Se siete di quelli che avrebbero comprato un caricatore dello Sten al partigiano Johnny, o pagato un pranzo a un grande filosofo tedesco con la barba, o dato un passaggio a un migrante clandestino in fuga da Lampedusa, siete anche di quelli che oggi, come già nel non troppo lontano 2006, darebbero una mano (o un pugno alzato) al Manifesto. Il Manifesto E' un noto quotidiano di indirizzo comunista, il cui felice parto risale al 1969. Forse avete già saputo di ciò che in questi giorni ne affligge il futuro, o forse no: il ministero dello Sviluppo economico ha avviato una procedura di liquidazione coatta amministrativa del quotidiano, messo in ginocchio sul piano economico con la riduzione drastica dei contributi all'editoria elargiti dalla presidenza del Consiglio.
«La messa in liquidazione coatta, è una procedura purtroppo obbligata - ha spiegato a Benedetto Vecchi, membro del comitato di redazione del giornale - dal momento che abbiamo registrato in chiusura di bilancio un passivo che è stato comunicato alla lega delle cooperative che ha di conseguenza informato con una relazione il ministero dello Sviluppo economico che esaminato il bilancio 2011 ha avviato la pratica».
"Ma noi non ci piegheremo!" protestano i giornalisti della testata ormai storica, autorevole, che si organizzano chiedendo fondi freschi da parte dei lettori, dagli affezionati. Di copie ne compri due, una la leggi, l'altra la regali a qualche tuo amico, quello a cui vuoi più bene. Già nel 2006 l'edizione del giovedì usciva a 5 Euro, per sostegno. Ma non solo: da oggi dovrebbero partire delle proteste più "evidenti", manifeste, davanti a Camera e Senato, perchè i soli fondi dell'editoria, dopo i tagli, non bastano proprio più: infatti il Manifesto è tra quei rari giornali liberì, e cioè senza pubblicità al suo interno. Ma non è tutto: parte la campagna " mille per mille", e cioè mille donatori che donino mille Euro, per raccogliere la cifra indispensabile per una boccata d'aria al giornale: un milione di euro. Ma non solo: si cercherà, promettono i dirigenti, di rendere il giornale ancora più accattivante di quanto non si provi a pubblicarlo ora.
''Il giornale nell'ultimo periodo si è addormentato ed ha ceduto copie - ha detto Parlato -, per questo ora dobbiamo diventare più aggressivi, lanciare un giornale di lotta''. Parlato ha spiegato che ''ora si apre una gestione commissariale che controllerà tutto. Noi dobbiamo collaborare con il commissario per una ripresa delle vendite, e se questa non ci sarà al commissario non resterà che sciogliere la cooperativa e mettere all'asta la testata''. Ho finito: ora tocca un poco a tutti noi, come dovrebbe essere in ogni cosa, dalla politica alla vita domestica (perchè in fondo dovrebbe essere proprio così: il maggiore che insegna al minore, lo sostiene e lo lascia andare per la propria strada, sempre controllandolo di sottecchi, e il piccolo, però impara. Un po', insomma, per ciascuno, ma tutti, questo è fondamentale.) In realtà ci sono stati dei grossi segnali di ripresa ma per scaramanzia non diciamo niente, incrociamo le dita, leggiamo e compriamo: diamoci una mano.
Vicky Rubini
lunedì 13 febbraio 2012
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1 commento:
Io me le ricordo le copie a 5 euro! sosteniamo il Manifesto!
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