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lunedì 11 febbraio 2013

Una stagione sci-alpinistica [#1]



Di Francesco Locatelli per la rubrica “A spasso per le Orobie […]”

Salendo al Monte Ponteranica Centrale mt 2372
Venerdì 6 dicembre 2012, ore 6.15 puntuale come un orologio svizzero il rombo del motore tedesco rompe il silenzio sporcato solo da un leggero venticello. Due fari si avvicinano velocemente all’uscio di casa, una frenata sentita e la portiera si apre. Carico in macchina sci già “pellati”, scarponi, racchette, zaino: siamo pronti per partire, destinazione Alta Val Brembana. La meta di oggi è la Cima di Lemma, una piacevole montagna che sorgendo sopra la località di San Simone sta sul confine tra il versante valtellinese e quello brembano. Oggi è la prima uscita dell’anno con le “pelli di foca”, magiche strisce di tessuto, ormai sintetico, che ogni inverno consentono a tanti appassionati di gustarsi la montagna nella sua veste più bella, selvaggia e avventurosa. Lo scialpinismo è una stupenda quanto faticosa disciplina che unisce l’alpinismo con lo sci; gli sci vengono infatti utilizzati sia per la salita che per la discesa regalando così appaganti salite ed entusiasmanti discese sulla neve, quella vera. 

La cresta delle cime di Lemma
In vetta alla Cima di Lemma mt 2348















Il meteo non è dei migliori, cielo grigio e temperature sempre al di sotto dello zero: un classico per le gite in questa stagione. Pronti via, un centinaio di metri e sono già sudato, pian piano tolgo i vari strati del mio abbigliamento strategico. Spesso capita di restare quasi in maglietta quando poi un vento gelido soffia pericoloso nella schiena, in questi casi fare le scelte giuste è importante! Procedendo lungo modesti pendii  si passa per un canale in cui prestare attenzione: per fortuna ha già scaricato una buona quantità di neve dunque non ci sono le condizioni per un’altra valanga. Streccia streccia, punta la racchetta e scorri lo sci senza alzare troppo i tacchi e sei già al passo di Lemma da cui inizia una bella cresta che divide le provincie di Bergamo e Sondrio fino alla vetta di 2348 metri. Arrivati dalla bella sfaticata non si trova neanche il tempo per togliere le pelli che si congela di già: una foto veloce e poi subito giù per la prima pala.

Lo scialpinismo è così, molta fatica in salita e altrettanto divertimento fin troppo breve durante la discesa. In 5 minuti abbiamo percorso un bel tratto e ci tocca già “ripellare” per poter guadagnare quota e discendere dal versante orobico. L’operazione richiede calma e fortuna, dea bendata che oggi ci ha decisamente girato le spalle. La “colla delle pelli” è infatti più che congelata, entrambi raggiungiamo la sella con gli sci in spalla. Il resto della discesa è un calvario: la bella neve farinosa trovata in vetta lascia spazio a una dura crosta che spacca gambe e ginocchia inesperte. Lasciamo il paese sotto una nevicata copiosa: che l’inverno abbia inizio!

Amici al Valgussera di Foppolo
Domenica 8 dicembre 2012, l’alba è già arrivata da un pezzo, segno che la giornata è proprio da sci alpinisti della domenica. Più che una gita è un ritrovo tra amici degno di una commedia fantozziana: ritardo al ritrovo, gare per non prendere la propria auto, caffè e brioches lungo la strada e scelta dell’itinerario più facile e meno fatico. Visto il livello principiante dei partecipanti la meta di oggi sono le piste di Foppolo, rigorosamente salite by fear means. Giornata soleggiata e ambiente non male se si è capaci di coprire gli occhi con fette di salame per non notare gli impianti da sci ed i pessimi residences che hanno decisamente perturbato il paesaggio: sembra quasi di stare a Milano. Salendo impreco spesso verso i compagni che hanno optato per questa turistica quanto classica destinazione. Si procede lenti, ma senza ombra si suda tanto lo stesso: in un tempo tutt’altro che competitivo siamo baciati da un sole raggiante in cima al Valgussera, montagna che da il nome alla pista stessa che scende dalle sue pendici orientali. Dell’idea di ripellare neanche per sogno, oggi 500 metri di dislivello ci bastano e avanzano, specialmente perché l’ora ci indica che scendendo in fretta possiamo ancora gustare buona parte del pranzo domenicale.

