di Sara L.
Non so a voi, cari lettori, ma a me sembra che questa
affermazione, all'apparenza espressione di preoccupazione e vicinanza
alle donne della città e non solo, faccia un po' il paio
con quanto sostenuto da Don Corsi, secondo il quale per le donne
vittime di violenza si potrebbe invocare il concorso di colpa, dato
che “provocano con quel modo di vestirsi e andare in giro!”.
Uscire di casa la sera senza la scorta
di prestanti individui di sesso maschile pare troppo audace per
l'esimio garante della legalità cittadina, e lasciare scoperta un
po' di pelle di troppo pare un lasciapassare autorizzato per il pio
prete, e penso non solo per lui. Che poi, se ben ci pensate, cari i
miei maschi italici, se un uomo non ha rispetto per la donna che si
trova di fronte, non la considera nella sua globalità ma solo per il
corpo che la riveste, non sarebbe la stessa cosa se fosse interamente
coperta di vestiti, da capo a piedi? Oppure è lecito mutuare la tesi secondo la quale “l'occasione fa l'uomo ladro?”.
La città si mobilita: qualcuno, per
esempio l'Associazione Aiuto Donna insieme ad alcuni concittadini,
coerentemente con la propria vocazione di impegno civile per la
tutela della libertà individuale, qualcuno per sfogare la rabbia
repressa e urlare una volta di più “contro tutti questi
maroccchini che devono tornare a casa loro” (si noti che l'aggressore era
cittadino del Kosovo, ma ai fini statistici la nazionalità poco
importa, come si legge in questo articolo), qualcuno invece perchè
il tema sicurezza è sempre proficuo in campagna elettorale.
Condividere l'idea che “è meglio non
uscire da sole la sera” non significa avere a cuore la sicurezza
delle donne, ma perpetuare una visione machista delle libertà e dei
diritti; le donne non si sentono più sicure se scortate, magari da
quegli stessi uomini-eroi che all'interno delle mure domestiche
mettono in atto episodi di violenza, questi sì rilevanti ai fini statistici! Le donne si sentiranno più sicure quando si
riuscirà ad imprimere quel cambio di cultura che porti gli uomini a
considerarle non un OGGETTO ma un SOGGETTO titolare del diritto di
scegliere.
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