-

domenica 30 dicembre 2012

Addio!

di Dennis Salvetti


Quest'anno è oramai agli sgoccioli e andandosene si è portato con sé anche una grande scienziata, nonché una grande donna: Rita Levi Montalcini, premio Nobel nel 1986 e senatrice a vita dal 2001, muore a 103 anni nella sua casa a Roma. Attiva nel campo della scienza, attivissima nel campo dell'educazione, grazie alla sua Fondazione Rita Levi Montalcini ha finanziato l'istruzione di giovani laureate africane, con la Fondazione EBRI è nato un polo di ricerca sulle neuroscienze di rilievo internazionale.
Lucidissima fino alla fine, ha attraversato casi controversi (come la collaborazione con la casa farmaceutica "Fidia") e polemiche politiche (Montalcini risponde a Storace - lettera a "la Repubblica", Lega contro la Montalcini - "la Repubblica").
Per ricordarla i link dell'intervista a "Che tempo che fa": Rita Levi Montalcini (1), Rita Levi Montalcini (2), Rita Levi Montalcini (3).

giovedì 27 dicembre 2012

Moby Dick


di Francesca Introna
Ci sono libri che hanno valore per tutti i tempi storici, che trasmettono qualcosa indipendentemente dal luogo e dalla data di nascita del lettore. Questa è la caratteristica che li rende classsici. Un caso è Moby dick di Herman Melville, opera molto conosciuta ma poco letta. Il che è un peccato, perché colui che avrà il coraggio di affrontare le sue numerose pagine ci potrà trovare un intero mondo. Innanzitutto dal punto di vista dello stile: teoricamente è classificato come romanzo, ma ha interi capitoli che sono teatrali e altri saggistica, mentre certe pagine sono poesia in prosa.
Ma veniamo al contenuto. Il senso ultimo di questo libro –e il motivo per cui lo consiglio- è racchiuso in una tragedia, quella del capitano Achab. Egli insegue la balena bianca per tutta la sua vita, ed è un inseguimento che lo acceca e che lo costringe alla privazione e alla solitudine. La caccia a Moby Dick è furiosa e illogica, e necessariamente lo porterà alla rovina. E Melville, forse ispirandosi all’ antica tragedia greca, costruisce un personaggio capace di rendersi conto della vacuità della sua ossessione, ma incapace di scegliere una strada diversa, perché dalla balena è attirato e posseduto, come da una forza oscura.

È chiara allora la perenne attualità di questo romanzo. Ognuno di noi ha il suo demone: l’eterna giovinezza, il denaro, il potere, la virtù immacolata, l’apparenza. Ma niente di tutto questo vale. Niente conta, se non lo sguardo degli altri, la loro compagnia. Solo l’amore ha senso in questo mondo, solo la felicità che le persone ci regalano ogni giorno. “Moby Dick” ci ricorda che l’unica cosa da temere per davvero è la solitudine, e l’unica cosa da inseguire è il suo contrario. Il resto può continuare a nuotare nell’oceano, senza bisogno dei nostri affanni.
“ Achab si volse.
- Starbuck!
- Signore!
- Oh, Starbuck, è un vento dolce dolce, e un cielo dall’aspetto dolcissimo. In un giorno simile, di altrettanta dolcezza, ho colpito la mia prima balena: ramponiere a diciott’anni! Quaranta, quaranta, quarant’anni fa! Quarant’anni di caccia continua. Quarant’anni di privazioni, di pericoli, di tempeste! Quarant’anni sul mare spietato! Per quarant’anni Achab ha abbandonato la terra tranquilla, per quarant’anni ha combattuto sugli orrori dell’abisso! Proprio così, Starbuck; di questi quarant’anni non ne ho passati a terra tre. Quando penso a questa vita che ho fatto, alla desolazione di solitudine che è stata, all’isolamento da città murata di un capitano, che non ammette che ben poche di quelle simpatie della verde campagna esterna..oh stanchezza!oh peso! Schiavitù africana di comando solitario!...quando penso a tutto questo, sinora soltanto sospettato, non mai veduto così chiaro, e come per quarant’anni non ho mangiato che cibo secco salato, giusto emblema dell’asciutto nutrimento della mia anima! Mente il più povero uomo di terra ha avuto frutta fresca quotidiana e ha spezzato il pane fresco del mondo, invece delle mie croste muffose…lontano, lontano
 oceani interi da quella mia moglie bambina che ho sposato dopo i cinquanta, mettendo la vela il giorno dopo al Capo Horn e non lasciando nel letto nunziale che un’infossatura…moglie? Moglie? Vedova piuttosto, col marito ancor vivo! Sì, quando ho sposato quella povera ragazza io l’ho resa vedova, Starbuck.

mercoledì 26 dicembre 2012

Carnage [CineRubrica]

