di Andrea Fasolini
Il Sud-est asiatico è considerato da molti economisti come la nuova potenza emergente del pianeta. Lo sviluppo industriale ormai proverbiale di paesi quali Giappone e Corea del Sud, e il recente progresso senza precedente di paesi quali Cina e Taiwan, stanno portando, insieme al benessere grandi, trasformazioni all'interno delle società locali. L'istituzione che più di ogni altra ha subito modifiche, come accadde in Europa durante gli anni del boom economico, è stata la famiglia. Spesso tali cambiamenti sociali avvengono in maniera silente, ma in società come quelle orientali, dove la famiglia è al centro dell'etica confuciana, tutto assume un significato differente. Secondo il confucianesimo, l'obiettivo morale basilare, lo xiushen (auto-miglioramento), può essere raggiunto solo all'interno del nucleo famigliare. Nel 1994 l'allora primo ministro di Singapore Lee Kuan Yew sosteneva che dopo secoli di lotte dinastiche, la famiglia era ormai l'unica istituzione a mantenere in vita la cultura cinese, oltre ad essere l'elemento centrale del successo economico del continente.
Nell'Asia del sud e in Cina il matrimonio è ancora molto diffuso: il 98% degli uomini e delle donne si sposa. Quasi tutte le coppie che vogliono avere figli si sposano: nel 2007 in Giappone solo il 2% delle nascite è stata fuori dal matrimonio, rispetto al 55% della Svezia.
In molti paesi occidentali la diffusione della convivenza tra partner ha spinto a posticipare la data del matrimonio, facendo aumentare anche il tasso dei divorzi. In Asia questa pratica è rara, fatta eccezione per il Giappone, dove il 20% delle donne nate negli anni settanta afferma di aver coabitato. Questo perchè gli asiatici sono spinti a credere che la felicità di una donna risieda nel matrimonio. Nonostante all'interno popolazioni musulmane del sudest persista l'usanza di combinare i matrimoni e scegliere lo sposo per le ragazze, l'Asia sta cambiando. Le pressioni che il benessere e la modernizzazione esercitano sulla famiglia sono forti: come in occidente, anche a est il ruolo della donna e della famiglia attraversano grandi mutamenti.
Uno dei più evidenti è che le persone si sposano più tardi: in Giappone, Taiwan, Corea del Sud e Hong Kong, l'età media per il matrimonio è di 29-30 anni per le donne e di 31-33 per gli uomini, mentre negli Stati Uniti le donne salgono l'altare intorno ai 26 anni e gli uomini intorno ai 28. In alcuni paesi asiatici, negli ultimi trent'anni l'età media del matrimonio è aumentata di cinque anni.
Un'altro cambiamento non meno evidente è la diminuzione numerica delle unioni matrimoniali. Nel 2010 un terzo delle donne giapponesi di trent'anni era single, molte delle quali probabilmente rimarranno nubili. Sempre nel 2010, il 37% delle taiwanesi fra i 30 e i 34 anni non frequentava partner dell'altro sesso. Percentuali più alte di Gran Bretagna e Stati Uniti, dove solo il 13-15% delle trentacinquenni non si è sposato.
Questo fenomeno è nuovo per gli asiatici: trent'anni fa solo il 2% delle donne era single. Ad oggi questa percentuale in estremo oriente è aumentata di 20 punti.
Secondo l'università nazionale di Singapore, in Thailandia la percentuale delle quarantenni nubili è passata dal 7% del 1980 al 12% del 2000. In città quali Bangkok, tale percentuale è più alta: il 20% nella capitale thailandese, il 27% ad Hong Kong.
Ciò che stupisce maggiormente non è che le donne tra i 30 e i 40 anni non siano sposate, ma che non lo siano mai state. Tali eventi non rifletto tanto la fine del matrimonio, quanto il fatto che siano loro ad evitarlo. In Giappone e Hong Kong il tasso di divorzi a metà degli anni 2000 era intorno al 2,5 per mille, rispetto al 3,7 degli Stati Uniti e al 3,4 della Gran Bretagna. In Asia tale percentuale è in media al 2 per mille. Tuttavia è un fenomeno in crescita: nel 1980 il tasso asiatico di divorzio era di uno ogni mille coppie, oggi è di due. Lo scopo principale del matrimoni è avere figli. Il tasso di fertilità è passato dal 5,3 della fine degli anni sessanta all'1,6 di oggi. Le donne riducono il numero di figli, quindi rimandano anche le nozze.
In Cina e India il matrimonio è minacciato anche dall'aborto selettivo: nell'ultima generazione milioni di feti sono stati abortiti se il sesso risulta essere femminile. Nel 2010 Pechino ha registrato la nascita di 118 maschi ogni 100 femmine; mentre Nuova Delhi stima un rapporto 109 a 100. Entro il 2030 circa l'8% degli uomini cinesi sopra i 25 anni non potrà sposarsi a causa di questo squilibrio; nel 2050 si arriverà al 10-15%. Sempre nei due paesi entro il 2030 ci saranno 660 milioni di uomini tra i 20 e i 50 anni, ma solo 597 milioni di donne. Questo potrebbe essere sufficiente a mandare in rovina la tradizione matrimoniale.
