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domenica 18 novembre 2012

La battaglia dei pezzenti


di Dennis Salvetti

Ancora roventi le polemiche sulla giornata di manifestazioni e scioperi di mercoledì scorso, scontri infiniti su ogni mezzo d’informazione, tv, giornali, internet … immagini da una parte che mostrano “manifestanti” armati di tutto punto, spranghe, caschi, scudi e quant’altro … dall’altra parte linee e linee di agenti armati anche loro di caschi, scudi, manganelli, lacrimogeni …
Indubbiamente le immagini sono vere sia da una che dall’altra parte. Due “fazioni” pronte a darsi battaglia e quindi a scannarsi, menarsi e scatenare odio, rabbia e rancore. Per quanto valide le ragioni di una parte e dell’altra, non si possono giustificare le violenze. Perché bisogna pagare un insensato tributo di sangue ogni volta che si manifesta? Perché di fronte ad una situazione di profondo disagio socio-economico si cede alla violenza piuttosto che alle parole? Perché per mantenere l’ordine bisogna (costretti o meno) menar le mani? Perché per colpa di piccole frange di idiozia e violenza si è costretti a vedere gente coperta di sangue e lividi? Abbiamo quindi dimenticato gli insegnamenti di Gandhi, che con la sua lotta non-violenta portò addirittura alla nascita di un nuovo Stato?
Questa crisi la stanno pagando tutti (o quasi), tanto gli studenti e i lavoratori che si vedono tagliati fondi e aumentati i contributi, quanto poliziotti e carabinieri che si vedono bloccati stipendi per anni e tagliati investimenti per la sicurezza e l’ammodernamento. Perché se è vero che gli studenti piangono, le forze dell’ordine non ridono mica. Che il governo stia agendo nel modo meno felice possibile è sotto l’occhio di tutti. Ma da qui a bombardare di ogni cosa banche, uffici istituzionali e persone, non risolve proprio nulla, chi paga i danni è ancora la collettività. Manifestare sì ma senza caschi, senza spranghe, senza dare scuse per farsi massacrare, è ben risaputo che basta poco per farsi caricare e riempire di lacrimogeni, e farsi vedere armati di tutto è un buon modo per dare il via. Un circolo vizioso di odio e violenza che nella storia è già stato sfruttato e cavalcato da bravi oratori in grado di infiammare animi e coscienze (specie quelle più sporche). Cedere a tutto ciò ci rende vulnerabili a parole come: sicurezza, ordine, tranquillità, a scapito di “piccoli” tributi di democrazia e libertà.
Bisogna manifestare, è doveroso anche da un certo punto di vista costituzionale, far sentire la propria voce, mantenere viva e pulsante la democrazia; ma sempre nel rispetto delle regole democratiche. Odio e rancore ci possono portare solo nelle braccia di esperti imbonitori e quindi lontano dalla democrazia così faticosamente costruita e così faticosamente da mantenere.

“Speriamo che cambi il vento, che venga il libeccio, che si porti via quest'afa.” (Paolo Borsellino; per quanto sia stata detta in altra circostanza, ricalca quello che provo)

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