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domenica 11 novembre 2012

All'ombra della croce

di Dennis Salvetti


Due sono gli importanti avvenimenti accaduti nell'ultima settimana che ho intenzione di far rilevare: l'allargamento degli Stati a favore dei matrimoni omosessuali e l'accoglimento in Consiglio d'Europa di un ricorso presentato dall'Ippf En contro l'Italia per la questione aborto.
 

Per quanto riguarda la prima questione è stato ampiamente sbandierato dai media come nel mondo la macchina per le pari opportunità si sia mossa: con gli importanti esiti dei referendum in Maine, Maryland e Washington, con l'ok della Corte Costituzionale spagnola ai matrimoni omosessuali approvati dal governo Zapatero e con la legge in Francia sempre sulla stessa materia. Fatti ampiamente contestati da ultraconservatori con scenari apocalitici ("la fine della società" ... "un'apertura per la poligamia" ... "fine della riproduzione" ed altre amenità del genere), conditi da teorie pseudo-scientifiche, di cui la più reiterata: "è contro natura", ignorando il fatto che molteplici ricerche hanno evidenziato che in moltissime specie esiste l'omosessualità. In questo trionfo per le pari opportunità e i diritti dei singoli di esprimere liberamente la propria personalità sia individualmente sia nelle formazioni sociali (come espresso tra l'altro dall'articolo 2 della nostra Costituzione, che da interpretazione costante legge la famiglia come formazione sociale primigenia), indubbiamente stona una decisione presa dal Parlamento italiano di bocciare la proposta di allargare le norme penali sulla discriminazione razziale, di genere e religiosa anche alla discriminazione di orientamento sessuale, promossa bocciata grazie ad un emendamento firmato Lega e votato da UDC e PdL. Insomma la solita riproposizione dell'Asse che ha governato l'Italia per quasi un decennio (pur con alti e bassi), il tutto con la solita scusa dei valori cristiani, che certo non aprono al matrimonio omosessuale ma che quantomeno biasimano comportamenti contro la tolleranza e la fratellanza. Il che ci mostra indietro anni luce rispetto molti Paesi di cultura occidentale. Qui due articoli correlati: Gay nel mondo - Repubblica , Is gay marriage too progressive for the French? - TIME .
Mentre la seconda questione viene in rilievo innanzitutto ricordando alcune dichiarazioni espresse da esponenti del Partito Repubblicano durante la passata campagna elettorale, ossia il rifiuto dell'aborto anche per quanto riguarda i casi provocati da violenza sessuale. Queste (e altre gaffes) hanno provocato l'alienazione della maggioranza dell'elettorato femminile e la sconfitta dei candidati senatori antiabortisti. E intanto vengono in mente i vari "Family Day" e le manifestazioni antiaborto, promossi da cattolici di partito, e tutti i movomenti pro-life. Scelte scellerate che possono solo che provocare danni. Innanzitutto eliminando una legge come la 194 (intitolata non a caso "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza", promossa e votata dalla stessa DC) si tornerebbe all'epoca della "conservazione della razza" (codice penale Rocco, 1930), agli aborti irregolari compiuti in locali completamente antisalutari (con notevoli rischi per la salute delle madri). Ciò che ha portato l'Ippf En (con la collaborazione della Laiga) a presentare il ricorso non sono tanto i movimenti (ovviamente, per quanto non condivisibili, hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero) ma perchè la percentuale di personale non obiettore in Italia è bassissimo, mediamente attorno al 30%, con punte minime al di sotto del 15%. Il tutto in contrasto con il diritto per le madri di poter abortire in un ambiente sicuro (anche se minorenni se ritenute sufficientemente mature, caro Farina), una volta presa coscienza delle possibili conseguenze; portando ad una situazione paradossale: cioè l'esistenza del diritto senza la possibilità di poterlo far valere. Quello che è ancora più terribile è la "scomparsa" delle conoscenze in materia di aborto, infatti i medici che praticano in percentuale amggiore sono sempre più vicini alla pensione e la materia non viene insegnata alle università, con il rischio concreto che entro un paio di decenni al massimo tutta la cultura retrostante le tecniche abortive possa scomparire, lasciando un diritto scoperto dal punto di vista applicativo.
Ricorso contro l'Italia in Consiglio d'Europa - il Fatto Quotidiano
Legge 194, medici cercasi - il Fatto Quotidiano

Per terminare in bellezza: Omosessualità - EELST

4 commenti:

Luigi Marzano ha detto...

