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martedì 29 gennaio 2013

Nemmeno i cani

di Edoardo Marcarini

Me ne tornavo, come si suol fare dopo le cinque ore mattutine dietro banchi di scuola, spaparanzato su un sedile mezzo pasticciato dell'ATB, linea 8. Il livello di civiltà della fauna che popola il pullmino non ha mai raggiunto livelli astronomici, ma nemmeno basilari. La gente che urla mi da un fastidio cane, manco foste gli unici a popolare la vettura, se aggiungi che siamo schiacciati come sardine, che hanno quanto meno il privilegio di essere ammazzate prima che stipate, torno a casa nervosetto, oltre che stanco ed affamato.
Tuttavia è tollerabile, d'altronde la gente ha una vita sociale e io ho delle cuffiette, quindi poco male, buona notte a tutti e fine della storia.
L'attenzione si sposta magneticamente sul solito gruppetto di super tamarri (classe '96/'97), soprannominati da un'amica i "re del pullman", che ridono e schiamazzano più rumorosamente del solito. Non che sia estraneo al loro costume il rompere le balle, sia con la musica che con l'esagerato vociare, riescono sempre a farsi notare. Togli le cuffie e a parte l'incredibile quantità di bestemmioni che travolge le orecchie, le tue e quelle del bimbo che ancora innocente si chiede se il suo "porca paletta" sia effettivamente sporco come mamma vuol far credere, comprendi il perché di tanto giubilo.
Uno dei visi non nuovi del bus è una ragazza di cui ignoro il nome, che saluta sempre tutti con un sorriso di gioia spensierata. E' diversamente abile. Non so di preciso se affetta da Sindrome di Down o che, sta di fatto che la patologia è evidente ma non discriminante, certo, poiché prima d'esser malata è persona, e merita quindi che si risponda al suo saluto sorridendo, mettendoci almeno la metà della sincerità che ci mette lei. 
Sale, come giusto che sia, anche lei per tornare a casa dopo la scuola, e si siede a due posti di distanza da sua maestà il re del pullman e cortigiani vari. Sembra chiaro, considerando i discorsetti, che la tortura sia un must of del Venerdì, tanto che alcune am-ochette chiedono prese dal pianto per l'eccessiva ilarità, se tutte le settimane si possa assistere alla scena (e viste le lacrime, non escluderei la disponibilità a pagare un biglietto extra, tre zone più spettacolo).
Lei sorride e saluta, come sempre, ignara di tutto, e si gira attirata dalle risate, non capendo di essere causa e vittima di questo rumoroso starnazzare. Il supplizio continua, fino a Longuelo, dove lei scende, e qui l'apice.
L'autobus è fermo al semaforo, il re apre il finestrino, prende una pallina da tennis, ed esortato dai compagni gliela lancia, "vediamo se corre a prenderla". 
Due espressioni basite, in una fiumana di risate che sconvolgono la parte posteriore del pulman, mentre avanti si chiedono cosa sia successo.
Nemmeno i cani vengono trattati in questo modo.
Espressione cagnesca, digrigni i denti, sei incazzato come una iena, farfugli qualcosa, ma ti sente solo il cortigiano minore seduto davanti a te, che ha almeno la dignità di dare un colpetto alla tizia accanto per farla smettere, ma lo show continua: ora l'elogio del gran comico, manca solo l'applauso a far eco al suo genio creativo, che tanta gioia regala alla comunità dell'otto.
Almeno i cani qualcuno li aiuta. 
Non una voce di rimprovero, un'espressione di dissenso. E nel coro degli ignavi mi ci metto pure io.
Ti rode lo stomaco, col senno di poi, perché stai zitto, ma sul momento ti mancano le palle, non sai perché. Tornando indietro lo farei, li guarderei in faccia e gli chiederei "mai non ti fai un po' schifo?" basterebbe, forse, ma in caso potrei replicare, piuttosto che assistere. Un omertoso del cazzo, ecco cosa mi sono sentito, e in ginocchio, confessato nego perdono a me stesso per lo schifo che son stato. Prendo il blog come valvola di sfogo, perché pubblica umiliazione può voler dire desiderio di riscatto, o forse il mostrare come ci si senta dopo può far da monito a chi, si spera di no, si dovesse trovare in una simile situazione.
I cani se qualcuno viene maltrattato intervengono.

1 commento:

Giuditta ha detto...

Carissimo Edoardo
la straordinaria descrizione dell'accaduto fa onore alla tua sensibilità. La prossima volta non esitare a svillaneggiare simili personaggi nel mezzo di alcuni possibili spettatori e minacciali di denunciare la vicenda magari con una lettera sul giornale della città: se vuoi ti do una mano!
Giuditta

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