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martedì 5 marzo 2013

La sagra della primavera

di Edoardo Marcarini


Il Novecento è il secolo delle sperimentazioni. In ogni campo artistico si assiste all'inizio del secolo scorso, giunti al massimo sviluppo degli schemi canonici di rappresentazione ed espressione, al rifiuto di ogni regola e al massiccio stravolgimento di ogni convenzione. Il primo monito in arte (intesa come arti figurative) ce lo danno gli impressionisti, con cui si avvia la scomposizione del raffigurato, riformata in seguito, ma secondo astratti processi, con l'espressionismo e le successive avanguardie artistiche. Nella letteratura il "concetto" diventa malleabile e fuggevole, nascosto in un labirinto di espedienti retorici e figure elaborate, talvolta comprensibili solo con lo studio dell'autore prima della lettura diretta. Addirittura, in parecchi casi, l'interpretazione oggettiva risulta inesistente, perché il valore poetico dell'opera si manifesta nella sua capacità di adesione e mutabilità da soggetto a soggetto.

La musica (si parla di musica occidentale) ha seguito nei secoli un percorso di evoluzione continua dalle forme più primitive fino a opere elaborate. Sono cambiati i metodi di scrittura e di suddivisione (l'attuale modo di suddividere le note non è fisicamente "corretto", si conservano perfetti solamente gli intervalli di ottava e quinta, gli altri sono calanti o eccedenti), inserite le dinamiche, valorizzate le pause ecc.
Tuttavia si è sempre parlato di musica tonale, ossia, indipendentemente dal ritmo dalle dinamiche e dal tempo, la struttura armonica fa riferimento ad una nota: la tonica. Per non parlare di aria fritta, il 99% della musica che passa per radio o televisione è musica tonale, e per ragioni anatomiche (forma dell'orecchio e ricettori uditivi) questa musica risulta gradevole (e non è una questione di abitudine ma si parla di dimostrazioni scientifiche e psicologiche di reazione neurale agli stimoli musicali).
Ma il tutto che torna nel tutto è un concetto antipatico agli stravolgitori, ed è così che nel tramonto dell'Ottocento Debussy introduce, con l'utilizzo sperimentale della scala esafonica, la decostruzione della struttura tonale.
Sulla sua scia nel giro di pochi anni gli esperimenti si accavallano, e si creano scuole di pensiero che sviluppano i più disparati strazi uditivi.
Alcuni di questi sono:
  • Musica seriale, che ha come caratteristica compositiva la ripetizione (serie) premeditata di determinati parametri musicali (accenti, dinamiche, timbri) che rimangono costanti e si affiancano ad una partitura che invece muta. Un esempio di musica seriale è la Dodecafonia, in cui il brano si risolve nella ripetizione di uno schema preordinato di note ripetute una volta sola (non risuono una nota prima di aver suonato le altre undici).
  • Musica microtonale, che utilizza intervalli differenti da quelli di un semitono (per intenderci, note che non compaiono su un pianoforte ma che hanno frequenze intermedie tra quelle di un tasto e l'altro). 
  • Musica minimalista, che consiste nel ridurre al minimo "sviluppo" un parametro musicale. Si hanno quindi pezzi con ritmi semplici e ripetitivi o velocità bassissime.
  •  Musica aleatoria, in cui alcuni elementi della composizione sono lasciati al caso.

Sebbene la gran parte di questi esperimenti musicali siano risultati fallimentari, per motivi di ricezione sonora (per le stesse ragioni per cui la musica tonale è ben recepita dall'orecchio, quella atonale non lo è), alcuni artisti sono riusciti a provare che la sperimentazione non solo non fosse fine a se stessa, ma che talvolta potesse portare a buoni risultati.
Uno di questi artisti è Igor Stravinsky, compositore russo naturalizzato francese, considerato dalla critica come uno dei più importanti ed influenti compositori del 1900 e della storia. Uno dei suoi più particolari componimenti è un balletto scritto nel 1913 intitolato " Le Sacre du printemps" in italiano "La sagra della primavera".
Questo balletto mette in scena un rituale pagano in cui una giovane viene costretta a ballare fino alla morte per ingraziare il volere delle divinità e il favore della primavera.
Sebbene la prima rappresentazione della Sagra si fosse conclusa con una rissa e pareri discordanti, quest'opera è una delle pietre miliari della musica e uno dei pochi esperimenti ben riusciti del Novecento.
Il brano si propone con un'introduzione inusuale con un fagotto che suona le note più acute e il flauto le più gravi (di solito è il contrario). All'interno del pezzo troviamo poi sezioni atonali, poliritmie, piccoli riquadri politonali, altri seriali. E' un grandissimo pout pourri che contiene ogni tipo di idea musicale dei secoli precedenti.

Detto ciò, qui il link.





Tanto non piacerà a nessuno.

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