di Francesco Locatelli
per la rubrica “A spasso per le Orobie, anzi a spasso un po’ dovunque”
per la rubrica “A spasso per le Orobie, anzi a spasso un po’ dovunque”
Se hai una bici decente, una
mezza giornata di tempo e voglia di farti un giretto sano, divertente, un po’
faticoso ma ampiamente ripagante, allora sali in sella destination Val Serina. Seriana volevi dire? No gente, ho detto
proprio S-E-R-I-N-A, avete capito bene! Mai sentito parlare di Bracca, Cornalba
o Algua? Costa, Miragolo o Selvino? Fratelli, vi siete persi il paradiso dietro
l’angolo!
Gli ultimi tratti della salita Zogno - Miragolo |
Bergamo e le sue valli. Un po’
per fretta un po’ per ignoranza, ci si ricorda solo dei fratelli Brembani e dei
cugini Seriani. Ah, signori poi ci sarebbe anche la Val di Scalve, non
dimentichiamocene! Con la pace degli Imagnini, ricordiamo gli orobici della Val
Cavallina, i pastori della Val Taleggio e perché no, anche i mille rami
dell’Alta Brembana (provate voi a dire ad uno di Valtorta se abita in “zona
Foppolo”!!). La lista della spesa potrebbe andare avanti all’infinito perché
non c’è angolo della nostra provincia a cui non sia già stato dato un nome e che
non sia conteso avidamente da chi ne detiene la proprietà! In questo tripudio
di paeselli c’è un angolo in particolare di cui nessuno porta mai notizia, si
trova tra la ValSeriana e la ValBrembana, vi si accede da Albino, Nembro o
Gazzaniga così come da Zogno od Ambria. Sta li in mezzo, nascosto tra l’Alben e
il Canto Alto, con i suoi caseggiati costruiti in costa, con il suo orrido
freddo ed umido anche ad agosto, con le sue salite tranquille, lunghe, belle.
Tutto questo è ValSerina!
E fu così che in una sera di metà
ottobre degli amici mi portarono a fare una “mangiata” in un caratteristico
agriturismo di “Sambusita”, una frazione della forse più conosciuta Algua.
Nonostante quella sera furono formaggi, salumi, polente, brasati e litri di
vino, nulla mi impedì di svegliarmi il giorno seguente con una gran voglia di
un bel giro in ValSerina. Complice il bel tempo, un cielo mozzafiato, la scarsa
intenzione di studiare e quella brutta sensazione da settimana passata nel
grigio milanese; do uno sguardo alla cartina e poi via, si parte!
Tra le tante salite che la
suddetta valle offre scelgo la Zogno-Miragolo con discesa dal versante opposto,
passando prima da Algua e poi costeggiando il fondo valle fino ad Ambria. Ma a
Zogno come ci arriviamo? Provinciale o paesini? “La strada più lunga e
difficile è anche la migliore” . Ok, vada per paesini!
Uno dei caratteristici ponti di Clanezzo |
Arrivato a Brembate Sopra già
capisco che dato l’ultimo mese di permanenza in quel di Milano la gamba e il
fiato sono purtroppo un lontano ricordo di un estate che fu. “Oggi è tosta”
penso tra me e me! Arrivo agli Almenni giro subito per Clanezzo, un paio di
foto ai caratteristici ponti e poi ancora in sella per Ubiale. Fin qui son
salitelle, tranquille e cortine ma un po’ pesantine se si ritorna da un gran
pedalata. Dopo Ubiale si passa sotto il ponte del provinciale e si approda alla
località “I Ponti” di Sedrina, curiosa strettoia della valle in cui sono stati
costruiti, uno sopra l’altro, diversi ponti che garantivano nei secoli scorsi
il passaggio agli abitanti. Riguardo questo luogo un aneddoto è assolutamente
necessario: la leggenda vuole infatti che il Pacì Paciana, brigante brembano
considerato da molti il “Robin Hood” di terra orobica, trovatosi alle strette venne
intimidito dalle guardie, che gli dissero: “anche le volpi vecchie, prima o poi
si catturano”. Lui prontamente rispose “si, ma non di questo pelo!” e si buttò
giù dal ponte riuscendo , ancora una volta, a scappare. Immancabilmente mi
affaccio dai ponti: tira un po’ di arietta signori e la corrente, credetemi,
non risparmia nessuno. Ci vuole proprio un bel “pelo” per buttarsi da qui!
