi non conosce la regola del fuori gioco (come me) deve stare muto, sempre.
Esemplari spettatori che calzano perfettamente con la tesi ottimistica dell'evento socializzante sono le "vittime", quelli che la partita proprio non la tollerano, ma decidono di vederla per stare insieme agli altri.
E allora, a tutti gli alternativi che questa sera pensano davvero di ignorare la semifinale contro i tedeschi, consiglio di mettere un birrone gelido in frigorifero, preparare gli ingredienti per la frittatona di cipolle, e se proprio non vogliono fare numero, sedersi comodamente sul terrazzo godendosi gli strilli del caseggiato, del vicinato, dell'isolato, scrivendo un saggio su questi deplorevoli 'mores'. 



3 commenti:

Francesco Mancin ha detto...

Grande! E comunque quant'è vero che il lavoro è un diritto-dovere sul quale si fonda la nostra repubblica (anche se per qualcuno no!), è altrettanto vero che le donne non capiranno mai la regola del fuorigioco!...

calciatrice mancata ha detto...

ahahah brava Miriam! lo sappiamo che guardi la partita solo per suonare la vuvuzela :) ah, come ci sono eccezioni di chi vede il lavoro come un hobby, c'è anche qualche donna, siamo ancora poche purtroppo, che il fuorigioco lo capiscono eccome! anche se ogni tanto me lo perdo... :)

Miriam Bi ha detto...

grazie! e menomale che è stata vinta, altrimenti il successo dell'articoletto sarebbe stato discutibile ;) purtroppo non avevo la vuvuzela, ma per gli Spagnoli la procurerò

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