Il 25 aprile di casa nostra
di Francesco Locatelli
Se non esistesse il calendario e il trascorrere del tempo non fosse scandito dall’alternarsi delle stagioni saremmo tutti un po’ fregati. Vi immaginate che confusione e che monotonia? Ma soprattutto, vi immaginate che mondo sarebbe senza memoria? Sarebbe senz’altro un mondo senza storia, e noi no, non ce lo dobbiamo assolutamente permettere!Abbiamo bisogno di ricordare, di festeggiare e di piangere, abbiamo bisogno di vivere intensamente passato presente e futuro!
Nei meandri di questi pensieri il sole illumina la mia stanza e il cielo tornato improvvisamente azzurro dopo giorni di grigiore mi riportano irrimediabilmente in vita e come l’orso che esce dal letargo anche io mi accorgo che il clima sta cambiando Improvviso così un giretto pomeridiano per gustare un po’ d’aria primaverile!
Rattristato da un lungo inverno di guerre arabe, di dittature asiatiche, di storie atroci che raccontano le gesta di spietati guerriglieri africani posso finalmente apprezzare anche io della sana speranza di pace in questo mondo dannatamente invernale. Non che l’Italia ultimamente abbia saputo scaldarmi dal freddo; anzi, tra nefandezze politiche e imprenditoriali, storiacce di mazzette, appalti, favori, amori (a pagamento) e crociate vichingo-pad(g)ane la stagione buia sembra protrarsi fino a tempi migliori.
Ma allora, cosa è successo da regalarmi improvvisamente tanta felicità di spirito? Sarà il sole, il vento o il canto degli uccelli? Sarà la primavera, i prati o gli alberi in fiore? Chiamate queste forze misteriose con il nome che più vi piace, io le chiamo 25 aprile!
Eh sì perché quando penso al 25 aprile penso a chi ci ha regalato questo fantastico paese che ora disprezziamo. Penso a tutti coloro che hanno dato la vita per gli altri e per la libertà dei propri figli, dei propri padri delle proprie madri, dei propri mariti e delle proprie mogli. Quando penso al 25 aprile penso a chi nel piccolo ha fatto del suo meglio per garantire alle generazioni future uno stato moderno basato sulla democrazia e retto da una delle più belle costituzioni di tutto il mondo. Quando penso al 25 aprile non penso ai generali, ai capi di partito o ai capi di stato: penso ai 13 martiri di Lovere, penso a Giorgio Paglia che poteva sopravvivere e invece “o tutti o nessuno”, penso i partigiani morti nella battaglia di Fonteno e a quelli catturati e poi fucilati nel parco dei colli, nei monti della valcavallina e nella val gandino; penso a chi ha vissuto alla Malga Lunga, penso ai disertori delle nostre terre, penso alle sentinelle che nella notte percorrevano quelli che oggi sono i sentieri partigiani, penso ai combattenti di Ave, ai fucilati del Resegone; penso alla Brigata Rocciatori Lecchesi: celebri alpinisti dell’epoca che guidati dal grande Riccardo Cassin contribuirono alla resistenza lombarda e come dei veri compagni di cordata difesero la madre Lecco in un battaglia in cui persero i propri fratelli e le proprie sorelle. Penso alle donne che nascondevano i ricercati nelle proprie case, come è successo anche a Ponte San Pietro, nella via dove sono nato. Penso alle Aquile Randagie: gli eroi dello scoutismo clandestino italiano che fecero espatriare in svizzera oltre 3000 rifugiati, penso a Silvino Bonalumi che salvò tanti ragazzi dalla strada quando la guerra è finita, penso ai nostri nonni che seppero risollevare l’Italia, e non per ultimi penso a NOI che possiamo prendere esempio da tutte queste persone e costruire un futuro migliore ai nostri cari e ai nostri figli.
Penso a noi e continuo a sperare, penso a noi ed è finalmente primavera!
“Carater de la rassa bergamasca: fiama de rar, sota la sender brasca” (Carattere della razza Bergamasca, fiamma di raso ma sotto la cenere brucia) Bergamo brucia ancora di speranza, basta volerlo!
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