Appunti e riflessioni
di un pendolare qualunque nei giorni più neri di tutto il 2012
di Francesco Locatelli
Lunedì 10 dicembre 2012, una
mattina come tante altre. Con pedalata decisa e i minuti contati mi accingo a
raggiungere la stazione in tutta fretta; arrivato al parcheggio infilo la bici
nella rastrellerai con il lucchetto già in mano e dato che con la coda
dell’occhio ho potuto notare il Milano-Bergamo in attesa della coincidenza sono
prontissimo per la solita corsa fino al binario 1. Per fortuna, anche questa
mattina, il treno è in leggero ritardo: i soliti 5/10 minuti che permettono ai
ritardatari come me di prendersela con calma e assicurare un posto caldo nel
viaggio che porta al capoluogo lombardo. Per quanto riguarda l’aggettivo “caldo”
bisogna precisare che non è un eufemismo: la situazione sta migliorando e i
vagoni guasti, senza luce e riscaldamento di qualche anno fa non sono poi così
frequenti!
Ma torniamo a noi, a quella
mattina in cui scendendo a Monza riesco in tempo a salire sul treno che da
Sondrio porta a Milano Centrale. Attraversando la stazione Centrale per recarmi
in ufficio non noto nulla di strano: tanta gente con borsoni e valigie qui sono
“ordinaria amministrazione” ma non è presente alcun ammasso di folla
particolarmente numeroso. Durante la giornata do la classica lettura ad alcuni
quotidiani on-line: anche qui nulla di strano, niente che potesse raccontare
quello che già da alcune ore stava accadendo nelle stazioni di tutta la
Lombardia.
Ore 17.48, il Milano C – Lecco
parte regolarmente e dopo una decina di minuti si scende a Monza per aspettare
al freddo e al gelo il Milano P GA – Bergamo (Via Carnate) che ci riporta a
casa. E fu così, che alle ore 18.03 di lunedì 10/12/12 iniziò la mia odissea. Appena
sceso dagli scalini noto subito che qualcosa non và: tanta gente sui binari,
persone arrabbiate, mogli e mariti al telefono, facce sconsolate. “Ci sarà
qualche treno in ritardo; a questi brianzoli non và mai bene niente! Cosa
avranno mai da questionare? Dove’è il rispetto per noi provinciali che ci
dobbiamo fare 3 ore al giorno di viaggio??” In questi casi è sempre meglio
controllare direttamente i cartelli luminosi piuttosto che aspettare gli
annunci sonori; così, anche io, insieme a centinaia di altri pendolari, mi
avvio verso la lunga fila che conduce all’unica scala funzionante, tra l’altro
larga un metro e venti, del binario più affollato della stazione di Monza.
Sui pannelli la situazione è la
seguente: molti treni cancellati (specialmente nella frequentatissima linea
suburbana Albairate-Saronno), altri in ritardo superiore alla mezzora, ed
alcuni, in realtà solo le lunghe tratte, in leggero ritardo. Mentre cerco di
fare una previsione approssimativa dell’ora in cui arriverò a casa è un messaggio
sonoro che svela il mistero della situazione paradossale “ A causa di un guasto
al sistema informatico dei turni del personale, i treni potrebbero subire
ritardi e cancellazioni, Trenord si scusa per il disagio”. Panico e paura. I
minuti passano ed è un continuo via-vai di gente, ritardi annunciati e una
folla da stadio al di sotto dei cartelli luminosi. Nel trambusto c’è pure un
immigrato che bestemmia ad alta voce scatenando le reazioni di disprezzo di
molti adulti in sala d’aspetto. Con il viso rivolto verso i malcapitati mi
viene pure da sorridere perché tutto ciò non ha senso! I minuti passano e dopo
poco capisco che quei treni dal “ritardo previsto” in continuo aumento non
arriveranno mai perché in realtà dal capolinea non sono mai partiti. In più
sembra che oltre al sistema dei turni del personale sia andato a quel paese
anche la connessione tra una stazione e l’altra perché i treni in arrivo
vengono annunciati solo all’ultimo, senza preavviso sui pannelli luminosi e in
corrispondenza di binari che ovviamente non corrispondono ai soliti.
