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mercoledì 15 maggio 2013

Ex-vittime dell'Ex-cuem

di Francesco Mancin
Questo pezzo vuole essere una sorta di resoconto e di confronto sui fatti accaduti presso la sede occupata dell'Ex-Cuem in via Festa del Perdono a Milano, nell'Università Statale.
Premesso che gli studenti dell'università milanese forse già conoscono i dettagli degli ultimi giorni, credo sia importante raccogliere e riassumere le varie posizioni che stanno crescendo intorno alla vicenda, nutrendo la fiamma di una polemica che non si è ancora placata.

Non si intende con ciò introdurre alcun giudizio, se non quello di constatare che ancora una volta siamo di fronte ad un caso di una certa mancanza di chiarezza e di manipolazione delle immagini e delle parole.
 
Per riassumere i fatti rimando alla lettera fatta circolare dal Rettore Gianluca Vago a tutti i dipendenti, i professori e gli studenti:
 
Cari colleghi docenti, personale tecnico amministrativo e studenti,
sento il dovere di fornirvi un breve resoconto dei fatti avvenuti ieri e riportati dagli organi di informazione.
Come sapete, fino a ieri la nostra sede di via Festa del Perdono ha subito il sopruso dell’occupazione forzata, protrattasi per oltre un anno, dei locali dell’ex libreria Cuem da parte di un ristretto gruppo di individui, già ampiamente noti alle forze dell’ordine, che dichiarandosi diretti “eredi” dell’esperienza dell’ex libreria, li hanno trasformati, senza averne titolo o autorizzazione alcuna, in un centro di aggregazione. In questa specie di “centro sociale” persone di varia estrazione, anche non universitari, hanno svolto attività’ (raduni, ristorazione, festini, concerti, ecc.) molto lontane dall’ipotesi culturale per la quale la Cuem aveva ottenuto a suo tempo l’autorizzazione da parte dell’Ateneo, spesso e volutamente arrecanti pesante disturbo alle normali attività dell’Ateneo (lezioni, lauree, convegni, e altre manifestazioni culturali). Lo scambio e la vendita di libri, comunque illecita, hanno rappresentato sempre un aspetto del tutto secondario delle loro attività.
Dallo scorso novembre, fin dall’inizio del mio mandato, sono stati compiuti ripetuti tentativi per convincere gli occupanti a ricondurre la loro esperienza nell’ambito della legalità, costituendo una regolare associazione e formulando proposte ragionevoli e costruttive per l’utilizzo degli spazi. In questa prospettiva si è persino rinunciato alla prima ipotesi di intera destinazione dello spazio ex Cuem al servizio disabili, ipotesi già presa in considerazione dal Consiglio di Amministrazione e poi accantonata lo scorso dicembre in favore di una delibera, sostenuta dalle rappresentanze studentesche, che prevedesse una parziale assegnazione di tali spazi ad una regolare associazione studentesca, previa pubblicazione di un bando di selezione pubblica. A tale bando, cui hanno risposto due soggetti interessati, gli occupanti si sono invece rifiutati di partecipare. Quest’ultima circostanza, insieme al susseguirsi di episodi di vandalismo e provocazione rivolti alla comunità universitaria, e culminati in una recente tre giorni di festeggiamenti, completamente fuori da ogni possibilità di controllo, per celebrare l’anniversario dell’occupazione e la nascita di una “Università clandestina”, mi hanno infine indotto ad autorizzare lo sgombero dei locali che è stato effettuato nella giornata di sabato 4 maggio.
Esso è avvenuto senza alcun intervento delle forze dell’ordine e nel corso delle operazioni è stata assicurata la rimozione e la conservazione del materiale contenuto nei locali. Alla riapertura dell’Ateneo il lunedì mattina (6 maggio) gli ex-occupanti, dopo essere rientrati in possesso del loro materiale, hanno contestato l’avvenuto sgombero dei locali e si sono insediati nell’atrio principale del settore didattico occupando successivamente le aulette antistanti l’Aula Magna dopo averne forzato gli ingressi: il tutto e’ stato accompagnato da gravi atti di intimidazione nei confronti del personale dell’Ateneo addetto al servizio di sorveglianza e addirittura di altri studenti, dall’interruzione delle lezioni e degli esami in corso e da ulteriori atti vandalici che hanno provocato seri danni alle strutture universitarie.
A nulla sono valsi i tentativi di mediazione da parte di alcuni docenti.
Nel pomeriggio la situazione si e’ ulteriormente aggravata con il cortile centrale dell’Ateneo invaso dagli occupanti che hanno creato una sorta di barricata all’ingresso delle aulette occupate. Essendo venute meno le condizioni di sicurezza così da mettere a serio repentaglio l’incolumità’ degli studenti e del personale universitario, mi sono visto costretto a richiedere al Questore di Milano l’intervento delle forze dell’ordine per il ripristino della legalità’ nell’ambito dell’Ateneo.
Mi assumo l’intera responsabilità di una scelta difficile, presa a salvaguardia dei diritti degli studenti e dell’intera comunità universitaria, oltre che a tutela della dignità dell’Istituzione pubblica. L’epilogo è stato solo la conseguenza di una escalation crescente di gesti irresponsabili ed atti di prevaricazione da parte di una esigua minoranza aggressiva, rappresentante solo di se stessa, non tollerabili in democrazia né ora né in futuro.
Il Rettore
Gianluca Vago
 
