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giovedì 15 novembre 2012

Animal - "Per il mio gatto, VOGLIO IL MEGLIO"

di Miriam Bonalumi


Possiedo una leggendaria diffidenza nei confronti del mondo animale: il terrore dei cani di qualsiasi taglia (sopprattutto quelli che saltano), la paura ad accarezzare i cavalli, la sfiducia verso i gatti e via dicendo.

Ultimamente - sorpresa!-  mi hanno regalato un pesce rosso.
 In realtà è arancione chiaro.
Ho imparato a dargli da mangiare negli orari giusti, a cambiargli l'acqua senza spiaccicarlo, a farlo vivere nella maniera più dignitosa possibile. 
Adoro osservarlo fantasticando su quale possa essere la sua visione del mondo: questa luce gli darà fastidio, questo innocuo peluche a forma di ippopotamo potrebbe spaventarlo, lui piccolo e arancio, in una boccia che ingrandisce enormemente le immagini rifratte al suo interno?
A volte tento di aguzzare la vista all'interno dell'acqua per capire davvero cosa veda, ma mi rendo conto che la mia testa è più grande della boccia e che l'intervento è un pò troppo...invasivo.

"Ma cosa ti importa, tanto è un pesce rosso!"

E allora?
Con che arroganza pensiamo di sapere esattamente "cosa è giusto per lui", se ha diritto o meno a un'esistenza differente? Per carità, non nutro alcun dubbio sul fatto che il mio pesce arancione non abbia mai fatto riflessioni simili,  che sostanzialmente si sia adattato al suo modesto tenore di vita senza crisi interiori e sedute psicanalitiche (anche perchè non esce mai, almeno così mi fa credere).


A mio parere le specie non umane non sono "come noi" ma in misura minore. Sono "altro da noi".
Difficile poter stabilire fino a che punto l'intervento umano nei confronti degli animali possa rivelarsi "giusto".

Lancio dunque un appello a chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui: 

è possibile cercare una qualche forma di "giustizia", un qualche "diritto all'autodeterminazione" anche per gli esseri non-umani?
O è sufficiente la cura delle altre creature per sentirsi definitivamente in pace con il resto Creato?

Mi appello sooprattutto a chi ha maggiore esperienza in questo settore, fattore o etologo che sia!

1 commento:

camilla ha detto...



Leggendo questo simpatico articoletto provocatorio, mi è venuto spontaneo un parallelo, per associazione mentale relativa ai termini “umano” e “ non-umano”, a cui aggiungerei “ pre-umano ” e “ dis-umano”.
Il fatto che mi provoca la riflessione è una notizia appena ascoltata al tg3:
Il Tar di Cagliari ha accolto il ricorso di una coppia di coniugi, di cui lei malata di talassemia e lui portatore sano della stessa malattia,a cui era stata negata, PRESSO UNA STRUTTURA SANITARI PUBBLICA, la possibilità dell’indagine preimpianto su embrioni concepiti con metodologie di procreazione assistita , possibilità prevista dagli articoli 13 e 14 legge 40 che regolamentano le pratiche di fecondazione artificiale.
La motivazione della sentenza si appoggia sul DIRITTO ALLA SALUTE ,costituzionalmente garantito.
Scusate, la salute di chi? Della madre, già gravemente malata? Del padre, portatore sano delle stessa malattia ereditaria? Dell’embrione,che ha “diritto alla salute” , ma nel caso specifico non dovesse superare l’esame pre-impianto non avrebbe “diritto alla vita”, proprio perché “non sano”

Ritorno alla provocazione della storia del pesciolino che ci guarda dal “SUO”punto di vista:
- Caro piccolo embrione, scusa ma sei uscito male . speriamo che vada meglio alle decine di tuoi fratellini. Addio!
-Scusate, ma chi ve lo ha fatto fare di tirarmi in ballo , nel gelo di una provetta, senza che neanche abbia potuto sentire il tiepido calore dell’amplesso dei miei genuitori, sapendo che se risulterò non-sano,non-perfetto, avrò il “dovere “ di sparire ?
Ah già , ma io non sono un umano, sono un pre, o un non, o un forse...umano .

Se è così ,fate pure, ma almeno chiamate le cose col loro nome : NON CHIAMATELO
DIRITTO ALLA SALUTE, PIUTTOSTO DIRITTO A“ PENSARE SOLO AI PROPRI DIRITTI” , SENZA SCRUPOLI .

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