L’attesa diventa logorante sia
per la totale assenza di certezze di treni realmente in arrivo sia per il
freddo che si fa sentire sempre di più. Attendere notizie rassicuranti in sala
di aspetto? Niente affatto signori: Monza non ha una vera (e calda) sala
d’aspetto e gli annunci poco preventivi rischierebbero seriamente di far
perdere gli unici treni in circolazione. Aspetto impazientemente sul binario e
le 19 sono già passate da parecchio; così decido di tornare dentro la stazione
per vedere meglio come va la situazione. Resto con gli occhi puntati sul
pannello: i vari treni per Bergamo sono tutti segnalati in ritardi che via via
aumentano. Improvvisamente accade ciò che temevo “In arrivo il treno per Bergamo
sul binario 4”. Il sangue mi si gela, corro, supero gente, corro più forte,
siamo in tanti a correre verso quella maledetta e stretta scala che conduce in
superficie. C’è coda, tanta coda, nel frattempo il treno è arrivato pieno zeppo
come un carro da bestiame. Un giovane mi spinge, urto un anziano, l’anziano se
la prende con me, lo lascio cordialmente passare scusandomi, il controllore
fischia, si stanno per chiudere le porte. In realtà le porte non si chiudono: c’è troppa gente, e
ci credo, su questo treno ci sono tutti i pendolari che normalmente si spalmano
su almeno 3/4 corse diverse!! In qualche modo mi infilo nel vano della prima
carrozza, il controllore, di fianco a me, riesce a chiudere le porte, si parte!
Gli sguardi della gente sono diversi, c’è chi ride, c’è chi piange e c’è anche
una ragazza che ha il coraggio di fare quello che tutti vorremo azzardare: con
il sorriso tra le labbra chiede al capotreno “oggi i biglietti non li
controlla?”.
Il ritorno a Bergamo è lento,
scomodo ed affamato. Man mano che si procede rimangono seduti soltanto “i
reduci”, ovvero i pendolari bergamaschi che si fanno tutta la corsa fino al
capolinea. Piano piano si arriva a destinazione, finalmente siamo a Ponte San
Pietro! Come un soldato che ritorna in patria scendo dal convoglio e mi avvio
gioiosamente verso la mia bicicletta, che dopo anni di onorato servizio, anche
questa sera mi conduce fedelmente a casa.
Martedì 11/12/2012, stessa
storia, stesso protagonista, stessa ambientazione. In stazione incontro un
amico e gli racconto gli aneddoti del giorno prima, lui dal canto suo mi avvisa
che è quasi 40 minuti che aspetta un treno utile. Dopo averne aspettati quasi
altrettanti arriva un convoglio per Milano, manco a dirlo, pieno come lo
stomaco dopo un pranzo di Natale. Arrivato a Monza mi aspetta una decisione
importante: scendere e aspettare la coincidenza o rimanere sul treno e farsi a
piedi fino in ufficio? La scelta è purtroppo dettata da un piccolo inconveniente:
scendere è impossibile, ci sono troppe persone sul vagone, l’unica via di fuga
resterebbe il finestrino. Arriverò in ufficio che è quasi l’ora di pranzo; in
compenso ho scattato un paio di foto alla recentissima e appena inaugurata
piazza in zona Porta Nuova.
La nuova piazza in zona Porta Nuova, appena di fronte la stazione di Milano Porta Garibaldi |
Avendo imparato come funziona il
gioco decido di farmi furbo almeno per il viaggio di ritorno. Tramite il sito
my-link tengo costantemente controllati in treni in partenza lungo la via
Carnate per cercare di capire come procede la situazione. Il bilancio è da
bollettino di guerra: ritardi oltre l’ora, cancellazioni, treni non partiti e
mai arrivati. Verso le 18.30 decido che è giunto il momento di recarsi in
stazione per vedere di persona se c’è la possibilità di ritornare alla propria
casa. Per non ripetere l’errore del giorno prima, in cui oltre ad aver atteso invano
e al freddo rischiavo pure di rimanere giù come un fesso, mi reco direttamente
alla stazione di Porta Garibaldi attraversando piazza Repubblica e Viale Gioia.
In una ventina di minuti sono al capolinea e qui sono costretto a constatare che la situazione è ancor più tragica del giorno precedente: sono le 18.55 e dalle 16 circa non è partito neanche un treno per Bergamo. Nell’attesa torno in piazza Porta Nuova a scattare un altro po’ di foto e rientro velocemente in stazione per dare un occhio alla situazione. Mentre decido di mettermi in coda alla biglietteria per chiedere se i treni della Via Treviglio che partono da Centrale sono regolarmente in circolazione il mio sguardo cade su di un piccolo pannello che riporta i treni in partenza: all’ultimo posto della lunga trafila è comparso un “Bergamo, 19.31, binario 18”. Guardo l’orologio, sono le 19.25. I treni in ritardo ed in stato di cancellazione sono tantissimi, questo fa si che restino in coda nel pannelli luminosi e non possano cedere il posto a quelli che invece partiranno in orario. Alle 19.28 sono comodamente seduto sul sedile del treno che, ironia della sorte, è deserto. Alle 19.29 finalmente arriva l’annuncio “in partenza il treno per Bergamo al binario 18”, aspetto un ventina di secondi è poi è il boato: un fiume assordante di persone assale il convoglio e in poco più di un minuto non c’è posto più per nessuno. Il treno partirà regolarmente e sarà di arrivo a Bergamo con una buona mezzora di ritardo: alle 21 circa rientro a casa e mi tuffo in tavola dove anche oggi mi aspetta un dolce pasto riscaldato.
