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venerdì 23 novembre 2012

Val Serina by bike

di Francesco Locatelli
 per la rubrica “A spasso per le Orobie, anzi a spasso un po’ dovunque”
Se hai una bici decente, una mezza giornata di tempo e voglia di farti un giretto sano, divertente, un po’ faticoso ma ampiamente ripagante, allora sali in sella destination Val Serina. Seriana volevi dire? No gente, ho detto proprio S-E-R-I-N-A, avete capito bene! Mai sentito parlare di Bracca, Cornalba o Algua? Costa, Miragolo o Selvino? Fratelli, vi siete persi il paradiso dietro l’angolo!

Gli ultimi tratti della salita Zogno - Miragolo


Bergamo e le sue valli. Un po’ per fretta un po’ per ignoranza, ci si ricorda solo dei fratelli Brembani e dei cugini Seriani. Ah, signori poi ci sarebbe anche la Val di Scalve, non dimentichiamocene! Con la pace degli Imagnini, ricordiamo gli orobici della Val Cavallina, i pastori della Val Taleggio e perché no, anche i mille rami dell’Alta Brembana (provate voi a dire ad uno di Valtorta se abita in “zona Foppolo”!!). La lista della spesa potrebbe andare avanti all’infinito perché non c’è angolo della nostra provincia a cui non sia già stato dato un nome e che non sia conteso avidamente da chi ne detiene la proprietà! In questo tripudio di paeselli c’è un angolo in particolare di cui nessuno porta mai notizia, si trova tra la ValSeriana e la ValBrembana, vi si accede da Albino, Nembro o Gazzaniga così come da Zogno od Ambria. Sta li in mezzo, nascosto tra l’Alben e il Canto Alto, con i suoi caseggiati costruiti in costa, con il suo orrido freddo ed umido anche ad agosto, con le sue salite tranquille, lunghe, belle. Tutto questo è ValSerina!


E fu così che in una sera di metà ottobre degli amici mi portarono a fare una “mangiata” in un caratteristico agriturismo di “Sambusita”, una frazione della forse più conosciuta Algua. Nonostante quella sera furono formaggi, salumi, polente, brasati e litri di vino, nulla mi impedì di svegliarmi il giorno seguente con una gran voglia di un bel giro in ValSerina. Complice il bel tempo, un cielo mozzafiato, la scarsa intenzione di studiare e quella brutta sensazione da settimana passata nel grigio milanese; do uno sguardo alla cartina e poi via, si parte!

Tra le tante salite che la suddetta valle offre scelgo la Zogno-Miragolo con discesa dal versante opposto, passando prima da Algua e poi costeggiando il fondo valle fino ad Ambria. Ma a Zogno come ci arriviamo? Provinciale o paesini? “La strada più lunga e difficile è anche la migliore” . Ok, vada per paesini!

Uno dei caratteristici ponti di Clanezzo
Arrivato a Brembate Sopra già capisco che dato l’ultimo mese di permanenza in quel di Milano la gamba e il fiato sono purtroppo un lontano ricordo di un estate che fu. “Oggi è tosta” penso tra me e me! Arrivo agli Almenni giro subito per Clanezzo, un paio di foto ai caratteristici ponti e poi ancora in sella per Ubiale. Fin qui son salitelle, tranquille e cortine ma un po’ pesantine se si ritorna da un gran pedalata. Dopo Ubiale si passa sotto il ponte del provinciale e si approda alla località “I Ponti” di Sedrina, curiosa strettoia della valle in cui sono stati costruiti, uno sopra l’altro, diversi ponti che garantivano nei secoli scorsi il passaggio agli abitanti. Riguardo questo luogo un aneddoto è assolutamente necessario: la leggenda vuole infatti che il Pacì Paciana, brigante brembano considerato da molti il “Robin Hood” di terra orobica, trovatosi alle strette venne intimidito dalle guardie, che gli dissero: “anche le volpi vecchie, prima o poi si catturano”. Lui prontamente rispose “si, ma non di questo pelo!” e si buttò giù dal ponte riuscendo , ancora una volta, a scappare. Immancabilmente mi affaccio dai ponti: tira un po’ di arietta signori e la corrente, credetemi, non risparmia nessuno. Ci vuole proprio un bel “pelo” per buttarsi da qui!

