-

domenica 25 marzo 2012

Riflessione su un'immagine riflessa


di Dennis Salvetti

Ancora nei telegiornali, nei vari programmi di intrattenimento e (e spesso pseudo)informazione, sui giornali e nelle opinioni della gente comune e non, si sente parlare di tagli di qui tagli di là, la colpa è di questi no di quello o di quell’altro. Ancora si urla allo scandalo di fronte a questa o quell’altra proposta. Troppe tasse, troppo poco lavoro, volontà politica assente, i magistrati liberano stupratori, ladri, assassini e drogati. È colpa del sud, è colpa degli immigrati, è colpa del sistema, è colpa del capitalismo, è colpa delle banche, chi più ne ha più ne metta.

La gente “normale” guarda chi è al potere, chiede aiuto e nel frattempo li accusa di essere il male supremo, dal canto loro i “potenti” litigano molto, spendono di più e fanno poc’altro.
Ma di chi è la colpa di tutto ciò, di tutto questo sfacelo? Forse attribuire colpe a chicchessia è sbagliato, sicuramente fuorviante, nel senso che, dare colpe senza nulla fare se non lamentandosi, non si risolve alcun problema e soprattutto non si arriva alle loro radici (che spesso sono nascoste da anni ed anni di turpitudini).
In Italia, in particolare, la politica è sotto accusa (da anni oramai) da qualsiasi parte (persino al suo interno) e per questo sotto pressione, di qui la paura di fare qualsiasi mossa; quale che sia è sicuramente sbagliata. Se in vista di modificare qualche prerogativa-privilegio o è troppo poco o nasconde qualcos’altro, se in vista di qualche accordo bipartisan sicuramente è per mangiarci su in compagnia, se mossa in qualche altra direzione o è sicuramente sbagliata o semplicistica o comunque è faziosa. Con questo non voglio certamente difendere quella che è diventata una casta di ricchi professionisti ultraprivilegiati.
Ma come venne detto in passato e come ribadisco: “il parlamento è lo specchio del paese”. E per quanto ci possiamo sentire poco rappresentati, lontani anni luce o addirittura schifati, quelle persone (pur scelte dalle segreterie di partito e piazzate arbitrariamente sui loro scranni) sono appunto persone; che vivono in una comunità; non sono esseri trascendenti o staccati completamente dalla realtà, sono esseri umani scelti da (boh) per “rappresentare” qualcosa (che oramai non si sa bene cosa sia). Quello che la gente “normale” rifiuta e rifugge è l’idea che chi siede su quegli scranni comunque in un certo senso ci rappresenta. È come quella persona in sovrappeso che si guarda allo specchio, non si piace, si dispera, piange, rifiuta l’immagine riflessa e continua ad ingozzarsi pur odiando quello che sa che è. La comunità “civile” questo fa: si dispera per quello che vede allo specchio, lo rifiuta e continua ad ingozzarsi. E com’è che si ingozzerebbe una comunità? Beh innanzitutto perseguendo ognuno i suoi propri piccoli vizietti: buttare la cicca per terra, non facendo o non facendosi fare lo scontrino, chiedendo favori e spintarelle qui e là, etc., fino poi ad arrivare al clou: evadere le tasse, frodando fisco ed altra gente “normale”, vendendosi al migliore offerente per un posto al sicuro da qualsiasi tempesta, …
Ed i politici vengono da quest’ambiente. Saranno certamente (ribadisco) scelti dalle segreterie dei partiti attraverso dubbi metodi scriminanti, ma sono comunque persone inserite in un contesto sociale quanto meno di origine, per cui se sanno che l’assenza di scontrino non è un problema, vanno, allargandosi in modo non raramente spropositato, fino a ricevere tangenti in cambio di favori pagati di tasca pubblica. Tanto non è un problema. L’ho fatto per il bene comune. Lo fanno in tanti, perché dovrei aver sbagliato proprio io? Sono solo un pesce piccolo, io.
La gente “normale” (vuole, forse) ignora(re) bellamente questo rifiutando qualsivoglia responsabilità,  lamentandosi delle proprie miserevoli condizioni, attaccando qualsiasi colore politico, da quello avverso fino magari al proprio, e comunque chiedendo a questo o quest’altro favoretti sconticini e quant’altro.
Siamo sicuramente carenti di un po’ d’umiltà ma soprattutto di onestà. Con noi stessi e con chi ci sta accanto, foss’anche il più odiato degli avversari. Continuando ad attaccare tutto e tutti non risolviamo il problema. Lo aggraviamo. Ci “ingozziamo” e diventiamo sempre più grassi e malinconici. Fino a farci venire il diabete, problemi cardiovascolari. Fino a che non moriamo soffocati dal peso delle scelte non fatte, della forza di cambiare accumulata e mai spesa.
Quindi, orsù, siamo onesti. Prendiamoci la briga di pensare alle nostre travi e di lasciar stare le pagliuzze altrui. Sforziamoci di essere sinceri e non furbi. Spogliamoci (il dannato titolo del blog spunta sempre! non è mera pubblicità!) delle vesti intrise di violenza, rabbia, odio e furberie, mettiamo a nudo la nostra onestà ed umiltà ed impegniamoci partendo da noi stessi se vogliamo cambiare il mondo. Non servono a molto le manifestazioni se tornati a casa continuiamo ad odiare, a cercare furberie e tramandare il falso. Quindi, onestamente, se proprio volete dire un “vaffanculo” rivolgetevi allo specchio ed urlatelo, forse non servirà (e forse a nessuno importerà) ma sarà già qualcosa.
“Sii il cambiamento vuoi vedere avvenire nel mondo” Mahatma Gandhi

p.s. onestamente l'appello finale all'onestà puzza persino a me di demopopulargogia (eh!?) ma dopo tutto siamo animali politici (o politici animali?...)

1 commento:

Francesco Mancin ha detto...

Fantastico...
Comunque voto per politici animali!

Recenti