di Dennis Salvetti
Un'altra Giornata per ricordare le scelleratezze compiute
nei giorni di guerra e in quelli successivi. Non esistono scuse per i massacri
perpetrati contro le popolazioni civili, a qualunque etnia
appartengano. Questo lo bisogna ricordare a tutti, slavi o italiani che siano; perché
se gli italiani nella seconda guerra mondiale hanno le loro colpe (e non sono né poche né lievi), il fatto di aver vinto l’avversario non consente al vincitore
di poter essere assolto dai crimini commessi.
Ma come noto la Storia è scritta (per lo più) dai
vincitori, esemplare è il Tribunale di Norimberga, limitato dall’essere
composto dei soli vincitori, che non ha indagato (figuriamoci condannato) i crimini
commessi dagli Alleati (uno su tutti il bombardamento a tappeto di tante città
non solo tedesche). Stesso si può dire del Tribunale di Tokyo.
Agli italiani non è stato “riservato” un ipotetico
Tribunale di Roma, perché? Probabilmente una risposta è difficile da dare. Sicuramente
ha influenzato il fatto che gli italiani si erano fatti “giustizia” da soli
(piazzale Loreto), forse anche lo status di Cobelligerante ha avuto il suo
peso. Molto probabilmente anche perché già
chiari erano gli schemi di politica internazionale che avrebbero congelato il
mondo per il successivo mezzo secolo, e processare alleati sarebbe risultato
controproducente. Quindi per mettere in pace le acque (burrascosissime, si
rischiava una terza guerra senza soluzione di continuità) si decise (?) di
condonare i crimini italiani in Jugoslavia compensandoli con i massacri dei
titini (e delle brigate comuniste italiane accondiscendenti) nei confronti dei
giuliani e dei dalmati (senza dimenticare i pesanti termini del Trattato di
pace). Il tutto in un silenzio assordante.
Le oscenità sostenute dai politici di una parte e dell’altra,
portate avanti solo per scopi politici fini a sé stessi, non rendono giustizia
alle vittime.
Quest’oggi si devono ricordare solo i morti.
« ... va ricordato l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe (...) e va ricordata (...) la "congiura del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell'oblio".
Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali. » Giorgio Napolitano, Roma 10 febbraio 2007
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