I Ponti di Sedrina
 La gita continua con un paio di km o forse più nella piana di Zogno: la strada è una sola e passare sul maledetto e trafficato falso pianeggiante provinciale è, purtroppo, obbligatorio. Dopo il paese, giro a destra e costeggiando il ponte sul Brembo mi trovo davanti i primi tornanti della salita vera e propria. Il primissimo tornante, chissà come mai l’unico che si fa con la stella davanti ancora sul “grande”, è sempre entusiasmante; impossibile descrivere a parole quella sensazione da Giro d’Italia (dei poveri) che si prova nell’inforcare il manubrio e alzarsi orgogliosamente sui pedali, per poi ridiscenderne appena ci si accorge che di questo passo, e sopratutto con questo cambio, arrivare in cima diventa un problema serio!

Pascoli a Miragolo San Marco
Provinciale vs Brembo

















Autoscatto sulla salita



Oggi niente tempi, niente corse e se sono stanco, mi concedo anche una pausa! La salita è discontinua, leggeri falsopiani, tornanti e rampe si alternano lungo la stretta strada che passando prima da Endenna e poi da Somendenna conduce a Miragolo. La Zogno-Miragolo è una salita strana, non paragonabile alla Zogno-Sant’Antonio Abbandonato, ma pur sempre più impegnativa delle varie Roncole raggiunte da Almenno, Bedulita o dall’Albenza. Dieci km, e 700 metri di dislivello sono dati di tutto rispetto, se in più ci aggiungiamo una discreta distanza da casa e una decisa scarsità di forma del sottoscritto, la cosa inizia a diventare pesantina. La salita, la faccio quasi tutta con la stella più leggera e ogni tanto mi scappa la mano sulla leva del cambio, inconscio movimento invanamente sperante in una stella ancora più leggera e che consenta un po’ di respiro alla situazione. “Libero da ogni pensiero, sempre in sella e mai molà” , questi sono i trucchi con cui ogni ciclista fuori forma salva ogni situazione. E così anch’io, memore dei tempi d’oro in cui si saliva a Cornalba con lo zaino o si sgambettava sulle impossibili rampe di Colle Pedrino, sentendomi parecchio acciaccato, cerco di non pensarci troppo su e richiamo così le ultime energie per affrontare il tratto finale. 

Autoscatto, l'arrivo a Miragolo San Marco
La chiesa di Miragolo San Marco
La chiesa di Miragolo san Salvatore

Roccolo serino
 A Miragolo mi aspetta un caldo sole capolinante ad occidente: tutto il resto è sfondo azzurro, verde dei prati, rumori delle mucche al pascolo e natura in veste autunnale. Una vera pace, direte voi, ma neanche il tempo di assaporarla che alla vista dell’asfalto una sensazione di infinita stanchezza mi toglie il respiro. In questi casi, mai affermazione fu più azzeccata di “Hai voluto la bicicletta, adesso pedala!!”.

Signori credetemi sulla fiducia se vi dico che ho pedalato! La via del ritorno è stata, penso, più lenta dell’andata. Percorso infatti tutto l’orrido della Val Serina ci si trova su quel maledetto ponte di Ambia in cui il solo pensiero della mancanza di ancora una quindicina di km fino a casa “”ti viene proprio male. Non è che poi la strada “allevi” la stanchezza, visto che o ti spari tutto il provinciale o costeggi i famosi paesini dell’andata, che sull’esperienza preferisco evitare dopo una pedalata già sufficientemente devastante. In questi casi entra in gioco un meccanismo mentale che io chiamo il “conta salite”: con la testa si ripercorre dettagliatamente il percorso che conduce a casa prestando particolare attenzione anche al più banale dei dislivelli positivi (in questi casi anche la salita della stazione di Ponte diventa l’Everest). Da Zogno in poi non riesco proprio a tenere il ritmo, a Sedrina faccio pausa anti crampi, sullo stradone prego affinchè non mi tiri sotto nessuno, a Villa d’Alme scrivo ad un’amica che mi aspettava “Sono in ritardo, faccio un po’ fatica a tornare”, a Briolo (quasi) mi superano due nonne in graziella, a casa mi butto sul divano, poi mi accorgo che forse è meglio farsi una doccia, così butto giù due bicchieri di chinotto e collasso sotto l’acqua calda.


 Link strada

Link altimetria salita






 












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