di Francesco Mancin
Cosa hanno in comune tutti questi termini, che, senza scomodare l'Accademia della Crusca, sono ormai diventati dei neologismi internazionali per tutti i nativi digitali?
Senza dubbio l'uso del pronome personale.
E perchè questo dovrebbe risultare importante?
Penso che l'uso di termini e pronomi specifici associati a prodotti virtuali o materiali del genere "Tecnologia digitale", non sia affatto casuale. Tale uso infatti rispecchia un mondo di concezioni ed una tendenza dell'era moderna incredibilmente ripiegata sulla sfera dell'io individuale.Mi spiego: se veramente l'Homo Tecnologicus, che si approccia ai nuovi prodotti, ricercasse uno spazio di condivisione vero, che quanto meno sia la brutta copia virtuale di una piazza reale, probabilmente le aziende e gli slogan pubblicitari punterebbero su una terminologia modellata sul concetto di "Community", parola che, peraltro, sembrava andare per la maggiore fino a qualche anno fa.
Partendo quindi dal presupposto
che sia il mercato ad adeguarsi alle esigenze del consumatore, cardine non sempre verificabile e vero, soprattutto quando il prodotto venduto o distribuito subisce le imperiosi oscillazioni della moda.
Tale tendenza è sicuramente frutto di un impoverimento del concetto di condivisione. Un po' come nell'articolo "Lascia la tua Traccia" di qualche giorno fa, si vuole dimostrare come la strumentazione "smart-telefonica" e le piattaforme dei cosiddetti Social Network, per quanto elaborate e potenzialmente connesse siano, soltanto apparentemente, ed anzi in modo piuttosto scarso, riescano a creare ambienti comunitari che non si riducano soltanto alla mera partecipazione personale.
Pensateci: quando volete scrivere o condividere qualcosa su Facebook di particolarmente esteso o elaborato, o non viene offerto uno spazio adeguato, o semplicemente non viene letto o discusso interamente dagli utenti. Nessuno offre un servizio di Informazione/Opinionismo su Facebook! Troviamo soltanto i link ad altre piattaforme!Ma il tutto non deve ridursi ad una scontata constatazione dell'insufficienza strutturale delle nuove tecnologie. Sarebbe fin troppo ovvio e in ogni caso non risolve il nostro problema.
Se infatti il mercato si rivolge con tanta fermezza all'ego dei propri utenti-consumatori è perchè questi ultimi perpetuano (e forse sviluppano) questo bisogno di esistere, senza però che a questo bisogno segua la necessità di descriversi. O meglio: tutto è finemente predisposto per dire agli altri chi siamo, ma solo come se stessimo compilando un questionario. Immaginatevi una stanza con appesi alle pareti tanti pannelli: uno per lo stato d'animo, uno per i film preferiti, uno se ho un gruppo musicale, uno per le foto, uno per i giornali più letti. In quella stanza ci sono tot. persone: tutte esistono, si guardano ma non si conoscono. Do a ciascuna persona infiniti post-it, da attaccare sui pannelli. Bene, le persone iniziano ad attaccare, e attaccano e attaccano, e poi si aggiungono persone: una super comunità di attaccatori che riempiono la stanza di un mosaico enorme di post-it.
La beffa? ho detto, se sono stato bravo, tutto o forse troppo di me stesso al "mondo" ma:
- L'ho sempre fatto nello spazio miserrimo di un post-it, insignificante per sviluppare un pensiero esteso e minimamente coerente;
- Sempre che a qualcuno interessi, è praticamente impossibile per un'altra persona conoscermi e riconoscermi leggendosi tutti i miei post-it. In ogni caso non è un conoscersi: è solamente un montare fotogrammi scollegati della vita in sequenza;
- Questo sistema non partorisce alcuna nuova idea estesa, non è un sistema che valorizzi la produzione "scientifica" della comunità, ma solo quella individuale. Si limità in definitiva a fornire una enorme rete di connessioni per riciclare idee di altri, o pubblicizzare la propria
Ma c'è dell'altro. C'è forse una paura che attanaglia il concetto di condivisione pura. Sembra quasi che le persone abbiamo un profondo bisogno di mostrarsi, portato all'estremo in alcune situazioni, a cui fa da contraltare la paura di esibire la proria normale umanità. In questo è il nocciolo dell'individualismo: io mi mostro perchè basto a me stesso, gli altri mi guardano, ma non devono assulutamente capire che le persone mi servono, e ciò non lo posso assolutamente ammettere.
Ecco perchè "IO ho il MIO Ipad, sul quale istallo una App, condivido (con tutti!) le MIE foto, in qualunque momento, perchè il mio Ipad c'ha lo Wireless..." .
Ecco perchè i social network non sono affatto social, ma farebbero meglio a chiamarli Nichil-Network.
5 commenti:
Giocando in casa devo ammettere che la tua è una chiave di lettura interessante, che però (a mio parere) non c'entra l'obiettivo! L'analisi, seppur profonda, assomiglia un pò ai classici "spari sull croce rossa" e per quanto vera possa essere non è una tesi che non supporto in quanto le finalità del web 2.0 sono semplicemente altre. Sarò lieto di "rispondere" meglio con un prossimo post che casualmente coinciderà con il post-esame sul web 2.0!
Infatti hai perfettamente ragione! le finalità del web2.0 sono ben altre, è la presunzione o la (falsa) considerazione che si fa del web a preoccuparmi.
Ovvero: la convinzione che l'universo del contatto "umano" tramite web si riduca a questi teatrini...perchè è ciò che basta per definire il contatto. Poi certo, sparo sulla croce rossa perchè chiunque (e sono i più) abbia esperienza di condivisione di idee tangibile si rende ben conto della scarsezza degli strumenti telematici e (fortunatamente) li usa quindi consapevolmente. Non cestino gli strumenti, anzi li ritengo importanti, del resto anche Spogliatevi! ha la sua FanPage, ma preferirei che il bacino d'utenza dei network fosse cosciente dei reali limiti della sua esistenza virtuale!
Noto con piacere che hai centrato il punto! Ritengo quindi che sia ancora più importante produrre al più presto un post che indichi la "corretta strada" del web in modo tale da dare al pubblico una doppia visione che talvoltà i più (spesso anche le maggiori testate nazionali) non considerano affatto.
Per la tua logorrea, caro mancio, non basterebbe lo spazio disponibile sul più potente server NASA!!!! GRazie Dio FB, che gli imponi dei limiti!!
p.s.:ovviamente scherzo, caro il mio arguto redattore. Condivido in parte la tua analisi, credo poi che la caratteristica che tu hai messo in evidenza, nelle mani dei politici più o meno noti crei un ulteriore degenerazione del buon gusto. "Maroni nel suo prfilo facebook ha scritto...", "Bersani ha tweettato..." .
Sono appena stata a una 3giorni di convegni e chiacchiere sulle Smart cities, sul Web 2.0, ecc, il tutto collegato all'architettura..non chiedetemi di tirar le fila perché, sinceramente, non credo che l'architettura sia esattamente questo, ma se vi interessa saperne di più, Urban Experience ha elencato una serie di, per così dire, "applicazioni" interessante..
cit. "Si tratta di rilanciare un uso sociale e creativo delle reti attraverso un particolare approccio ludico partecipativo coniugato con un marketing strategico, l’Innovazione Territoriale."
http://www.urbanexperience.it/format/
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