Ne parlavamo giusto ieri ma come sempre ne hai scritto un articolo preciso ed interessante, quello dell'aborto in Lombardia patria di Comunione e Liberazione (in sanità poi...) sta diventando una croce. Spero che la segnalazione del Ippf smuova un po' le acque e che si distrugga questo muro ipocrita dei valori religiosi nella politica di uno Stato laico.

giuditta ha detto...

La legge 194 non è stata "promossa e votata dalla DC" ma frutto di un doloroso referendum che ha diviso a suo tempo gli elettori, cattolici e non. Per quanto riguarda i valori religiosi, non sono d'accordo con Luigi: se un Valore è tale, religioso o no, va tutelato dalla legge. Ricordo l'art.2 della Costituzione: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo....." Personalmente ritengo il diritto alla vita inviolabile, anche dallo stato laico.
Giuditta

camilla ha detto...

Caro Dennis, ti chiedo come puoi meravigliarti dei dati sull’aumento dei medici e infermieri obbiettori nell’ambito della legge 194.(Tra parentesi, è un dato che non conoscevo).
Io non sono un medico , solo una donna che ha tenuto in braccio, oltre che in pancia , tanti figli.
Per questo posso immaginare che disgusto, che strazio, che schifo deve essere
per un medico strappare dall’utero un piccolo essere che non solo è uomo dal concepimento, ma che si presenta già come piccola personcina, con tutte le sue forme inconfondibili, nelle settimane in cui l’aborto è praticabile per legge, Deve essere una sensazione molto simile a quella che indubbiamente hanno provato gli addetti allo stermino nei campi famigerati. Roba da perderci il cervello , oltre che la propria umanità.
Si può tollerare e andare avanti, non ne dubito: se è il tuo lavoro1 Ci mancherebbe...

Per persistere con convinzione occorre probabilmente un’adesione di fede alla causa
della” bontà” di questa prassi, la stessa determinazione e convinzione di chi mette la vita per un ideale in cui crede fermamante. Ragazzo , siamo fatti di carne e di sangue tutti, non di idee e principi sui quali scannarci o perderci.
Se riconosco in me la mia “umanita’”, allora posso e devo riconoscerla nell’altro, specie se è senza difese e alla mercè delle decisioni altri.
“All’ombra della croce” Titoli il tuo pezzo. Sono d’accordo, con un’ermeneutica diversa ...


Dennis Salvetti ha detto...

Innanzitutto voglio chiedere ammenda per errori e/o sviste, purtroppo ho scritto l'articolo di fretta e senza idee preventive che mi permettessero di pianificarlo. Comunque, relativamente alla seconda parte, volevo rettificare un paio di cose: primo, per quanto riguarda il voto alla 194, quello che intendevo dire (con parole sbagliate, me ne rendo conto) è che l'apporto della stessa DC è stato molto importante (se non fondamentale) visto il ruolo di maggioranza che ha ricoperto per mezzo secolo (anche se immagino che sia stata una decisione decisamente sofferta e discussa). Secondo, ciò che ritengo scandaloso e che contesto, non è il fatto di obiettare, diritto sacrosanto in un Paese pluralista e democratico, per quanto possa essere discutibile o meno. Ciò che mi fa pensare è che esiste un diritto a favore della donna di decidere se portare avanti una gravidanza che può costituire un rischio. E in questo la legge è chiara, esistono dei paletti ben precisi, condizioni che limitano l'accesso all'operazione. E comunque è dovere del medico INFORMARE la paziente sui possibili pro e contro di un tale intervento. Sicuramente provoca disagio sia in chi opera sia in chi subisce l'operazione, ma è una decisione che può prendere soltanto la madre. C'è da considerare, tra l'altro (discutibile o meno), che da giurisprudenza e dottrina costante il diritto alla vita del feto è dipendente dall'evento nascita; ossia il feto da quel momento ha a disposizione tutta una serie di diritti di cui però non può disporre, e allora che fare? Sono i genitori e la madre in primis a dover prendersi cura dell'adempimento di questi diritti, tra cui rientra sicuramente quello a nascere sano (e ciò non vuol dire un ritorno all'eugenetica di nazista memoria), visto l'incoscienza o comunque l'impossibilità di esprimere una decisione. E allora bisogna provvedere a tutelare anche la donna da complicazioni e rischi, evitando di lasciare una pericolosa lacuna normativa, che non tutela nessuno, nè madre nè feto. E bisogna provvedere alla trasmissione delle relative conoscenze onde evitare: 1) l'inadempimento di un diritto, 2) il rischio che madri si rivolgano a cliniche clandestine dove il rispetto della salute e dell'igiene sono completamente assenti.

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