...la cura contro l'indigestione da cinepanettoni...
di Fabio Zoboli

Un appartamento e quattro attori, non uno di più.
È quanto basta a Roman Polanski per girare la sua ultima fatica, Carnage.
Il regista premio Oscar per Il pianista non delude neanche questa volta. Certo, non si tratta di un film di denuncia, ma questa commedia risulta ugualmente tagliente, smascherando l'ipocrisia del perbenismo borghese e mettendo a nudo la vera natura umana: “Homo homini lupus” sembra essere il messaggio lasciato allo spettatore, utilizzando la calzante espressione coniata già nel Seicento dal filosofo Thomas Hobbes.
In quest'opera cinematografica non c'è il rischio di rovinare la trama: non è nient’altro che una lunga conversazione, che copre l'intera durata della pellicola, tra coppie di genitori di due figli preadolescenti i quali, in una rissa nel doposcuola, recitano le parti di “vittima” e “carnefice”. Un dualismo che dapprima non viene accettato dalle famiglie, che tentano di mediare il comportamento dei propri pargoli, ma ben presto si scardina diplomazia e bon ton; ciò che emerge dalla diatriba è un’unica convinzione: esiste solo il Dio del massacro. È così infatti che s'intitola l'opera teatrale di Yasmina Reza da cui è tratto l’adattamento per il grande schermo. Definita da qualcuno “claustrofobica” perché ostinatamente girata in poche stanze dagli stessi quattro personaggi, a mio parere la pellicola risulta essere un ottimo esempio di psicologia relazionale, con attori di spessore (Jodie Foster e Kate Winslet non hanno bisogno di presentazioni), un Christoph Waltz fresco vincitore dell’Oscar come attore non protagonista in Bastardi senza gloria e un meno noto ma perfettamente azzeccato John C. Reilly: solo con la loro recitazione, mai eccessivamente melodrammatica, tengono le fila delle vicende.
Che dire, se siete amanti dell'azione e delle trame intricate, lasciate ogni speranza… Ma per chi vuol passare delle feste lontano dai cinepanettoni, eccovi servito un interessante spunto per mettere a soqquadro il torpore dei pranzi natalizi.

lunedì 24 dicembre 2012

Giusto? O Sbagliato? [#1]

di Andrea Fasolini

E' storicamente provato che, in tempi di crisi economico-sociale, spesso l'opinione pubblica tenda ad accusare, giustamente o meno, determinati soggetti e foze economiche, responsabili dei diffusi disagi.

La polemica legata all'eventuale aumento delle aliquote per i redditi superiori ai 200.000 euro non nasce in Europa: in un'America segnata dai salvataggi bancari e dalle riforme sociali volute dal Presidente, l'aumento delle imposte sui miliardari sembra essere il solo modo per ridurre il deficit di bilancio,scongiurando così lineari tagli alla spesa sociale. Le ridicole imposte sulle transazioni finanziarie e la detraibiltà sostanzialmente applicabile a qualunque bene, retaggi della trascorsa presidenza Bush, hanno portato molti miliardari a chiedere un aumento delle imposte sui mega-stipendi, che in molti casi sono inferiori a quelle applicate ai redditi medio-bassi.Tuttavia, applicare la medesima logica in Europa è fonte di errore. Il modello di crescita statunitense si fonda sul concetto di stato minimo: meno tasse applico,più stimolo i consumi. Così, pur perdendo gli introiti derivanti dai beni detratti, l'azienda produttrice di tali prodotti vedrà aumentare il proprio fatturato, di conseguenza pagherà più tasse e offrirà più posti di lavoro.

In Europa il modello di sviluppo è molto differente: lo stato ha molti più oneri, come la sanità e la previdenza sociale, di conseguenza, basandosi sul principio di solidarietà, i ricchi pagano già molte più tasse rispetto ai ceti medio-bassi.

domenica 23 dicembre 2012

Meno male che Silvio c'è (si Salve chi può!!)...

di Dennis Salvetti

Il Dott. Cav. Lup. Man. Presidente Natural. Gr. Ladr. Farabut. di Gr. Croc. etc. Funghisconi

sabato 22 dicembre 2012

Ho imparato a sognare...cosa?


di Sara L.
“Siamo un esercito di sognatori, per questo siamo invincibili”

La frase del subcomandante ha sempre campeggiato a grandi lettere sui miei diari di scuola, almeno dai quindici anni in su. Sognare di tutto per tutti: l’uguaglianza, un altro modo di fare economia, un altro mondo possibile. Sognare un poco anche per sé: viaggiare e conoscere il mondo, fare qualcosa di bello e grande nella vita, tenersi stretti gli amici e l’amore e crescere con loro, un po’ lottando e un po’ ridendo.
In mezzo a questi sogni si è fatta strada una delle più imponenti e complesse crisi economiche generalizzate che il mondo abbia mai conosciuto: cosa sogna adesso chi come me la crisi l’ha vista scoppiare proprio quando stava cercando di ritagliarsi il proprio posto nel mondo? Quanto tempo trovi per sognare se la tua mente è occupata a pensare a che diamine fare quando tra tre settimane ti scadrà il contratto?