Salendo al Timogno
 Mercoledì 19 dicembre 2012 ore 8.00, sto bevendo un caffè corretto nel solito bar di Ponte Nossa mentre ascolto minuziosamente i discorsi da bar dei compagni che hanno come comun denominatore il nuovo ospedale di Bergamo & co. Tra uno scandalo e un torto a qualche dipendente siamo a Spiazzi di Gromo con l’intenzione di salire al Timogno, un modesto panettone che supera di poco i 2000 metri e che data la sua posizione geografica è sempre meta super-frequentata dagli addetti al settore. Nonostante la neve non sia decisamente delle migliori incontriamo molti altri sci alpinisti lungo la salita. Le gambe iniziano ad essere più allenate rispetto a qualche settimana fa, ma uno dei compagni rimane comunque imprendibile. In vetta è una scusa dietro l’altra per non proseguire il giro che inizialmente ci eravamo prefissati: l’idea di scendere per l’altro versante e compiere una ripellata con quel freddo quando già la stanchezza si fa sentire è una scelta che tutti vorremmo evitare.
 
Grazie alla neve non eccellente riusciamo quindi a risparmiarci inutili fatiche e ci dirigiamo verso il paese. I primi attimi di discesa regalano un’inaspettata ottima sciata: farina pura, sembra quasi di surfare su questo mare bianco! La seconda metà del percorso ci riporta però alla dura realtà, dura almeno quanto la crosta ghiacciata che incontriamo. Torniamo a casa comunque contenti, affamati ed assetati del buon vino che uno di noi oggi ci offre.

I giorni passano ed arriva capodanno, sul telefono un messaggio: “dopodomani sci alpinistica?”. Ovviamente rispondo si, e giovedì 3 gennaio 2013 sono di nuovo in val Brembana con l’intenzione di sciare sui bei pendii nella zona dei piani dell’Avaro.

In bilico tra la terra e il cielo, scendendo dal passo Triomen ai Piani dell'Avaro
 Giornata super, cielo appena velato e mare di nebbia sulla pianura padana: oggi c’è davvero spazio per una bella gita. Dai piani dell’Avaro ci dirigiamo vero il passo Triomen, una sella che conduce all’angolo di paradiso dei monti Ponteranica. L’orizzonte ci regala la lunga fila appenninica che sbuca appena dalle nuvole grigie della pianura, e una buona vista sul gruppo delle Grigne e le Orobie Occidentali. Le sensazioni che si provano sono indescrivibili, non c’è altro posto al mondo in cui ti vorresti trovare: è il by fear menas più bello di tutti, Sali e scendi, sempre con le stesse gambe. In un tripudio di emozioni siamo già sotto il passo, una pausa e poi giù per un canale settentrionale che conduce all’accogliente conca dei laghi di Ponteranica. Come una madre che abbraccia il proprio figlio, sopra di noi il pizzo Ponteranica Centrale, vera meta di oggi.

I laghi di Ponteraica coperti da ghiaccio e neve
La salita si impenna, oltre alle pelli di foca sono necessari anche i “rampanti”, utili attrezzi metallici che agganciano il ghiaccio come fosse pongo; si sale e si suda, le regole del gioco sono queste. Un paio di foto in vetta, uno sguardo al Badile, al Disgrazia ed ai giganti Retici e poi giù, più liberi che mai, spensierati come bambini, vigili come sentinelle nelle notti. Non ho mai sciato su terreni così tecnici, l’attenzione è massima anche quando in una curva mi si incastra lo sci e prendendo velocità scivolo rovinosamente alcune decine di metri. Nessun problema per fortuna, se non un bello spavento e un po’ di neve nel collo e nelle mutande. Con le gambe a pezzi, un raffreddore sentito e il morale alle stelle terminiamo anche questa giornata, la stagione è appena iniziata!

In vetta al Ponteranica Centrale


Sole di poco sopra l'orizzonte ai piani dell'Avaro, sullo sfondo le Orobie Occidentali
Le descrizioni degli itinerari si possono trovare nei link sottostanti. Il percorso effettivamente compiuto non necessariamente corrisponde a quello che compare nelle seguenti descrizioni, talvolta sono state effettuate delle varianti.







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