di Edoardo Marcarini
Esiste, non lontano da qui, una terra bruna ricca di castelli ed antiche leggende, popolata da mostri succhiasangue ma diversi dai nostri: quelli hanno le ali.
Poca gente va in questa terra, la gran parte ci si ritrova dentro e non vuole o non riesce ad uscirne. Per le strade brulle e piene di buche si muovono piccoli carri guidati da ometti coi baffoni e pochi denti, sui bordi della strada camminano persone che la terra la abitano nel vero senso della parola, ci dormono sopra o sotto.
I bambini sorridono nei loro vestiti colorati e sono grati ai visitatori che li fanno giocare. Fanno coda e ti chiedono l'"avion", finché non ti cadono le braccia li lanci in aria e li riprendi. Rincasi un attimo per il freddo pungente sperando nel tepore della stufa, ma l'odore ti assale le narici e preferisci uscire, giusto perché i bambini non cercano di metterti le mani addosso. Dentro la festa sfolla, un centinaio di persone ballano a ritmi sfrenati musiche a palla, sfoggiando una sessualità e dei comportamenti che la nostra cultura aberra, ma che lì sono normali. I figli imparano dai genitori, anche loro si strusciano sulle donne, allungano le mani e insultano i più piccoli. Qualcuno cerca di intrufolarsi nelle stanze per rubacchiare.
Sono poveri in canna, gli ultimi degli ultimi abbandonati a loro stessi.
I più composti abitano "La Centrale": una casetta costruita da volontari per ospitare ragazzi problematici. Brutta parola. Non è che li relegano, in realtà li salvano perché l'alternativa è accoccolarsi sui marciapiedi e l'inverno non è clemente. Questi ragazzi hanno circa vent'anni, ma ne dimostrano dieci. Fin da bambini soffiano diluente, quello della colla. Costa poco, lo metti in un sacchetto e soffi, il diluente evapora e ti prende la testa, ti uccide i neuroni anestetizzando tutto, la fame, il freddo, il dolore.
Vivevano sulla strada e li hanno salvati, li stanno salvando: la dipendenza da diluente è il loro nemico.
I bambini sorridono nei loro vestiti colorati e sono grati ai visitatori che li fanno giocare. Fanno coda e ti chiedono l'"avion", finché non ti cadono le braccia li lanci in aria e li riprendi. Rincasi un attimo per il freddo pungente sperando nel tepore della stufa, ma l'odore ti assale le narici e preferisci uscire, giusto perché i bambini non cercano di metterti le mani addosso. Dentro la festa sfolla, un centinaio di persone ballano a ritmi sfrenati musiche a palla, sfoggiando una sessualità e dei comportamenti che la nostra cultura aberra, ma che lì sono normali. I figli imparano dai genitori, anche loro si strusciano sulle donne, allungano le mani e insultano i più piccoli. Qualcuno cerca di intrufolarsi nelle stanze per rubacchiare.
Sono poveri in canna, gli ultimi degli ultimi abbandonati a loro stessi.
I più composti abitano "La Centrale": una casetta costruita da volontari per ospitare ragazzi problematici. Brutta parola. Non è che li relegano, in realtà li salvano perché l'alternativa è accoccolarsi sui marciapiedi e l'inverno non è clemente. Questi ragazzi hanno circa vent'anni, ma ne dimostrano dieci. Fin da bambini soffiano diluente, quello della colla. Costa poco, lo metti in un sacchetto e soffi, il diluente evapora e ti prende la testa, ti uccide i neuroni anestetizzando tutto, la fame, il freddo, il dolore.
Vivevano sulla strada e li hanno salvati, li stanno salvando: la dipendenza da diluente è il loro nemico.
I rumeni vengono spesso identificati con gli zingari, tuttavia non tutti i rumeni sono zingari così come non tutti gli zingari sono rumeni. Certo è che gli zingari vengono spesso identificati, dai rumeni, con la spazzatura.
C'è chi in Romania svolge un lavoro incredibile a servizio della "spazzatura", un "pastore che puzza delle sue pecore" direbbe il Papa, ma non sono sicuro di poter fare nomi, sono invece sicuro che a questa persona non interessano né la fama né l'approvazione della gente. Quello che conta è fare qualcosa, dare una mano, magari diffondere il verbo. A moltissime persone vengono negati i diritti umani (talvolta si cerca di venir loro incontro ma sono loro a farsi indietro, non sono certo santi), generazioni su generazioni sono cresciute in condizioni di salute ed educazione infime. Il primo contatto con questa realtà sbilancia, lascia a bocca aperta l'italiano, forse anche un po' schifato per l'odore e stizzito per i comportamenti. Ma la causa di tutto ciò è la povertà.
La gente non ha tempo di pensare all'amore se muore di fame, la scuola è l'ultimo dei pensieri se tuo figlio brucia per il freddo. Riemerge l'istinto di sopravvivenza, e con esso in generale la legge del più forte.
Entrare in contatto con quello che molta gente definirebbe degrado ti fa apprezzare enormemente le piccole cose: la pancia piena, il riscaldamento, la salute pubblica. Ma ti lascia un senso di ipocrisia se stai fermo con le mani in mano a godere il tuo ben di Dio.
Chi va in Romania prima o poi ci torna, che sia un nobile per rendersi utile o un poveretto per aiutarsi, questa terra bruna ricca di castelli ed antiche leggende ruba un po' di cuore a tutti coloro che ancora ne hanno.
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