M., 25 anni: assistente alla poltrona e futura mamma. Sogna di poter crescere i suoi bambini, che nasceranno a febbraio, in un contesto sufficientemente tranquillo, riuscendo a barcamenarsi tra i pupi e le richieste di una cooperativa che gran poco si prende a cuore il momento particolare di vita che sta vivendo;

S. 25 anni: laureato in architettura e laureando nella specialistica. Vuole fare il suo lavoro, ma per emergere lo aspettano tra i 3 e i 6 anni da schiavo, alla mercè del Dr.-Arch-Ing-Salcaz di turno, per una paga di ben 400 € al mese, ad esser fortunato.

venerdì 21 dicembre 2012

Rompere recinti, Assemblea Nazionale del CNCA

Di Micaela Barni

Firenze città d'arte, Firenze città cosmopolita, Firenze città ospitale e accogliente.
Firenze, città di uomini e donne, giovani e anziani, italiani e stranieri, che per tre giorni ha ospitato l'assemblea nazionale del Coordinamento Nazionale delle Comunità d'Accoglienza.
Nei luoghi centrali della città, ma anche nelle periferie, a Palazzo Vecchio e nella Comunità delle Piagge, nella Casa del Popolo e nel Palazzo della Regione Toscana.
Creando un movimento sinuoso di persone ed organizzazioni che, insieme, si sono guardate negli occhi, hanno condiviso le proprie fatiche, hanno messo a fuoco le proprie speranze.
Parlando di welfare, di diritti, di migranti e di giovani, di minori e di comunità, di inclusione e di coesione sociale.
Parlandone, perché dalle parole potessero emergere le idee, le proposte, gli orientamenti e i cammini da percorrere. Perché ciascuno di noi potesse tornare a casa, dalla propria organizzazione, più ricco e determinato a far vibrare quelle corde che, spesso, a volte si assopiscono e non si sentono più.
È un'operazione culturale e politica, quella che ci apprestiamo a fare e che rimette a tema, anche a livello locale, le questioni scottanti dei diritti e del modello sociale.
"Anche in tempo di crisi, nessun cedimento sui diritti", quasi la cantava questa frase don Andrea Gallo a Firenze. Bella ciao, invece, l'ha proprio cantata!
Tanti i temi trattati e affrontati... Troppi per essere riportati tutti!
E allora mi limiterò a riportare uno stralcio del documento del CNCA sui temi dell'inclusione e protezione sociale:

giovedì 20 dicembre 2012

"Salvate la mia tomba"



 C'è una tomba, fuori Roma, che fa sognare il mondo intero: è la tomba di Russel Crowe...?
No! Si tratta della tomba di Marco Nonio Macrino, generale romano interpretato da Russel Crowe ne "Il Gladiatore".

Ecco l'incredibile tragi-storia di questo mausoleo (non fatevi ingannare dal film, "Il Gladiatore", Macrino ebbe una sepoltura assai migliore di quella che spetterà a tutti noi!)

mercoledì 19 dicembre 2012

Il metodo comparativo

Il confronto oggettivo tra parti nel mondo contemporaneo
di Francesco Locatelli

Vi siete mai domandati di quanto sia importante scegliere il giusto criterio per poter classificare le differenze o le similitudini tra due gruppi diversi di cose, persone o entità?? Quotidianamente facciamo confronti tra scelte di vita, tra prodotti da acquistare o tra servizi di cui usufruire: nella maggior parte dei casi la nostra opinione dipende da criteri puramente soggettivi. Spesso accade addirittura che l'apparenza ci inganni: quello che noi decidiamo in base a criteri oggettivi, in realtà è dipendente dal criterio stesso, che per l'appunto è un parametro di giudizio completamente personale o comunque riconducibile a scelte soggettive della persona o del gruppo giudicante.

martedì 18 dicembre 2012

Geogra...che?

di Edoardo Marcarini


Ci si rende conto parlando con la stragrande maggioranza delle persone che ci stanno attorno che gli italiani di geografia sanno poco o niente. Non si parla di conoscere le informazioni di base di tutti gli stati di tutto il mondo, neppure di quelli europei, già parlando di regioni italiane la confusione serpeggia, nascono i dubbi, e di punto in bianco la Calabria s'è scambiata con la Puglia.
Essere uomini di mondo oggi, se ne fa un gran parlare, in una società cosmopolita è essenziale, sia per un ricco proprietario di multinazionali per scegliere dove delocalizzare per ottenere maggiori vantaggi, sia per il piccolo viaggiatore che deve prendere la giusta uscita in autostrada, e conoscere almeno un po' come sia diviso il nostro pianetucolo è il primo gradino. Possiamo dividere l'evoluzione verso la conoscenza in vari livelli:

Livello 1, scimmia antropomorfa: Conosce provincia e regione di appartenenza, sa raggiunge il baretto, il comune, la chiesa e lo stadio con facilità, la capitale è Roma, almeno gli pare. Ogni domanda su stati esteri genera nel soggetto espressioni perplesse e mugugni animaleschi.

Livello 2.0, homo poco habilis: Conosce tutto dei grandi stati europei (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), talvolta addirittura la forma di governo, tutto ciò che sta a est è Russia, dell'Africa non gli importa tanto "sono tutti negri".

Livello 2.1, homo abbastanza habilis: Non confonde più Slovenia e Slovacchia, la Norvegia non deraglia più in Finlandia, la Svizzera non è nell'UE e conosce i grandi fiumi che solcano l'Europa. Gli Stati Uniti sono una confederazione di 50 stati e gli asiatici non sono "tutti cinesi", purtroppo è convinto che con l'euro si possa pagare da Manzanarre al Reno.

