di Sara L.
Tra la primavera, caratterizzata da terremoti terrestri
e politici, dallo spread ballerino e dagli scandali del calcio, e
l’estate, portatrice di delusioni europee (nel calcio e non solo) e
brillanti idee sui tagli alla spesa, qualcosa è sfuggito all’opinione
pubblica…
Quasi nessuno lo sa, addetti ai lavori a parte, ma in questi mesi il nostro Paese ha assistito inerme ad un gigantesco tentativo di regressione culturale nell'ambito della cura dei disturbi mentali. Il 17 maggio, infatti, la Commissione Affari Sociali della Camera ha adottato (con 14 voti a favore di PDL e Lega e 12 contrari di PD, IDV e Radicali) il testo di legge di modifica della legge 180, meglio nota come “Legge Basaglia”, dal cognome del suo coraggioso promotore.
Quasi nessuno lo sa, addetti ai lavori a parte, ma in questi mesi il nostro Paese ha assistito inerme ad un gigantesco tentativo di regressione culturale nell'ambito della cura dei disturbi mentali. Il 17 maggio, infatti, la Commissione Affari Sociali della Camera ha adottato (con 14 voti a favore di PDL e Lega e 12 contrari di PD, IDV e Radicali) il testo di legge di modifica della legge 180, meglio nota come “Legge Basaglia”, dal cognome del suo coraggioso promotore.
Sul sito della Camera potete leggere la proposta di modifica

All’art. 4 della
proposta di legge Ciccioli (dal nome del relatore) si prende
innanzitutto in considerazione il TSO (Trattamento Sanitario
Obbligatorio) a cui viene cambiato il nome in Trattamento
Sanitario Necessario: come a dire “facciamo una legge
inutilmente repressiva ma addolciamone i termini”. Ma non è solo
la parola che cambia, cambia in modo sostanziale anche il contenuto:
si passa infatti dagli attuali 7 giorni di TSO rinnovabili (che
bastano e molto spesso avanzano, se si vuole fare un’analisi seria)
ai 15 rinnovabili del nuovo TSN!
È
all’art. 5, però, che si assiste al più
grande tentativo di riportare indietro le lancette della storia e
della cultura medica, introducendo luoghi in cui le persone malate
vengono rinchiuse per essere curate obbligatoriamente.
“È
istituito il trattamento necessario extraospedaliero prolungato,
senza consenso del paziente,
finalizzato alla cura di pazienti che necessitano di trattamenti
sanitari per
tempi protratti in strutture diverse da quelle previste per i
pazienti che versano in fase di acuzie,
nonché ad avviare gli stessi pazienti a un percorso
terapeutico-riabilitativo di tipo prolungato. Il trattamento
necessario extraospedaliero prolungato ha
la durata di sei mesi e può essere interrotto o prolungato.
Comunque non può essere
protratto continuativamente oltre i dodici mesi.”.
La cura forzata di una
patologia psichiatrica è contraria ad ogni evidenza di beneficio
medico e alla dignità umana, e chi sostiene il contrario mente
sapendo di mentire: obbligatoriamente si possono solo far assumere
farmaci e terapie sedative nel periodo di acuzie, obbligatoriamente
non si può curare in forma più organica. Questo pare
esemplificativo della conoscenza e competenza di chi ha appoggiato
tale riforma (che dovrebbe essere in discussione alla Camera in
questi giorni, salvo slittamenti del calendario): somministrare
farmaci e curare non sono la stessa cosa, i farmaci sono solo una
parte della terapia. E’ solo la relazione tra il paziente e le
persone che lo supportano nella malattia (medici, infermieri,
operatori sociali, oltre naturalmente alla famiglia e alla comunità
territoriale) che può condurre ad un reale cambiamento
migliorativo. Inoltre: che fiducia potrebbe avere il soggetto che non
sta bene nel rivolgersi ad uno psichiatra che sa che lo potrebbe
“internare”? Ebbene sì, perché si parla proprio di quello:
internare è chiudere in un posto e quantomeno desiderare di buttar
via la chiave: perché il matto è fastidioso, problematico,
sgradevole da vedere per chi non sa guardar dentro all’Uomo.
In periodo di spending review
poi, da tecnico abituato a fare i conti con i soldi che non ci sono,
mi chiedo: ma quanto costeranno questi ricoveri forzati e inutili?
Un’ultima sottolineatura,
infine, per coloro che, ciechi e scettici, pensano che in fondo in
fondo questa sia alla fine dei conti una buona proposta… medici,
operatori e familiari dei pazienti si battono da tempo (un tentativo
è stato fatto anche negli anni scorsi) per mantenere saldi i
principi della 180: anche loro sono matti da legare?
Chi avesse voglia di fare i conti con l'esperienza di chi la costrizione l'ha subita in prima persona può leggere
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