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martedì 15 gennaio 2013

Omofobia, zero progressi

di Edoardo Marcarini

Sfilano in 340'000 a Parigi (800'000 secondo gli organizzatori), per dire no al disegno di legge del governo Hollande che dice sì al matrimonio gay e l'adozione tra coppie omosessuali. L'enorme sforzo di associazioni, Chiesa e destra francese sembra aver riscosso un discreto successo tentando di ergere un muro umano, che si oppone a  quello che si può definire un enorme passo avanti verso l'effettivo rispetto dei diritti, e la conseguente uguaglianza tra cittadini, quale che sia il loro orientamento sessuale. La Francia si avvia alla "demolizione", per metterla sul drastico, del diffuso modello familiare, al cui nucleo stanno padre e madre, dando al matrimonio valore come riconoscimento del legame amoroso di una coppia, senza se e senza ma.
Per quanto concerne l'adozione, che la Cassazione ha scelto di estendere alle coppie omosessuali in quanto non esistono test scientifici che dimostrino l'effettivo ostacolo nell'educazione di un figlio se i genitori sono omosessuali, non ho intenzione di pormi, la situazione è più delicata.
La stessa domenica, per altro, 4 attiviste del movimento femminista "Femen" hanno protestato levandosi le maglie durante l'Angelus del Papa, mostrando numerose scritte sul corpo come "In gay we trust" e "Shut up homophobe". La cosa assurda è che mentre venivano allontanate dalle forze dell'ordine, col Papa che continuava tranquillamente nella sua orazione, una "cristiana" (rabbrividisco al pensiero che una persona che agisce così si definisca tale) s'è affrettata a malmenare una delle giovani con un ombrello (giovane, come detto, immobilizzata dai carabinieri).


Due fatti completamente diversi che evidenziano la medesima realtà: siamo ancora indietro.
Indietro rispetto a quanto ci chiediamo di essere nella costituzione, il cui unico articolo ad essere rispettato sembra essere quello sul tricolore, indietro rispetto a quanto siamo convinti di essere, indietro rispetto a cittadini che vivono per la libertà degli altri.
L'omofobia è un fenomeno tutt'altro che in via d'estinzione, in tutte le sue forme: una più accentuata che potremmo definire pregiudiziale, che si limita ai preconcetti, pregiudizi, paure, convinzioni che però rimangono inespresse, un'omofobia discriminatoria che sfocia in violenza e persecuzione, verbale o fisica, fino all'omofobia psicopatologica, che come le altre fobie è un'irrazionale e folle terrore per qualcosa.
Come la "raggiunta" parità dei sessi, l'omofobia è considerata dai più una malattia debellata, come la peste o la lebbra, invece si nasconde (nemmeno troppo bene) dietro i gesti e le parole della quotidianità. Lo stesso affermare "Basta che mi stiano alla larga" o "Sono froci? Problemi loro!", il portare un omosessuale a pensare di non essere un buon esempio o il non chiamarla omofobia, è di per sé omofobia.
E' assurdo pensare che in un 2013 una ragazza non possa fare outing coi propri genitori perché è ancora considerato male o che la gente smetta di parlarti quando lo viene a sapere.
Impariamo omofobia ed eterosessismo dai gesti e dagli sguardi della gente, dai genitori che danno per scontati i nipotini, dalle semplici battute, l'individuo forma un preconcetto che trasmette col contatto sociale, questo cresce, si riflette nella società, fino a diventare intolleranza sociale.

1 commento:

Dennis Salvetti ha detto...

Bell'articolo, la difficoltà ad accettare l'omosessualità è decisamente più diffusa di quanto non si sia portati a pensare. Di fronte a parole vergognose come "l'omosessualità è un affronto alla pace mondiale" vien da pensare chi sia realmente diabolico e perverso. Complimentoni vivissimi alla signora con l'ombrello che ha mostrato in mondo visione la sua stupidità mascherata da religiosità. E comunque un bel calcione nel sedere le avrebbe fatto più che bene.

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