Livello 3, homo erectus (scoperta del mappamondo): Si classifica a livello medio nelle gare di "chi conosce più capitali", ma punta tutto su quelle tre strambe che si ricorda (nel mio caso quelle di Bangladesh, Trinidad de Tobago e Kirzikistan). L'America Centrale è un grande minestrone dei cui stati è impossibile stabilire l'esatta ubicazione, Messico a parte. Grossa difficoltà con le isole.

Livello 4, homo orientatus: Arriva a conoscere addirittura le bandiere (ce ne sono alcune per altro davvero assurde) e le lingue ufficiali dei veri stati. Europa, Americhe ed Asia sono ormai come le tabelline, eccezion fatta per tutti quei "blablakistan" di recente formazione e dai nomi tutti simili.

Livello 5, homo orientatus orientatus: Forma di governo, moneta, morfologia, idrologia, religioni e stati confinanti. Livello raggiunto da un infinitesimo della popolazione.

Livello "non plus ultra", geografo: E' ormai più Tom-tom che umano.

Non ci si aspetta certo di scendere nei più svariati dettagli geografici, ma due paroline almeno su quella porzione di globo che ci ospita bisogna saperle spendere. E un minimo di conoscenza sugli stati esteri, è sufficiente sapere dove si trovino, la si può facilmente acquisire, giusto per sapere di che si parla nei telegiornali. 
Ovvio è che se la geografia rientra nella classifica degli "inutili e dimenticati" dalla scuola italiana a pari merito con diritto o musica, non c'è poi da stupirsi degli effetti sulla popolazione.
Per altro stiamo riducendo la conoscenza geografica a mero nozionismo riguardo ai confini tracciati da qualche vecchio condottiero o colonizzatore anni fa, ma c'è molto di più. La conoscenza del clima, della conformazione del territorio, i colori, la flora, la fauna, il rapportarsi dell'uomo con le più aride zone desertiche e ghiacci antartici... La geografia è un contatto, il soggetto siamo noi legati a ciò che ci circonda.
Abbiamo un computer, mappe, strade e cartine, memorizzare è facile, informarsi è utile, facile e nemmeno troppo faticoso, non abbiamo scuse.
Torno al mio atlante, adieu!

lunedì 17 dicembre 2012

La settimana del disagio



Appunti e riflessioni di un pendolare qualunque nei giorni più neri di tutto il 2012
di Francesco Locatelli

Lunedì 10 dicembre 2012, una mattina come tante altre. Con pedalata decisa e i minuti contati mi accingo a raggiungere la stazione in tutta fretta; arrivato al parcheggio infilo la bici nella rastrellerai con il lucchetto già in mano e dato che con la coda dell’occhio ho potuto notare il Milano-Bergamo in attesa della coincidenza sono prontissimo per la solita corsa fino al binario 1. Per fortuna, anche questa mattina, il treno è in leggero ritardo: i soliti 5/10 minuti che permettono ai ritardatari come me di prendersela con calma e assicurare un posto caldo nel viaggio che porta al capoluogo lombardo. Per quanto riguarda l’aggettivo “caldo” bisogna precisare che non è un eufemismo: la situazione sta migliorando e i vagoni guasti, senza luce e riscaldamento di qualche anno fa non sono poi così frequenti!

domenica 16 dicembre 2012

I conti del "Cane a sei zampe"


di Dennis Salvetti

 La più grande azienda italiana (se si escludono corruzione e criminalità organizzata) è oggetto di un’indagine di “Report”, in particolare partendo da documenti di diplomatici USA in Italia e poi pubblicati da Wikileaks a fine 2010 (che provocarono un pandemonio e scatenarono i “cacciatori di teste”), che delineavano le impressioni sui rapporti Italia-Russia con particolare riguardo ai rapporti personali tra Berlusconi e Putin. Rapporti conditi da “regali generosi” soprattutto per quanto riguarda gli scambi commerciali tra Eni e Gazprom i due colossi dell’energia in Europa.
Per maggiori informazioni e chiarificazioni sul tema non posso fare altro che rinviare alla puntata di questa sera di “Report”, Rai 3 ore 21.30.

sabato 15 dicembre 2012

15 DICEMBRE 2012: FACCIAMO UN PATTO!

di Sara L.

-->
Alla vigilia del compimento dei diciotto anni di Governo formigoniano della Regione, oggi è forse l’occasione buona per tentare un esperimento di democrazia. Poiché poco risalto è stato dato dai media “tradizionali” alle primarie del centrosinistra per l’individuazione del candidato Presidente della Regione (che non si capisce ancora bene contro chi dovrà confrontarsi) mi sento in dovere di utilizzare questo spazio per dare le informazioni minime a chi avesse intenzione di partecipare.

Innanzitutto le coordinate di CHI sono i 3 candidati, nell'ordine in cui appaiono sulla scheda elettorale:

Umberto Ambrosoli: avvocato milanese, figlio di Giorgio Ambrosoli, da sempre in prima linea sui temi della legalità. Inizialmente non voleva partecipare alle primarie, ritenendo che la sua candidatura fosse abbastanza autorevole da non rendere necessaria la competizione, ma infine ha ritenuto opportuno dare modo ai cittadini lombardi di esprimere la propria preferenza.

