Forse, è il caso di dire qualcosa anche qui, sopra l’argomento animalista. Come sempre cercherò di essere il più imparziale possibile, il più corretto e giusto, cercando di far trapelare le mie idee ma senza cercare di convincere nessuno. Sta alla coscienza di ognuno. Proprio a questo proposito, credo ci siano da spendere due parole sui talebani dell’uno e dell’altro fronte. Da una parte abbiamo coloro che vanno oltre l’animalismo, un passo prima dalla zoofilia, verrebbe da sorridere, coloro che trattano meglio gli animali degli esseri umani (posto che potrebbero avere tutti i loro motivi e soprattutto posto che non fanno comunque male a nessuno). Dalla parte diametralmente opposta ci sono coloro che sfruttano gli animali senza ritegno, del tutto insensibili al fatto che - oggettivamente e anatomicamente - anche loro, gli animali, soffrono. Per un attimo voglio distrarmi da coloro che mangiano i cadaveri degli animali, da coloro che gli fanno “vivere” una vitaccia solo per riempirsi lo stomachino. No, oggi voglio pensare a tutti gli animali in cattività. Trasportati e cresciuti in un luogo diverso da quello in cui sono nati, in quello in cui dovrebbero - sempre per ragioni anatomiche - vivere. Si pensi agli zoo, agli acquari, circhi, caccia e pesca sportive, ma anche per l’industria tessile, pellicce, giacche di cuio e pelle stivali...
Concentriamoci sugli zoo, parchi faunistici (nomen omen). Secondo la WZCS (World Zoo Conservation Strategy) oggi, nel freschissimo 2013, ci sono 10'000 zoo. Il numero complessivo di animali ospitati è di circa 1 milione (1'000'000) di cui, 250.000 mammiferi, 350.000 uccelli, 75.000 rettili, 25.000 anfibi, 300.000 pesci. Secondo l’ ITIW (International Travel In Worldwide) muore circa il 25% degli animali trasportati; scimmie 25%, grandi mammiferi 84%, uccelli 80%.
“ E ma gli zoo salvaguardano le specie in via di estinzione.” Nel 1994 RED DATA BOOK indicava 5’929 specie in via di estinzione (Born Free Foundation e WSPA 1994). Do virtualmente la parola a Paola D'Alessandro, del Direttivo dell'Associazione AMBIENTE e FAUNA di Napoli. “La spesa di mantenimento ex situ è altissima. Da un'inchiesta sugli zoo della associazioni WSPA e BFF, la spesa per il Rinoceronte nero nello zoo è di $ 16,800 per un anno mentre in situ è solo di $ 1,000. Quindi la protezione dell'habitat per 16 rinoceronti neri è di $ 16,000.” Per non parlare del fatto che su 5’929 specie (ivde), negli zoo che vogliono - così caritatevolmente - salvarle ce ne stanno “circa 160”. E se non bastasse ancora, i fatti dimostrano che gli animali, privati della selezione naturale, perdono la loro variabilità genetica con il conseguente indebolimento della specie. Inoltre, i programmi di reintroduzione degli animali selvatici nel loro ambiente nativo spesso falliscono perché gli animali tenuti in cattività non posseggono più la capacità di adattamento e sopravvivenza. Insomma, un sacco di bei sinonimi per dire ancora soldi.
Numerosi etologi hanno studiato il comportamento di molte specie rinchiuse negli zoo e documentato un'ampia varietà di anomalie comportamentali, quali il camminare in circolo, lo scuotimento ripetitivo della testa, l'ondeggiamento del corpo, il leccarsi in modo insistente alcune parti del corpo fino all'automutilazione. Tutti questi comportamenti, esprimono un profondo stato di malessere e frustrazione. “ Ma figurati se un animale può essere frustrato, o stressato.” Lo spiega molto chiaramente Ric O’Banny, invece, nel suo “the Cove” (documentario sui massacri cetacei giapponesi). Nei primi anni di sperimentazione delfinologica, i risultati furono disastrosi, negli allora tre delfinari. Ogni singolo delfino moriva. Si scoprì solo in seguito la causa; era la pompa dell’acqua, che faceva troppo rumore, e i delfini, come forse si sa, hanno un udito particolarmente sensibile, tanto, appunto, da indurli al “suicidio” proprio per stress eccessivo. Vi fa sorridere? Meglio, morirete ricchi. Questa cosa invece l’ho scoperta proprio guardando il documentario (https://www.youtube.com/watch?v=Tk9ItUu94F0); insieme al cibo viene dato ai delfini del Maalox proprio per gestire ulcere stress. Ecco perché sorridono sempre, i delfini. Questo posso dirlo, per citare la mia esperienza qui all’estero. Non puoi far vedere che sei triste. Sorridere, sempre, se non sorridi non va bene.
Volete vedere la natura? Guardate dalla finestra. Questa è la natura. Cemento. La nostra natura, non la loro.
Loro non ci farebbero questo, neanche se potessero.
Boicottate gli zoo, boicottate gli acquari, boicottate tutto ciò che rende la vita degli animali sofferente. Il cane fatelo stare in giardino, in mutua simbiosi con voi (non per voi). Non vestitelo, coccolatelo, ma lasciate che sia un cane. Un amico. Forse tornerò sull’argomento.
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1 commento:
Grazie mille dell'articolo! Quando torni ti passo un libro che approfondisce il tema della giustizia nei confronti degli "animali non umani" dal punto di vista filosofico ;D
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