Ascoltando poco fa le dure parole di Sallusti sullo stato della crisi (n.d.r. la data è il 12/02/2012), durante la trasmissione “In ½ ora” di Lucia Annunziata, mi giungono alla memoria le parole di accusa di politici, giornalisti, improvvisati (ed improvvisatisi) economisti, verso l’economia americana. Accuse di aver quasi “ordito” e “creato” ad arte questa crisi economica e di averla esportata in tutto il mondo, un po’ come si fa con i frigoriferi ed i pomodori.
Accuse provenienti, spesso, da tenaci liberisti antistatalisti generalmente filoamericani, che di punto in bianco mutano forma ed idee, e si improvvisano ultranazionalisti ultrastatalisti, che esigono e richiamano l’intervento dello Stato in quell’economia che fino a pochi momenti prima rivendicavano libera da qualsivoglia tipo di intromissione statale, intromissioni marchiate spesso (e con immenso orrore) con falce e martello, che richiamano alla memoria i bambini bolliti e mangiati, l’ignoranza e la miseria dei lavoratori ed i fasti faraonici dei tecnici e dei dirigenti del partito.
Ed io mi chiedo, ma davvero tutta questa gente (non certo gli ultimi burini del più recondito paesello della culandia) non conosce i meccanismi di una cultura e di un’economia globalizzata? Ma realmente ignorano che nel mondo contemporaneo i forti legami economici politici, finanziari ed anche culturali creatisi, permettono (tanto nel bene quanto nel male) l’esportazione, mediante collegamenti mediatici e non, di notizie, fatti, idee?
Il fatto che la crisi sia così virulenta, è certamente imputabile alla scarsa regolamentazione ed al troppo liberismo sfrenato (come dire, se pratichi sfrenatamente la promiscuità sessuale senza alcun tipo di protezione è ovvio che prima o poi ti becchi una qualche malattia che, e questa volta tocca a lei a farlo, ti fotte), che hanno permesso a personaggi, forse un po’ loschi (magari anche un po’ cinici e sicuramente molto bastardi), dotati di una straordinaria capacità di saper confondere parlando, saper maneggiare numeri e grafici; di raggirare ed infessacchiare milioni di persone, aziende quand’anche dirigenti e governi. Sfruttando queste straordinarie capacità, questi incredibili personaggi sono riusciti a fondare banche, finanziarie, frodare il fisco di mezzo mondo, fottere risparmiatori ed aziende, ma anche semplici consumatori; hanno potuto fare i propri porci comodi dando false garanzie e illusorie sicurezze, anche con la connivenza di molti di coloro che avrebbero dovuto denunciare e fermare questo scempio (d’altronde Brecht diceva “cos’è rapinare una banca a paragone del fondarne una?”).
Ora e solo ora (anche se troppo tardi, ma è un’opinione personale) ci si lamenta della situazione e si chiedono misure stringenti per queste fantasiose e creative amministrazioni dell’economia e della finanza mondiali, da parte dello Stato che nulla fa se non dormire e suggere i pochi soldi rimasti nelle tasche della gente. Quello che ho notato ascoltando politici, giornalisti, lavoratori, imprenditori etc. è che si chiede allo Stato di non dormire e reclamare denaro ma di agire, gli si chiede di creare posti di lavoro, si reclamano soldi, gli si chiede di diminuire la spesa pubblica, ma si reclama un aumento degli aiuti in campo sociale ed economico, si chiedono aiuti per i disoccupati e per gli immigrati, no! gli immigrati no perché rubano, spacciano e stuprano, si reclamano aiuti dal nord al sud, no! al sud sono tutti dei terroni scansafatiche etc. Allo Stato si sta chiedendo di tutto ed il contrario di tutto. Ha le sue colpe ma non dimentichiamoci che l’uomo è un animale politico e che la politica è lo specchio di un Paese (ma questo è un discorso da affrontare in separata sede). Si reclamano aiuti anche all’Unione Europea e agli altri Paesi, ma alla richiesta (oggettivamente comprensibile) di garanzie che il denaro non vada sperperato si rispondere di farsi i cazzi propri e di pensare ai propri errori ed alle proprie colpe (l’Euro dopotutto è il sommo colpevole della crisi!, sorvolando il fatto di avere già individuato il sommo colpevole della crisi negli USA). Si chiede (quasi con le lacrime agli occhi) alle agenzie di rating di non declassarci e quasi contemporaneamente le si accusa di affossare l’economia e di farci perdere finanziamenti. Si chiedono finanziamenti alle banche ma le si accusa di essere inaffidabili.
In tutto questo caos mi pare che si ignori (udite udite, sembra del tutto inverosimile!) che in un mondo globalizzato (e questo i “grandi” giornalisti e politici dovrebbero saperlo) tutto è legato da un sottile (ma non troppo) ma solido filo che circonda il mondo economico, politico e culturale (lo ripeterò fino alle convulsioni!), e che è quindi necessaria la sinergia tra più centri di potere e la società, e che soprattutto è decisamente inutile piangere sul latte versato (non tornerà di certo nella bottiglia piangendoci sopra!).
Quello che ci dovrebbe preoccupare non è tanto salvare il salvabile, quanto prendere atto dei miserevoli errori dati dalla suprema ed onnipresente Stupidità umana (lo capì quasi un secolo fa Einstein), e cambiare; libertà di iniziativa economica sì, ma nel rispetto delle regole di dignità e di pari possibilità di tutti (lo dice anche quella Nostra Costituzione tanto avversata da una parte e dall’altra). E qui parlo in particolare della situazione italiana: abbattere le piccole mafie e mafiette che infestano i reciproci rapporti tra consumatori, produttori e commercianti, tra cittadini ed amministrazione, le richieste di spintarelle e bustarelle. L’onestà di denunciare chi non si comporta secondo le regole del gioco e senza avere paura di ritorsioni. Il coraggio di mettere a nudo (non per nulla questo blog si chiama Spogliatevi!) la faccia nelle proprie opinioni e nelle proprie azioni.
Citando la rivista “Cuore” del 1992: “2012: saremo più poveri, ma stronzi uguale”
1 commento:
Fantastico: divertente, puntuale ed approfondito. Complimenti
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