di Sara L.
Tranquilla serata estiva all'Happening
delle cooperative di Bergamo. Ci sono i Modena sul palco e tanti
ragazzi e ragazze, che come me sono cresciuti con i Modena di Cisco,
ascoltano il concerto un po' in disparte, alcuni di loro pensando che
“in questa formazione sono anche bravi ma non sono i Modena di
una volta”, alcuni ricordandosi dei concerti del passato, quando
ancora c'era la festa dell'Unità. Poco
a poco però le resistenze si fanno meno rigide, grazie anche al
calore della serata, al Mojito che in quella festa è proprio buono e
alle canzoni dei vecchi album che talvolta fanno capolino nella
scaletta. E così eccomi là sotto il palco, insieme ad un po' di
vecchi come me.
Partono
le note di Transamerica e l'entusiasmo divampa e si sparge insieme al
sudore, poco dopo la fine della canzone il gruppo ricorda dal palco
che oggi (ieri per chi legge) è anche il compleanno di Guccini. E lì
ecco riemergere la mia iniziale perplessità.
A fine concerto attiro
l'attenzione del cantante e gli ricordo che il 14 giugno è anche e
soprattutto il compleanno del Che. Lui mi guarda un po' smarrito, gli
ci vogliono un paio di secondi per realizzare cosa gli ho detto: “Che
coglioni che siamo!” esclama. “Tu l'hai detto”, pensa la parte
più adolescenziale di me.
Ernesto
Guevara de la Serna nasce proprio il 14 giugno, è il 1928. A poco
serve riassumere qui la sua biografia, in rete e in libreria se ne
trovano di valide, chi volesse evitarsi lo sbattimento della ricerca
può fare un salto da me e pescarne almeno un paio dalla mia
libreria. Il Che è un personaggio preso a modello da molti, forse
anche arrogandosi il privilegio di farne la propria bandiera: accade
probabilmente perchè è uno degli ultimi miti che la storia ha
regalato al Mondo, mito romantico e ribelle, imprevedibile, bello e
talvolta anche un po' antipatico.
Il
Che ha regnato incontrastato sull'olimpo dei miei miti personali per
moltissimo tempo e tutt'ora, in parte, il suo agito nei confronti e
insieme agli ultimi, ai calpestati, influenza molto la linea del mio
agire. Per questo ieri me la sono un po' presa, perchè Guccini sarà
anche un grande cantautore, ma prima bisogna ricordare il Che,
ecccheccaz!
E così oggi, in modo molto umile, ho scelto di ricordarlo da questa
pagina... per voi uno stralcio della lettera di addio che scisse a
Fidel prima di andare in Bolivia e infine, per riconciliarmi col
Guccio che, in fondo, del Che fu cantore, un omaggio...
a te Ernesto,
che ci insegnasti la strada del cambiamento.
"[...]Altre terre del mondo reclamano il concorso dei miei modesti sforzi. Io posso fare quello che a te è negato per la tua responsabilità di fronte a Cuba ed è giunto il momento di separarci. Si sappia che lo faccio con un miscuglio di allegria e di dolore; qui lascio la parte più pura delle mie speranze di costruttore e il più caro fra i miei esseri cari... e lascio un popolo che mi ha accettato come figlio; tutto ciò rinascerà; nel mio spirito; sui nuovi campi di battaglia porterò la fede che mi hai inculcato, lo spirito rivoluzionario del mio popolo, la sensazione di compiere il più sacro dei doveri: lottare contro l'imperialismo dovunque esso sia; questo riconforta e guarisce in abbondanza di qualunque lacerazione.
Ripeto
ancora una volta che libero Cuba da qualsiasi responsabilità tranne
da quella che emanerà dal suo esempio; se l'ora definitiva arriverà
per me sotto un altro cielo, il mio ultimo pensiero sarà per questo
popolo e in modo speciale per te; ti ringrazio per i tuoi
insegnamenti e per il tuo esempio a cui cercherò di essere fedele
fino alle ultime conseguenze delle mie azioni; mi sono sempre
identificato con la politica estera della nostra rivoluzione e
continuo a farlo; dovunque andrà sentirà la responsabilità di
essere un rivoluzionario cubano e come tale agirò; non lascio a mia
moglie e ai miei figli alcunché di materiale, ma questo non è per
me ragione di pena: mi rallegro che sia così; non chiedo niente per
loro perché lo Stato gli darà il necessario per vivere e per
educarsi.
Avrei
molte cose da dire a te e al nostro popolo, ma sento che le parole
non sono necessarie e che non possono esprimere quello che io vorrei
dire; non vale la pena di consumare altri fogli.
Fino
alla vittoria sempre. Patria o Morte!
Ti
abbraccio con grande fervore rivoluzionario.”
Che
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