di Sara L.
Ottobre 2012: qualcuno si ribella e
dice basta, seminando l'idea che sulle ceneri della crisi può
nascere una nuova consapevolezza e senso di cittadinanza. Siamo a
Pisa, precisamente sul sito dell'ex Colorificio Toscano, acquistato
alla fine degli anni Novanta dalla multinazionale J-Colors e fallito
nel giro di pochi anni, affibbiando la greve definizione “in
esubero” a circa un centinaio di dipendenti. Dal 2008 il terreno
era abbandonato al degrado, regno incontrastato di topi e blatte,
un'area di 14.000 metri quadrati che dopo un po' ha iniziato a
interrogare, con la forza del silenzio l'impatto visivo, i cittadini
di Pisa. Così, nell'ottobre dello scorso è cominciata in modo
spontaneo e del tutto pacifico l'occupazione della zona.
Nossignore, non si tratta del modello
di spazio occupato che tentano di propinarci i media della società
benpensante (“L'eco” cittadino, per dirne uno): qui ad occupare
non sono ragazzi in felpe oversize con cani, nemmeno writers alla
ricerca di nuove superfici e neanche hippies dell' ultima ora. Ad
aver occupato lo spazio dell'ex colorificio sono le associazioni
della città, che semplicemente e con gran buon senso rivendicano
quello spazio inutilizzato per sé, per poter svolgere attività a
beneficio di tutti: ed ecco nascere, grazie al contributo di
ciascuno, il Municipio dei Beni comuni. Attività per bambini, corsi
di arrampicata, attività sportive, una ciclofficina, musica,
attività a sostegno dei richiedenti asilo... queste le attività
pericolose e sovversive proposte dal Municipio.
Ma, come si poteva immaginare, la
stessa multinazionale che ha deciso che quel sito non era più
sufficientemente produttivo, a questa rivendicazione di utilizzo da
parte della cittadinanza non ci sta: e allora ecco le minacce di
sgombero, anche negli ultimi giorni. “La proprietà attraverso una
lettera ha reso pubblica la volontà di chiedere al magistrato una
celere procedura di sequestro degli immobili – si legge in una nota
diffusa in rete dal Municipio dei Beni Comuni – affinché venga
tutelato il possesso della proprietà da parte della multinazionale
J-Colors”. Proprietà di quello che, fino a sei mesi fa, appariva
come un paesaggio lunare invaso dai topi: sarà che a pensar male
spesso ci si azzecca ma tutto ciò puzza di speculazione a chilometri
di distanza.
Giuristi di tutto lo stivale a questo
punto si mobilitano, taluni prendono posizione sostenendo sia
legittimo recuperare alla collettività un bene comune consegnato al
degrado.
Che i giuristi in erba del blog me lo
consentano, io vi propongo una piccola e risibile riflessione sul
diritto pubblico, senza la presunzione di impartire lezioni, che
lascio a chi ha incommensurabilmente più autorevolezza professionale
di me: l'art. 42 c. 2 delle costituzione recita “La proprietà
privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i
modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne
la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.
Orbene, a
mio modesto avviso, cacciare i topi per far spazio a istanze di
cittadinanza attiva configura una delle fattispecie dei limiti
esplicitati nel dettato costituzionale.
Io sono solidale con il Municipio dei Beni Comuni...e voi?
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