di Miriam Bonalumi
Ricordo di una signora che ci veniva a trovare ad ogni intervallo, e da dietro al cancellino chiacchierava con noi bambini. Un sorriso per ciascuno, un complimento ad ogni scolaretto orgoglioso nella sua ora di gioco. Un giorno ci portò un piccolo sacchetto di caramelle, ce n'era una anche per me. La mia amica G. aveva preso una di quelle caramelle soffici a forma di fragola, quelle che le mordi ma non finiscono mai. La maestra ci raggiunse affannata, togliendo di mano a G. l'ultimo pezzo di caramella, e obbligò gli sfortunati che ancora non l'avevano trangugiata a gettarla nel cestino, con mille rimproveri.
"Non si accettano le caramelle dagli sconosciuti, dovreste saperlo!" In un angolo, deglutendo l'ultimo pezzettino, pensai alla caramella della nonnina che mi stritolava la pancia uccidendomi.
Dolce, per essere un veleno mortalissimo!
Probabilmete la maestra ha scambiato la nonna per la strega di Hansel e Gretel.
Ma se non erro, un minimo di ragionevole fiducia nel prossimo non guasta mai, neanche per un bambino.
Era il 2002, periodo di panico generale, di guerra lontana che anche noi bambini vedevamo ogni giorno al telegiornale. Io e la mia amica B. avevamo portato in classe la bandiera della pace, quella con i colori dell'arcobaleno e la scritta "Pace", niente di più. Durante l'intervallo iniziammo ad appenderla in classe, vicino alla lavagna, con lo scotch, aiutate dalle altre bambine. I maschietti ci prendevano un pò in giro, urlando frasi come " W la guerra! Abbasso la pace!" ma sembravano divertiti dalla nostra serissima iniziativa da nanerottole. A fine intervallo, subentra la proposta di appendere la bandiera sul vetro, per renderla visibile da fuori. La maestra entra in classe e con dolcezza ci invita a staccarla, perchè "La scuola è un luogo pubblico, bambine, non possiamo far mostra di simboli politici, capite?"
Probabilmente la maestra ci ha scambiate per delle giovani Sessantottine, femministe sindacaliste.
Ma se non erro, la pace non è stata comprata da un partito.
L'episodio che ha evocato queste due memorie di infanzia è legato a J., 5 anni.
"Voglio il prosciutto, voglio il prosciutto! Tanto!"
"Perchè vuoi sempre mangiare il prosciutto, J.?"
"Perchè all'asilo non me lo danno, mi danno il formaggio!"
"Ma solo a te?"
"No, tutti i bambini marroni non possono mangiare il prosciutto. Mangiano il formaggio"
Bene, J. Ti hanno scambiata per musulmana, perchè la tua pelle è "marrone". Per non perdere tempo, per evitare gaffe. Si sa, una madre africana arrabbiata non dev'essere una passeggiata.
Ma se non erro, tu, J., sei stata battezzata.
Generalizzare è davvero il modo migliore per educare?
Nessun commento:
Posta un commento