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giovedì 14 giugno 2012

Social jetlag

 di Miriam Bonalumi 

"Certe notti son notti, che non starai sveglio mai..." (Ligabue)
 
Piccolo, consolante spunto dedicato a chi spesso, nella sua adolescenza o giovinezza, si è sentito (o si sente ancora) dire "Ma sei proprio un nonno!".
 Non è necessario far parte di quell' "esercito di insonni nevrotici e obesi" di cui parla Silvia Gandolfi di Sette (Corriere della Sera) nel simpaticissimo trafiletto in questione per capire che quello del "social jetlag" è un fenomeno peculiare della nostra società, che ci delizia e al contempo perseguita sin dai primi allacciamenti di corrente elettrica della storia. 
Il fatto è questo: la gente se ne fa  un baffo del buio. E della luce. Partecipare attivamente alla società, sia nelle interazioni private sia negli eventi di matrice pubblica, implica sempre più spesso la rinuncia alle preziose ore di sonno notturno, a scapito di una vita regolare e più tranquilla. Basti pensare ai celeberrimi film in prima serata, che nel giro di pochi anni sono slittati dalle 20.30 alle 21.30, senza contare gli imprevedibili stacchi pubblicitari.

è proprio necessario arrendersi all'idea che gli schieramenti siano due, 

O Sonno O Vita sociale
 

 Vi lascio ora alle parole della Gandolfi:

  Link al trafiletto: "Sei stanco? è il social jetlag"  --> ATTENZIONE: il testo del trafiletto di riferimento si trova in fondo alla pagina web cui rimanda questo link. Nella parte superiore è invece possibile leggere un articolo sull'H.I.V, tematica altrettanto interessante ma che non riguarda le riflessioni ivi riportate.
 


3 commenti:

Sara L ha detto...

Il mio social jetlag di oggi ha comportato un andare a letto alle 03.15 (!!) dopo uno spettacolo teatrale a Milano e sveglia ore 7.30... argh!!!!il mio livello di stanchezza e nervosismo oggi era pari a chi subiva la "tortura del sonno" (Zio Sam docet... http://www.cubainforma.it/2005/dirittiumani/guanta/sonno.htm)

Francesco Mancin ha detto...

Io mi sento il tipico caso di studio sociologico di questo articolo!

Dennis Salvetti ha detto...

Temo oramai sia una costante non solo della nostra generazione e di quelle future, anche i "veci" vi cascano.

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