I Ponti di Sedrina |
La gita continua con un paio di
km o forse più nella piana di Zogno: la strada è una sola e passare sul maledetto
e trafficato falso pianeggiante provinciale è, purtroppo, obbligatorio. Dopo il
paese, giro a destra e costeggiando il ponte sul Brembo mi trovo davanti i
primi tornanti della salita vera e propria. Il primissimo tornante, chissà come
mai l’unico che si fa con la stella davanti ancora sul “grande”, è sempre
entusiasmante; impossibile descrivere a parole quella sensazione da Giro
d’Italia (dei poveri) che si prova nell’inforcare il manubrio e alzarsi
orgogliosamente sui pedali, per poi ridiscenderne appena ci si accorge che di
questo passo, e sopratutto con questo cambio, arrivare in cima diventa un
problema serio!
Pascoli a Miragolo San Marco |
Provinciale vs Brembo |
Autoscatto sulla salita |
Oggi niente tempi, niente corse e
se sono stanco, mi concedo anche una pausa! La salita è discontinua, leggeri
falsopiani, tornanti e rampe si alternano lungo la stretta strada che passando
prima da Endenna e poi da Somendenna conduce a Miragolo. La Zogno-Miragolo è
una salita strana, non paragonabile alla Zogno-Sant’Antonio Abbandonato, ma pur
sempre più impegnativa delle varie Roncole raggiunte da Almenno, Bedulita o
dall’Albenza. Dieci km, e 700 metri di dislivello sono dati di tutto rispetto,
se in più ci aggiungiamo una discreta distanza da casa e una decisa scarsità di
forma del sottoscritto, la cosa inizia a diventare pesantina. La salita, la
faccio quasi tutta con la stella più leggera e ogni tanto mi scappa la mano
sulla leva del cambio, inconscio movimento invanamente sperante in una stella
ancora più leggera e che consenta un po’ di respiro alla situazione. “Libero da
ogni pensiero, sempre in sella e mai molà”
, questi sono i trucchi con cui ogni ciclista fuori forma salva ogni
situazione. E così anch’io, memore dei tempi d’oro in cui si saliva a Cornalba
con lo zaino o si sgambettava sulle impossibili rampe di Colle Pedrino,
sentendomi parecchio acciaccato, cerco di non pensarci troppo su e richiamo
così le ultime energie per affrontare il tratto finale.
Autoscatto, l'arrivo a Miragolo San Marco |
La chiesa di Miragolo San Marco |
La chiesa di Miragolo san Salvatore |
Roccolo serino |
A Miragolo mi aspetta un caldo
sole capolinante ad occidente: tutto il resto è sfondo azzurro, verde dei
prati, rumori delle mucche al pascolo e natura in veste autunnale. Una vera
pace, direte voi, ma neanche il tempo di assaporarla che alla vista
dell’asfalto una sensazione di infinita stanchezza mi toglie il respiro. In
questi casi, mai affermazione fu più azzeccata di “Hai voluto la bicicletta,
adesso pedala!!”.
Signori credetemi sulla fiducia
se vi dico che ho pedalato! La via del ritorno è stata, penso, più lenta
dell’andata. Percorso infatti tutto l’orrido della Val Serina ci si trova su
quel maledetto ponte di Ambia in cui il solo pensiero della mancanza di ancora
una quindicina di km fino a casa “”ti viene proprio male. Non è che poi la
strada “allevi” la stanchezza, visto che o ti spari tutto il provinciale o
costeggi i famosi paesini dell’andata, che sull’esperienza preferisco evitare
dopo una pedalata già sufficientemente devastante. In questi casi entra in
gioco un meccanismo mentale che io chiamo il “conta salite”: con la testa si
ripercorre dettagliatamente il percorso che conduce a casa prestando
particolare attenzione anche al più banale dei dislivelli positivi (in questi
casi anche la salita della stazione di Ponte diventa l’Everest). Da Zogno in
poi non riesco proprio a tenere il ritmo, a Sedrina faccio pausa anti crampi,
sullo stradone prego affinchè non mi tiri sotto nessuno, a Villa d’Alme scrivo
ad un’amica che mi aspettava “Sono in ritardo, faccio un po’ fatica a tornare”,
a Briolo (quasi) mi superano due nonne in graziella, a casa mi butto sul
divano, poi mi accorgo che forse è meglio farsi una doccia, così butto giù due
bicchieri di chinotto e collasso sotto l’acqua calda.
Link altimetria salita
Nessun commento:
Posta un commento