In una ventina di minuti sono al capolinea e qui sono costretto a constatare che la situazione è ancor più tragica del giorno precedente: sono le 18.55 e dalle 16 circa non è partito neanche un treno per Bergamo. Nell’attesa torno in piazza Porta Nuova a scattare un altro po’ di foto e rientro velocemente in stazione per dare un occhio alla situazione. Mentre decido di mettermi in coda alla biglietteria per chiedere se i treni della Via Treviglio che partono da Centrale sono regolarmente in circolazione il mio sguardo cade su di un piccolo pannello che riporta i treni in partenza: all’ultimo posto della lunga trafila è comparso un “Bergamo, 19.31, binario 18”. Guardo l’orologio, sono le 19.25. I treni in ritardo ed in stato di cancellazione sono tantissimi, questo fa si che restino in coda nel pannelli luminosi e non possano cedere il posto a quelli che invece partiranno in orario. Alle 19.28 sono comodamente seduto sul sedile del treno che, ironia della sorte, è deserto. Alle 19.29 finalmente arriva l’annuncio “in partenza il treno per Bergamo al binario 18”, aspetto un ventina di secondi è poi è il boato: un fiume assordante di persone assale il convoglio e in poco più di un minuto non c’è posto più per nessuno. Il treno partirà regolarmente e sarà di arrivo a Bergamo con una buona mezzora di ritardo: alle 21 circa rientro a casa e mi tuffo in tavola dove anche oggi mi aspetta un dolce pasto riscaldato.
Mercoledì 12/12/12 stessa storia.
Il guasto al software non è stato ancora riparato, d’altronde non si può imporre
a migliaia di dipendenti un cambiamento repentino di turni da un giorno
all’altro. Il risultato è una terza giornata tragica, paradossale ed
incredibile. All’andata riesco in qualche modo a cavarmela con solo una
mezzoretta di ritardo: è andata ancora bene! Al ritorno ripeto lo stesso
giochetto del giorno precedente, tengo d’occhio my-link e vedo come va la
situazione. Passate le 17.30 decido di recarmi in Centrale per prendere la
coincidenza a Monza e nel caso non ci fossero treni utili per Bergamo
proseguirò per Lecco dove un amico di Cisano si è gentilmente offerto di
ospitarmi per cena. Sto per salire sul sicuro regionale diretto a Tirano quando
il mio animo è tentato da un convoglio sulla mia destra: un nuovissimo treno è
parcheggiato con di fianco la scritta “Bergamo-Via Treviglio”. Ci penso un
attimo: che fare? Chiamo velocemente mio padre, il quale prontamente mi
risponde che si, mi può dare uno strappo dalla stazione di Bergamo fino a casa!
Non ci penso due volte, salgo e in 48 minuti spaccati sono di nuovo nella mia
cara Bergamo (quando si dice nascere sulla direttrice sbagliata!!).
Giovedì 13/12/12 mi sveglio,
colazione, mi cambio ed esco al solito orario. Non trovo la mia bici, dove sarà
finita? Che sbadato……l’ho lasciata in stazione ieri sera! Niente da fare, il
treno è perso (sempre che un treno ci sia). No, non mollo, inizio a correre e
sudato più che mai riesco a salire sul 9.01, in realtà in ritardo dei classici
5 minuti. Non sapendo se ci sarà la coincidenza a Monza mi reco di nuovo a
Porta Garibaldi e, come nei giorni precedenti, cammino a passo spedito prima di
raggiungere l’ufficio in poco meno di mezzora. Dopo quattro giorni di disagi
qualche segno di miglioramento c’è: almeno negli orari di punta Trenord sembra
aver capito che è meglio organizzarsi a dovere. Così, senza troppi problemi,
arrivo a casa incredibilmente in orario! Finalmente posso ritenermi
soddisfatto.
Venerdì 14/12/12 ho imparato che
i sogni durano poco e che come ricordata giustamente Trappattoni “non dire
gatto finché non c’è l’hai nel sacco!”. Mi sveglio con 10/15 centimetri di
neve, bene! Anche oggi niente treni! In realtà faccio lo stesso un salto in
stazione nella speranza che qualche impavido macchinista se la senta di
affrontare la spessa coltre bianca! Nient’affatto, oggi a Milano non ci sia
arriva! Sconsolato ma felice per la bella imbiancata torno a casa e inizio a
buttar giù due righe su quello che è accaduto durante questa settimana. Ne
uscirà un diario dal titolo “La settimana del disagio”, appunti di uno scandalo
tutto lombardo.
Dulcis in fundo: ecco cosa è
successo durante il week-end
. Della serie “Oltre al danno, anche la beffa”.
1 commento:
bravo cesko... certo che a nascere sulla direttice sbagliata... La settimana per me non è stata così tragica, io salgo a centrale e scendo a calolzio, sono uno dei signori del diretto....
comunque in 25 anni di pendolarismo ne ho viste di cotte e di crude...
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