Alessandra Kusterman: direttrice dell’Unità Operativa di ostetricia e ginecologia del pronto soccorso della clinica Mangiagalli di Milano, promotrice del Centro Antiviolenza di Milano. Medico riconosciuto a livello internazionale, donna che si è sempre battuta per la tutela dei diritti delle donne e dei bambini. Ha partecipato come consulente e tecnico alla vita politica del Paese all’interno di istituzioni statali, regionali e comunali. Nel 2010 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro.

Andrea Di Stefano: giornalista, direttore della rivista “Valori”, promossa da Banca Etica che ha come tema l'economia solidale, scrive per alcuni importanti quotidiani come Repubblica e co-conduce una trasmissione settimanale su Radio Popolare. Promotore di una politica del vivere sostenibile, una delle voci della green economy italiana, fiero sostenitore di un "welfare diffuso e possibile", ha costituito, insieme ad altri collaboratori, il primo osservatorio contro le ecomafie.

venerdì 14 dicembre 2012

Disservizi, all'italiana?

Dreyfus scrive:

Il numero unico 112, il numero del futuro….o del passato (pardon, sono un patito di “ritorno al futuro”) Finalmente, come tutti saprete, è iniziata nel mese di Ottobre, la sperimentazione anche in provincia di Bergamo del NUE: il numero unico europeo (o numero unico per le emergenze), insomma: un numero telefonico che, se contattato, darà aiuto in merito a qualsiasi tipo di intervento pubblico di emergenza; Carabinieri, Polizia, Polizia Locale, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Penitenziaria (ebbene sì, anche la Polizia Penitenziaria aveva un numero breve: il 1544…SAPEVATELO!) Vigili del Fuoco, Soccorso Sanitario, Protezione Civile.

Bellissimo: in ogni paese dell’UE si ha un numero che si può contattare..andando all’estero non ci si dovrà più informare come un tempo su “che numero chiamare??” perché chiameremo il numero di casa nostra!
Intendiamoci, quello del numero unico è stato un parto parecchio lungo, iniziato nel 1972, quando la CEPT (Conferenza Europea delle amministrazioni delle Poste e Telecomunicazioni), in un’Unione ancora primitiva, “consigliava”, tramite una raccomandazione, ai paesi aderenti alla conferenza, di dedicare questa numerazione breve alle richieste di chiamate di emergenza. L’UE nel 2004 ha preso una decisione impositiva tramite una direttiva: tutti i paesi dell’Unione, entro il 2008 avrebbero dovuto adeguarsi, assegnando il solo numero unico 112 per le chiamate di emergenza.


giovedì 13 dicembre 2012

Lib(e)riamoci!

 di Miriam Bonalumi

“Dunque gli italiani - da sempre lo sappiamo - non sono grandi lettori, ma quest’anno per la prima volta fanno segnare un record veramente negativo: meno della metà degli italiani legge almeno un libro all’anno, con un calo del 6,5 % rispetto soltanto all’anno scorso, e pare che sia l’effetto pesante della crisi sui consumi, in questo caso sui consumi di cultura”.

 Tg3 delle 19, Domenica 9 Dicembre 2012


La mano sul telecomando si irrigidisce, le orecchie giacciono tramortite, incredule, gli occhi roteano alla ricerca di un approdo visivo alternativo allo schermo.
 Per un secondo sogno di essere "Matilda sei Mitica"  ed incenerire la televisione, senza preoccuparmi mai più di sostituirla.
Vorrei sollevare la lunga libreria sgangherata del mio corridoio e scaricarla di peso sull'intera redazione del Tg3, con tanto di tonfo finale.

Ma non lo faccio.
Voglio essere propositiva.

"Caro Tg3,  Caro Italiano che Guardi il Tg3...

 C'erano una volta le BIBLIOTECHE COMUNALI. Esse traboccavano di libri, ce n'erano così tanti che tramite un Decreto Legge di un Insigne Governo milioni di esemplari di diverse specie di roditori (100% italiani) furono addestrate per consumare a suon di silenziose rosicchiate i volumi delle sezioni letterarie meno richieste (le prime, misteriose perdite furono riscontrate nella sezione "Lituano per sordomuti", "Tutto quello che avreste voluto sapere sul vostro telegrafo" e "Come si compila la constatazione amichevole")
Con una piccola tesserina numerata, chiunque poteva accedere al proprio "sistema bibliotecario provinciale" di riferimento, tramite il bibliotecario o tramite Internet.
Un Bancomat comunitario, illimitato, di altissimo spessore culturale, di una potenzialità disarmante.

 Ma la gente era avida, non gli bastava un mese: volevano trascorrere la vita con i libri, annusarli, assaggiarli, farli propri, piegarli senza pensare allo sguardo severo della bibliotecaria, vantarsi sul treno di tenere tra le mani un'opera sprovvista di istituzional bollino.