Vi sono poi alcuni sondaggi effettuati dal sito "FaberGiornale", dei quali riporti i più sgnificativi (click su immagine per ingrandire)



Riporto inoltre alcuni estratti di esteranzioni delle due principali liste di studenti degli organi universitari, UniSì (inspirazioni di sinistra) e Obiettivo Studenti (filo-ciellini):
  • UniSì[...]Dialogo condotto unilateralmente per le continue chiusure da parte degli occupanti, non disposti a garantire un profilo di legalità, indispensabile per l'ateneo. Smentiamo subito la voce che vuole l'amministrazione richiedere 80.000€ agli occupanti per regolarizzare la loro posizione. La stessa mail, da loro inviata al Consiglio di Amministrazione, conteneva rivendicazioni inconcepibili per l'Ateneo e la sua struttura, proprio la negazione del concetto di regole.[...]
Smentiamo, a questo punto, un'altra voce che ci vuole partecipanti a questo avviso pubblico; uniSì non ha mai espresso la volontà di parteciparvi.
Successivamente in occasione dell'anniversario dell'occupazione, all'interno di un discorso politico, che comunque noi non condividiamo, si constata un serio innalzamento della tensione, in seguito al deturpamento della struttura universitaria avvenuto durante i festeggiamenti.[...]


Sugli avvenimenti del lunedì successivo, ci siamo già pronunciati, e ribadiamo la ferma condanna per l'intervento delle forze dell'ordine, peraltro condotto con metodologie particolari e difficilmente giustificabili.

Condanniamo, senza riserve, le azioni compiute da alcuni nella giornata di martedì. In particolare riteniamo che la raccolta della pavimentazione del chiostro, degli strumenti edili, del materiale antincendio e altri oggetti contundenti, siano azioni assolutamente deprecabili, qualunque sia la rivendicazione alla quale tendono. Così come crediamo che ferire un dipendente dell'Ateneo, che compiendo il suo lavoro, tentava di riaprire l'ingresso del civico 7, sia un comportamento inaccettabile.[...]

  • OB.Stud.[...]Sono a tutti tristemente noti i fatti che, a partire da lunedì 6 maggio, constatato lo sgombero da parte degli occupanti, si sono susseguiti in un preoccupante crescendo, fino alla extrema ratio dell’intervento delle forze dell’ordine.

    La nostra università non può vivere in una atmosfera di tensione, trasformarsi in teatro di prevaricazioni e di violenze. Siamo tutti chiamati a evitare che si creino le premesse stesse di situazioni di abuso e di scontro, a costruire un clima di dialogo e di rispetto degli altri e delle istituzioni.

    Un positivo segnale in questo senso è venuto dalla seduta congiunta di Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione di giovedì 9 maggio, durante la quale è stata approvata, con un solo voto contrario, una mozione di grande rilievo per il nostro Ateneo: i due organi si sono impegnati a trovare una soluzione che, oltre a riportare la legalità, continui il percorso già iniziato con le rappresentanze studentesche «allo scopo di aumentare la fruibilità degli spazi dell'Ateneo» (www.unimi.it/news/63756.htm). In un’assemblea animata da un dialogo franco tra Rettore, docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo si è dunque saputa e voluta trovare una via condivisa.

    In accordo con i rappresentanti dell’altra lista abbiamo sottolineato con forza la necessità che quegli spazi vengano destinati alla valorizzazione di presenze studentesche che intendano contribuire costruttivamente alla vita dell’Ateneo, nel pieno rispetto della legalità e senza prevaricazioni.


