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venerdì 18 gennaio 2013

Nuovi equilibri mondiali?

Di Marzano Luigi

Cari lettori, doveva essere la campagna elettorale della terza repubblica e invece sembra una campagna per il funerale della seconda. Sono stufo e per questo ho deciso di trascurare questo teatrino patetico. Oggi voglio parlarvi di un problema lontano, ma che interesserà sicuramente la salute dei nostri figli e la nostra economia forse persino nel breve periodo. Non sono notizie eclatanti in Italia: si sa la nostra attenzione sulla politica estera si limita ai sequestrati di turno, ma mentre noi ancora pensiamo a che votare nella nostra Italia periferica, il mondo sta cambiando. E' stata davvero la crisi?.
Lo smog che avvolge Pechino 

Gli ormai ex-"paesi in via di sviluppo" stanno cominciando ad interessarsi all'ambiente: avevo accennato alla nuova politica energetica del Brasile e pare che le acque si stiano smuovendo anche in altre parti del mondo. Non pensiamo certamente a cambiamenti radicali, che non sono dovuti ad un improvviso amore ed altruismo ecologico mondiale, ma volti a migliorare condizioni di vita che stavano diventando drammatiche. Ho paura di raggiungere conclusioni banali o avventate poichè non si sta trattando di un argomento semplice. La svendita di ambiente e lavoro sono stati il cavallo di battaglia della delocalizzazione selvaggia. La crisi, e non sono il solo a dirlo, non è stata un ritorno crudele  sulle nostre economie, un effetto dell'esternalizzazione di saperi e di capitali. 
Una notizia recente mi fa pensare che il mondo stia ricercando un nuovo equilibrio.



Avrete sentito anche voi, a Pechino si sta vivendo un'emergenza spaventosa, una gigantesca "nebbia" da inquinamento ha avvolto la metropoli sospendendo la vita all'aperto dei cittadini, fermando a terra voli, e creando danni alla salute dei cittadini (e quindi anche alle tasche) spaventosi. L'indice di qualità dell'aria ha fatto registrare un record il 12 Gennaio quando ha raggiunto quota 775 (a New York lo stesso giorno era  pari a 19) e per la prima volta il governo cinese ha dichiarato lo stato d'emergenza. Quello che fa notizia è la chiusura, imposta dal governo, di tre delle sei linee di produzione nella capitale (tra cui lo stabilimento Hyundai) e lo sdegno dei cittadini che nonostante le forti censure sono riuscite a portare all'attenzione internazionale una situazione drammatica. Si stanno muovendo le acque, inoltre si stanno ricercando soluzioni ed investimenti per ridurre il problema: Tutto ciò unito all'indignazione dei cittadini renderà più facile il cammino.  Ma noi non dobbiamo restare a guardare. 
Ilva, Taranto
India e Cina hanno firmato e ratificato il protocollo di Kyoto, ma non essendo state ritenute responsabili delle emissioni inquinanti durante il periodo di industrializzazione non hanno obblighi di riduzione delle emissioni di gas serra. Peccato che insieme agli altri stati non aderenti siano responsabili del 40% dell'emissione mondiale di gas serra.
Continuiamo pure a parlare di campagna elettorale e non crediamoci santi, tuttavia guardiamo anche in casa nostra e cambiamo assieme.
Ma 'sto decreto salva Ilva? Si smetterà in tutto il mondo di svendere salute e lavoro a discapito dell'ambiente? Sostenibilità e progresso dovrebbero andare 
a braccetto.


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