Nel 2002 a Taiwan il 27% dei matrimoni è stato con donne straniere. Molte delle donne in questione sono delle adolescenti non istruite, vendute dalle famiglie a ricchi stranieri. In Corea del Sud, nel 2005, un settimo dei matrimoni è stato celebrato con donne di padre coreano e mamma straniera. Nelle zone rurali la situazione è peggiore: il 44% dei contadini della provincia sudorientale di Jeolla che si è sposato l'ha fatto con una straniera. Queste “importazioni”di donne straniere pongono interrogativi riguardo alle politiche matrimoniali adottate da molti paesi, ormai trasformati dalla globalizzazione e dal benessere.
Nell'Asia del sud e in Cina il matrimonio è ancora molto diffuso: il 98% degli uomini e delle donne si sposa. Quasi tutte le coppie che vogliono avere figli si sposano: nel 2007 in Giappone solo il 2% delle nascite è stata fuori dal matrimonio, rispetto al 55% della Svezia.
In molti paesi occidentali la diffusione della convivenza tra partner ha spinto a posticipare la data del matrimonio, facendo aumentare anche il tasso dei divorzi. In Asia questa pratica è rara, fatta eccezione per il Giappone, dove il 20% delle donne nate negli anni settanta afferma di aver coabitato. Questo perchè gli asiatici sono spinti a credere che la felicità di una donna risieda nel matrimonio. Nonostante all'interno popolazioni musulmane del sudest persista l'usanza di combinare i matrimoni e scegliere lo sposo per le ragazze, l'Asia sta cambiando. Le pressioni che il benessere e la modernizzazione esercitano sulla famiglia sono forti: come in occidente, anche a est il ruolo della donna e della famiglia attraversano grandi mutamenti.
Uno dei più evidenti è che le persone si sposano più tardi: in Giappone, Taiwan, Corea del Sud e Hong Kong, l'età media per il matrimonio è di 29-30 anni per le donne e di 31-33 per gli uomini, mentre negli Stati Uniti le donne salgono l'altare intorno ai 26 anni e gli uomini intorno ai 28. In alcuni paesi asiatici, negli ultimi trent'anni l'età media del matrimonio è aumentata di cinque anni.
Un'altro cambiamento non meno evidente è la diminuzione numerica delle unioni matrimoniali. Nel 2010 un terzo delle donne giapponesi di trent'anni era single, molte delle quali probabilmente rimarranno nubili. Sempre nel 2010, il 37% delle taiwanesi fra i 30 e i 34 anni non frequentava partner dell'altro sesso. Percentuali più alte di Gran Bretagna e Stati Uniti, dove solo il 13-15% delle trentacinquenni non si è sposato.
Questo fenomeno è nuovo per gli asiatici: trent'anni fa solo il 2% delle donne era single. Ad oggi questa percentuale in estremo oriente è aumentata di 20 punti.
Secondo l'università nazionale di Singapore, in Thailandia la percentuale delle quarantenni nubili è passata dal 7% del 1980 al 12% del 2000. In città quali Bangkok, tale percentuale è più alta: il 20% nella capitale thailandese, il 27% ad Hong Kong.
Ciò che stupisce maggiormente non è che le donne tra i 30 e i 40 anni non siano sposate, ma che non lo siano mai state. Tali eventi non rifletto tanto la fine del matrimonio, quanto il fatto che siano loro ad evitarlo. In Giappone e Hong Kong il tasso di divorzi a metà degli anni 2000 era intorno al 2,5 per mille, rispetto al 3,7 degli Stati Uniti e al 3,4 della Gran Bretagna. In Asia tale percentuale è in media al 2 per mille. Tuttavia è un fenomeno in crescita: nel 1980 il tasso asiatico di divorzio era di uno ogni mille coppie, oggi è di due. Lo scopo principale del matrimoni è avere figli. Il tasso di fertilità è passato dal 5,3 della fine degli anni sessanta all'1,6 di oggi. Le donne riducono il numero di figli, quindi rimandano anche le nozze.
In Cina e India il matrimonio è minacciato anche dall'aborto selettivo: nell'ultima generazione milioni di feti sono stati abortiti se il sesso risulta essere femminile. Nel 2010 Pechino ha registrato la nascita di 118 maschi ogni 100 femmine; mentre Nuova Delhi stima un rapporto 109 a 100. Entro il 2030 circa l'8% degli uomini cinesi sopra i 25 anni non potrà sposarsi a causa di questo squilibrio; nel 2050 si arriverà al 10-15%. Sempre nei due paesi entro il 2030 ci saranno 660 milioni di uomini tra i 20 e i 50 anni, ma solo 597 milioni di donne. Questo potrebbe essere sufficiente a mandare in rovina la tradizione matrimoniale.
Nel 2002 a Taiwan il 27% dei matrimoni è stato con donne straniere. Molte delle donne in questione sono delle adolescenti non istruite, vendute dalle famiglie a ricchi stranieri. In Corea del Sud, nel 2005, un settimo dei matrimoni è stato celebrato con donne di padre coreano e mamma straniera. Nelle zone rurali la situazione è peggiore: il 44% dei contadini della provincia sudorientale di Jeolla che si è sposato l'ha fatto con una straniera. Queste “importazioni”di donne straniere pongono interrogativi riguardo alle politiche matrimoniali adottate da molti paesi, ormai trasformati dalla globalizzazione e dal benessere.
Nessun commento:
Posta un commento