di Sara L.
“C'era una volta una bambina tanto
graziosa e delicata, ma che d'estate andava in giro sempre a piedi
nudi, perché era povera, e d'inverno calzava zoccoli di legno così
grandi che il collo dei suoi piedini diventava tutto rosso e faceva
pena a guardarlo.
Nel centro della città abitava la vecchia madre del calzolaio, che cucì, come meglio potè, un paio di scarpette con vecchie strisce di cuoio rosso. Le scarpe erano un po' goffe, ma l'intenzione era buona: le avrebbe date alla bambina, che si chiamava Karen.
Karen ricevette quelle scarpette rosse proprio il giorno in cui venne seppellita sua madre, e le indossò per la prima volta. Non erano certo adatte per un'occasione così triste, ma lei non aveva altro, e così vi infilò i piedini e si mise a seguire la povera bara di paglia.”
Nel centro della città abitava la vecchia madre del calzolaio, che cucì, come meglio potè, un paio di scarpette con vecchie strisce di cuoio rosso. Le scarpe erano un po' goffe, ma l'intenzione era buona: le avrebbe date alla bambina, che si chiamava Karen.
Karen ricevette quelle scarpette rosse proprio il giorno in cui venne seppellita sua madre, e le indossò per la prima volta. Non erano certo adatte per un'occasione così triste, ma lei non aveva altro, e così vi infilò i piedini e si mise a seguire la povera bara di paglia.”
E' l'inizio di una favola di Andersen
che racconta di come le scarpette rosse regalate alla piccola Karen,
alla lunga la porteranno alla perdizione. Le scarpette rosse da ballo
simboleggiavano in modo inequivocabile la femminilità, la seduzione
sfrontata, in chiara opposizione con la vocazione pura e salvifica
della giovane, che nei passi seguenti della storia si dovrà
accostare ai sacramenti e poi assistere la sua anziana benefattrice.
“Zapatos Rojos” è un'opera che nasce nel 2009 per denunciare lo scempio di Ciudad Juarez, città di frontiera del Messico, teatro di esasperata violenza nei confronti delle donne: è da lì che parte l'artista, allineando in una piazza 33 paia di scarpe rosse, a rappresentare l'urlo della femminilità violata, lo strazio, l'annientamento. E' arte pubblica perché l'artista invita gli abitanti delle città in cui porta l'installazione a costruire l'opera, portando le scarpe rosse scovate negli armadi di casa.
Portare un paio di scarpe rosse nei prossimi giorni in Piazza Vecchia è volersi fermare anche solo per un attimo a pensare, è dimostrare il proprio dissenso con una macchia di colore, è ribadire che ogni fenomeno distruttivo può essere combattuto da una schiera di uomini e donne determinate, con i piedi ben piantati a terra, in scarpe di qualsiasi colore.
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