...guardando alle regionali PD...

di Francesco Mancin
(click su immagine per ingrandire)

mercoledì 12 dicembre 2012

Abubakar, "Parcheggiatore Abusivo"


di Domiguel Radesca

Decido di intervistare il mio amico Abubakar* in un luogo informale. Siamo in un locale con la musica mediamente alta che ci permette di non essere ascoltati dagli altri pochi presenti.
Non riesco neanche ad accendere il pc portatile che già si comincia a parlare. Fumiamo una sigaretta per stemperare un po' la tensione e rientriamo.


Da dove cominciamo a raccontare la tua storia?
A. 3 agosto del 2005. Sono i giorni di un colpo di stato in Mauritania. Incontro un amico durante una manifestazione politica. Mi dice che hanno bombardato casa mia. Gli chiedo se qualcuno è vivo. Mi dice che sono morti tutti. Mio padre e tutta la mia famiglia.

Era la prima volta che succedeva qualcosa del genere alla tua famiglia?
A. No, anzi... potremmo dire che hanno approfittato del colpo di stato per risolvere problemi vecchi. Un mio zio ad esempio è stato arrestato già nel '82 e nessuno ne ha saputo più nulla. Mio padre andava sempre a chiedere dove fosse, cosa fosse successo, ma nessuno gli ha mai risposto né detto nulla. Dava fastidio cercare di sapere quelle cose.

Come era invece la tua di vita in Mauritania?
A. Brutta. Bruttissima. Non era vita. Avevo problemi di razzismo. Mi hanno arrestato almeno tre volte. Nel mio paese quando hai un qualsiasi problema con un arabo, tu finisci in prigione e non puoi nemmeno difenderti o parlare. Mio padre mi diceva di stare attento, soprattutto agli arabi che si credono sempre superiori...
In mauritania i neri sono considerati come schiavi. Io dicevo “Io non sono uno schiavo” e per questo mi hanno fatto problemi.
Una volta sono finito in carcere perché mi hanno rubato il cellulare, lasciato a caricare dove un arabo mi aveva detto di lasciarlo. Ho chiesto all'arabo dove fosse il mio telefono o se sapesse chi me lo aveva rubato. Siccome in Mauritania non abbiamo diritti noi africani, lui ha chiamato la polizia e sono rimasto dentro per 3 mesi.
Dopo che ti hanno liberato cosa hai fatto?

martedì 11 dicembre 2012

Qualcuno volò sul nido del cuculo

di Edoardo Marcarini

"Ma credete veramente di essere pazzi? Davvero? Invece no, voi non siete più pazzi della media dei coglioni che vanno in giro per la strada, ve lo dico io!"

Uno dei grandi capolavori di Milos Forman (regista anche di "Hair" e "Amadeus"), e probabilmente il primo film a muovere una critica nei confonti del trattamento inumano dei pazienti negli ospedali psichiatrici americani, dove paura, minacce e metodi barbari alimentavano un disagio già forte per la malattia.
Il film, ispiratosi all'omonimo libro di Ken Kesey, racconta la storia di Randle Patrick McMurphy, probabile criminale, egregiamente interpretato da Jack Nicholson,  trattenuto in un ospedale psichiatrico per verificare l'effettiva presenza di una malattia mentale. Entrando in contatto con i singolari pazienti, e portandoli in situazioni più o meno bizzarre, ci offre un'ampia panoramica sulle modalità di relazione e di punizione in questo particolare ambiente, mettendo a fuoco temi come i diritti dell'individuo, l'intolleranza etnica e in particolar modo la "tortura", nemmeno troppo fra virgolette, del malato (elettroshock e lobotomia).
Il titolo ha poco valore in italiano, l'originale "One flew over the cuckoo's nest", gioca sull'ambivalenza della parola cuckoo, che in inglese vuol dire in senso traslato "pazzo". Il titolo ha quindi un significato più coerente col film, potendo essere tradotto anche con "Qualcuno diventò pazzo". Inoltre lo sconvolgimento causato dall'arrivo di McMurphy nell'ospedale è paragonabile a quello provocato dalla schiusura delle uova di cuculo, uccello che le depone nei nidi di altri volatili, portando i "genitori adottivi" a nutrirlo a ad occuparsi di lui.
Il film ha riscosso un enorme successo, ed è considerato uno dei migliori film di sempre, ottenendo più di trenta riconoscimenti tra cui i cinque oscar principali (miglior film, regista, attore, attrice, sceneggiatura non originale).
 Il tema trattato riguarda anche molto da vicino l'italia, che dal 1996 ha chiuso tutti gli ospedali psichiatrici, preferndo un approccio più valorizzante per la persona, sostituendoli con centri diurni e notturni, comunità, dove alla cura medica si affianca una corrispondenza umana.
Tornando alla pellicola, la grande capacità degli attori, Nicholson in primis ma anche gli emergenti Doc di "Ritorno al futuro", Grima Vermilinguo de "Il signore degli anelli" e un giovane Danny DeVito, la curata trama, la ricchezza di significati e la capacità del film di tenere lo spettatore incollato al televisore fino alla fine, la rendono un'obbligata presenza sulle mensole di tutti i cinefili e non.
008>

lunedì 10 dicembre 2012

Sinistra e Destra

di Vicky Rubini
Il tema che ha titolo “Inesistenza di sinistra e destra” non è nuovo nella misura in cui è presente in tutte le parti della storia italiana del dopoguerra. Già infatti allora si accusava la destra di non esistere, dopo il crollo rocambolesco del nazifascismo. E non esisteva più sinistra dopo la deflagrazione patetica del regime comunista di Stalin. Non c’era scissione nella baraonda Tangentopoliana, e non c’è oggi.