    La nostra università ospita tanti esempi di partecipazione intelligente e creativa di singoli e di gruppi (si pensi alla miriade di iniziative culturali realizzate anche grazie all'apposito fondo dell’Ateneo), di impegno da parte di studenti che quotidianamente affrontano il loro studio compiendo al tempo stesso grandi sacrifici per mantenersi (e che sarebbe assurdo liquidare come "borghesi" disinteressati al proprio futuro). Sono esempi che non fanno rumore, ma mostrano il vero volto dell’università.[...]
 

 Vorrei concludere con la riproposizione della lettera del Prof. Zucchi, filosofo del linguaggio, che il Blog "L'Opinabile" ha pubblicato alcuni giorni fa (secondo me le parole migliori intorno a tali gravi eventi), ed il commento dei fatti ad opera degli stessi autori.

La lettera di Zucchi risponde ad un precedente appello degli attivisti della ex-cuem, nel quale si esortavano gli studenti ma soprattutto i professori a prendere coscienza ed a non abbandonarsi all'ignavia. Per approfondire: Libreria Autogestita Ex-Cuem

Lettera: Io penso che il Rettore Vago abbia sbagliato a chiamare la polizia. Detto questo, se voi odiate gli indifferenti, io detesto i cazzoni. Non me la prendo per la stoccata sul fatto che colleghi più illustri di me si sarebbero esposti in passato.

Il termine ‘più illustri’ rivela un robusto senso della gerarchia insospettato dalle vostre parti. Temo però che, se per colleghi più illustri intendete imbecilli come Toni Negri, questo sia un punto a favore di Vago, non una ragione per darvi solidarietà.

Me la prendo invece perché l’altro giorno avete imbrattato lo spazio di fronte all’Aula Magna come se fosse cosa vostra e non cosa di tutti, scrivendo slogan da mentecatti come “più sbirri morti”. E’ su questo che mi chiedete solidarietà?

Me la prendo perché, tra le altre cose, avete usato lo spazio dell’ex-cuem per fare dei party, lasciandovi dietro una quantità di immondizia e di sporcizia che neanche il circo Barnum e rivelando così, a dispetto delle vostre proteste contro lo sfruttamento, di avere le idee chiarissime sul fatto che al mondo ci sono quelli che possono sporcare e i poveracci che devono pulire e che va bene così. E’ su questo che mi chiedete solidarietà?

Me la prendo perché, se aveste fatto un progetto decente, avreste potuto continuare a gestire lo spazio dell’ex-Cuem e invece vi siete comportati come se presentare un progetto all’amministrazione fosse al di sotto della vostra dignità, trascurando il fatto che, con il vostro modo di ragionare, si legittima anche il diritto di Forza nuova di prendersi uno spazio e farne quel che vuole. E’ su questo che mi chiedete solidarietà?

La solidarietà va meritata.

Sandro Zucchi
 
Il commento: [...]pensare che un infelice epilogo come quello di questo pomeriggio possa negare la legittimità dello sgombero dell’Ex Cuem sarebbe insensato. L’Ex Cuem andava chiusa perchè era un’appropriazione indebita di uno spazio comune di cui la Statale poteva e doveva disporre. In molti si sono sollevati (e si solleveranno ancora, ne sono certo) per affermare che l’occupazione dell’Ex Cuem era un atto di riappropriazione degli spazi degli studenti, perchè l’Università è degli studenti. Ebbene, questa idea distorta secondo cui la popolazione può disporre degli spazi pubblici come meglio crede è una stortura che deve essere corretta andando a lavorare sui più profondi substrati culturali di questo Paese.

Il mio essere cittadino non mi autorizza a fare della dimensione pubblica un muro bianco su cui vomitare tutto quello che mi passa per l’anticamera del cervello. Il luogo pubblico, in quanto tale, è di tutti e per questo tutti lo devono rispettare. Come il luogo pubblico debba essere gestito lo si decide nei luoghi e con i tempi degli organi di rappresentanza perchè questa, mi spiace per chi ancora non se ne è fatto una ragione, è la democrazia.

Di certo non spettava, e non spetta, a una ristretta minoranza di studenti prendere deicisioni circa il destino di quello spazio. E il motivo principale è che, essendo quello spazio di tutti, non c’è nessuna ragione per cui debba essere usato per attività che non rappresentano nessuno se non coloro che le svolgono. E se quelle persone pensano di rappresentare gli studenti, purtroppo vuol dire che sono tragicamente lontane dalla realtà dei fatti senza neanche rendersene conto.


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