O almeno così dicono.

Ma il nostro compito, qui ed ora, è capire perché invece Sinistra e Destra non potrebbero non esistere.
Nella geografia politica immaginiamo, noi italioti, una linea retta, o al limite un po’ parabolica, che ha agli estremi suoi Sinistra e Destra, e che confluiscono, da qualche decennio in un “centro” (di cui parlo più approfonditamente tra poco). Credo tuttavia che la forma più adeguata alla situazione politica sia invece quella circolare, dove gli estremi si toccano. Va bene anche immaginare la solita vecchia linea retta, ma suddivisa in cinque settori, Sinistra, Sinistra moderata, centro, Destra moderata e Destra. Ora, se, come dicevo poco sopra, viene a mancare una delle due parti (torno a parlare di Sinistra e Destra), si avrà immancabilmente il disfacimento anche della superstite, almeno in termini meramente tecnici. Per esempio durante il fascismo non esisteva ufficialmente un partito di sinistra. Era solo fascismo. Ma come sappiamo bene, questo fattaccio non ha assolutamente precluso l’esistenza “empirica” di una sinistra. Un ideale sommerso, diciamo.

sabato 8 dicembre 2012

Viaggio della Speranza: storia vera di 126 Assistenti Sociali

di Sara L.

Viaggio della speranza: questa volta non mi riferisco ai miei beniamini dalla pelle nelle sfumature del caffè e del cioccolato. A farsi decine, centinaia e migliaia di chilometri alla ricerca di un futuro migliore questa volta sono i “nostri”, anche se qualche leghista purosangue celodurista della prima ora probabilmente non sarebbe d’accordo con me. Ma ormai slogan come “dal Po in giù l’Italia non c’è più” molti dei leghisti di oggi se li son dimenticati (per fortuna), forse anche perché ad averli votati è il popolo italiano con la residenza a sud del Po (purtroppo). Ma questa è un’altra storia… cerchiamo di tornare sul pezzo…
Allora, come ogni storia del terrore che si rispetti il nostro viaggio comincia così:“era una notte buia e tempestosa”…. Mhhh beh, quasi: era mattina, il buio era passato da poco, ma bel tempo certo non c’era, con quella pioggerellina fine e quel freddo che si insinua sotto le giacche di chi, sprovveduto come me, non ha ancora voluto tirar fuori il cappotto dall’armadio. Incurante delle previsioni meteo accendo l’immancabile Bontina (la mia celeberrima macchina azzurra [n.d.r.]) e mi dirigo verso le tristi lande della Bassa, precisamente nella ridente località di Treviglio: destinazione Palazzetto dello Sport. Non preoccupatevi, cari fan della mia ben distribuita ciccetta, non mi sono certo messa a far della sana attività sportiva: ho avuto piuttosto la bella idea di iscrivermi ad un concorso. Ora, per chi non è avvezzo a tali mirabili invenzioni della Pubblica Amministrazione, il concorso per un posto a tempo pieno e indeterminato è un mito che regna sovrano nell’Olimpo dei giovani assistenti sociali di belle speranze. Nello specifico, per la cinica giovane assistente sociale che scrive, è spesso un falso mito in realtà, che mira non a selezionare l’eletto della platea degli iscritti ma a confermare chi, sotto altra veste contrattuale lavora già nell’ente che bandisce il concorso. E’ assolutamente giusto dare la precedenza a chi lavora già sul territorio, conosce le persone e gli operatori se questi è bravo ma tant’è, almeno non illudeteci con la favola del concorso, pensavo scettica guidando verso il Palazzetto. 

venerdì 7 dicembre 2012

Dossier [#3]: Governo testardo, occasione persa.

Di Marzano Luigi

Senza parole, alla notizia la mia reazione è stata di rabbia, preoccupazione, e sofferenza per chi abita la valle.
Avrete sentito, l'incontro (articolo Ansa)  fra Hollande e Monti non ha portato a risultati razionali come molti si aspettavano. Un incontro agitato, condito dalle numerose polemiche riguardo al trattamento riservato a NoTav francesi ed italiani che hanno cercato di raggiungere Lione per una protesta legittima e disperata.
La classifica dei 113 paesi più trasparenti del mondo (click).
Odio assistere impotente all'avvio di un opera così costosa, occasione d'oro per i soliti furbetti all'italiana. Attenzione, non voglio scadere nel NoTav alla Grillo: con questo non voglio dire che in Italia non si possano costruire infrastrutture per la paura delle infiltrazioni mafiose, ma quando l'opportunità di arricchirsi supera il buon senso (e in questo la Tav non è l'unica opera) tutto ha un limite (e girano pure i "chitarrini"). E' inaccettabile notare partiti che cambiano opinione sull'opera a seconda di chi lavora nell'appalto: quando c'è Lunardi ad arricchirsi la sinistra era contraria, quando invece sono le cooperative rosse a lavorare si cambia idea allegramente (consiglio "Tangenti ad alta velocità"  di Gianni Barbacetto).

giovedì 6 dicembre 2012

L'Italia Spensierata

di Miriam Bonalumi


"Lei mi ha guardato come si guardano i bambini,

mi ha chiesto se sapevo dov'erano i grissini,
vedendomi perplesso di scatto s'è voltata  
e in men che non si dica
  l'Italia se n'è andata...

(Mercanti di Liquore, "L'Italia")

 Titolo: "L'Italia Spensierata" (pg.183)
Autore "Francesco Piccolo"
Edizione: Editori Laterza (Collana "Contromano")
Prima edizione: Gennaio 2007

Pedali su una bicicletta affittata per pochi spiccioli in una via ciottolata di una città bella ma poco importante.
Ti volti e  Lui è lì.
 Il libro che avresti sempre voluto leggere, il libro che rafforza quelle idee che pensavi fossero inutili pignolerie, subdolo senso di superiorità di cui tanto volentieri vorresti sbarazzarti. 

Ecco a voi il libro di un semi-sconosciuto qualunque che sostiene la tesi che regge gran parte delle mie convinzioni sociali: ci sono tantissime cose che fai, anche se non hai voglia, perchè sai che gli altri attorno a te hanno voglia di farle.  Perchè sai che alla gente quella cosa che tu trovi tremendamente insopportabile fondamentalmente piace, e te la fai piacere.
Non vuoi certo fare la figura dello stronzo, tanto lo sai che "alla fine ti diverti pure tu".

Ci sono cose che detesto, ma agli altri piacciono: andare da McDonald's, fiondarmi in un locale con la musica metal a paletta, trascorrere un pomeriggio in qualche negozio alla ricerca della soddisfazione che non trovo. Non lì.

Ho sempre, inguenuamente pensato di essere l'unica che sperimenta il triste compromesso fino al giorno in cui ho iniziato a leggere "L'Italia spensierata" di Francesco Piccolo...

"Io mi sono sempre sentito DIVERSO da quelli che guardano "Domenica In" o "Natale a Miami" o si infilano negli ingorghi delle vacanze. è tutta la vita che mi baso su tali certezze. Poi queste certezze hanno cominciato a vacillare" (F. Piccolo)

“Tutta la mia vita è stata un elastico tra la coscienza e l’abbandono. Tra la capacità di ragionare su quello che vedo e la volontà di perdermi nella partecipazione”. (F. Piccolo)

mercoledì 5 dicembre 2012

Concorso di idee per spettacolo musicale


 By The Jahgglers

 Noi Jahgglers  stiamo impegnando la nostra attività musicale con un nuovo progetto di un concerto-spettacolo sul tema del TRENO e del VIAGGIO.
'Treno' come 'storie umane IN movimento' e 'viaggio' (in treno) come 'storia umana DI movimenti'.

Il treno come luogo in cui pezzi di vita multicolori seguono il ritmo dell'incrociarsi e del sedersi-accanto; il viaggio come dipartirsi di strade-di-pensieri che disegnano la propria melodia di memorie e aspirazioni; il viaggio-in-treno come "spettacolo" delle multiformità del vivere che si mescolano in una dinamica che fa musica
 Quindi la nostra idea di ri-evocare lo spettacolo-treno a partire da contesti musicali (di nostra esecuzione) che accompagnino la presentazione di pensieri di viaggio e viaggi-di-pensieri, costruita con varie forme di produzione d'arte.

Vogliamo invitarvi a collaborare proponendoci vostre idee artistiche di vario tipo:
performativo (monologo, sketch, coreografia); verbale/testuale (riflessione storico-antropologica; satira; poesia); figurativo (immagini di varia sostanza e supporto, statiche o dinamiche).

Prendiamo in esame sia materiale già realizzato, sia progetti di produzione, sia intenzioni di partecipazione attiva.
 potete proporci le vostre idee all'indirizzo jahgglers@googlegroups.com o raf.mor@hotmail.it da qui a circa metà Gennaio.
(saranno da discutere la compatibilità e realizzabilità del lavoro, il ruolo dello spettacolo, la partecipazione dell'autore) 

L'obiettivo è preparare una 'esibizione musicale dal vivo' in questa forma rielaborata, che porteremo al pubblico a cominciare dalla partecipazione ad Artway (Marzo-Aprile 2013) e l'intervento a una manifestazione organizzata dal Comune di Mozzo (Maggio 2013)

Lo intitoleremo: "Ci Scusiamo Per Il Disagio", con intento non solo di parodia dell'esperienza di pendolari vissuta realmente dai componenti del gruppo, e di autoironia sul tentativo, ancora in incubazione, di reinventare le nostre possibilità musicali – ma soprattutto di mostrare interesse per quel disagio di cui è sempre carico il "viaggio" dell'esperienza umana e con cui gli                
umani-viaggianti animano i treni.



Recenti