di Dennis Salvetti
[E per tornare carichi ai propri impegni quotidiani dopo
un estate di bagordi, cosa di meglio di un secondo post?]
Frenate gli animi oh voi che ebbri gioia (e non solo
gioia) festeggiaste il primo di agosto (e tra questi stolti fessi vi rientro in
pieno anch’io)! Dopo la sbornia della condanna bisogna ripigliarsi (soprattutto
vedendo che cosa ci sta serbando questo autunno) e capire dove siamo e perché ci
risvegliamo così frastornati. Bisogna fare la conta di danni e vittime di
questa “guerra dei vent’anni” (così definita dai partigiani azzurri), e
raccogliere i frutti di questo stato di guerra. Partendo dall’individuazione di
vincitori e vinti, ma capire chi sia da piazzare dove è un lavoro complesso e dai
risultati nient’affatto scontati. Infatti in questi due decenni di
contrapposizione tutt’altro che ideologica, la politica e la società italiane
ne escono in blocco meste, peste e impoverite, perché comunque la si veda, la condanna
di Berlusconi è tutt’altro che una vittoria per chi gli si contrapponeva e si
contrappone (e qui mi permetto pure di fare il melodrammatico). Questa conclusione
giunge dal fatto che in vent’anni (circa) la lotta politica ha tenuto banco ed
è ruotata intorno al quel perno-nano che risponde al nome di Silvio Berlusconi,
senza spazio alcuno per i tipici contenuti prettamente politici (quali
economia, società, lavoro etc) che fondano ad alimentano una sana ed aperta discussione sull’amministrazione
della vita pubblica democratica. Così le forze e le energie si sono sprecate,
consumate, erose e sfibrate attorno alla persona ed alla figura dell’ex
Cavaliere, quando tutt’al più di lui si sarebbe dovuto occupare un ordine del
giorno della Giunta delle elezioni della Camera nell’ormai lontano 1994. Quindi,
concludendo questa apertura, tra gli sconfitti ci rientrano un po’ tutti e a
diverso titolo.
Sicuramente sconfitto ne esce il centrosinistra che,
consumato e prosciugato da un ventennio di contrapposizione folle (anche interna,
a causa di grossi problemi di coerenza e di centri di potere), negli anni non
ha fatto altro che il gioco (al giogo) del “grande” Perseguitato (addirittura
un novello Cristo o Tortora a detta di taluno), impallinandosi e
delegittimandosi da sé senza nemmeno provare (salvo pochi inascoltati) a
contrapporre e proporre un modello alternativo di valori, idee, istanze. C’è da
considerare inoltre che l’unico leader che sia riuscito ad unificare il difficile
e turbolento “popolo della sinistra”, riuscendo nell’impresa di vincere e
convincere l’elettorato (spesso diffidente quando non rozzo ed avulso dai
giochi della politica democratica) in qualche modo, in men che non si dica
veniva silurato e affondato dai suoi stessi compagni non una, nemmeno due,
bensì tre volte!! (rispettivamente 1998, 2008 e 2013). Ad oggi la sinistra democratica risulta ancora
frastornata ed impreparata a proporre un’idea di governo che possa
dignitosamente definirsi tale.
Risultato sconfitto il centrosinistra, il centrodestra non
ha diritto né facoltà alcuna di ridere, è da considerarsi in una situazione
tutt’altro che migliore, anzi, la totale assenza di dialettica interna e la
sudditanza psicologica, economica e “ideologica” nei confronti del Papi, ne
decretano il (completo) fallimento. Questo perché Berlusconi era (ed è ancora)
insieme il principale esponente ed argomento delle politiche della destra
italiana (i vari richiami ai valori cristiani, liberali e conservatori
risultano tutt’al più un contorno preso a pretesto e variamente e continuamente
tradito e vilipeso), e quindi con la caduta di questo in una condanna
definitiva, è in preda ad una convulsa e sconcertante crisi identitaria, poiché
resosi conto che in vent’anni non si è mai posto un’alternativa o quanto meno
un via d’uscita al berlusconesimo (chi ha azzardato ad una cosa del genere o è
tornato mestamente con la cenere al capo e le guepiere all’ovile o è stato messo
fuori gioco senza colpo ferire o comunque ridotto all’impotenza), si è
ritrovato svuotato ed impoverito dalla continua ed acritica difesa del suo
leader ed ideale (già un’altra volta la destra è rimasta intrappolata per un
ventennio con l’identificazione con il suo leader, solo che quanto meno un
qualche appiglio e contenuto ideologico c’era). Via d’uscita che potrebbe sfruttare il
centrosinistra (ossia il formarsi di un'ideologia che non si identifichi nel leader), ma che non si sforza di perseguire.
Guardiamo al centro ha proposto qualcuno, e vi troviamo
un variegato e non proprio omogeneo mondo di sconfitti nati (rispondo io),
cresciuti con la favola e all’ombra della Balena Bianca (anch’essa un sistema
variegato e confliggente, ma che quanto meno riusciva a far fruttare dei
risultati) ma spesso al giogo della destra berlusconiana, e dopo una serie di
leaderini assolutamente insipidi (ed insipienti) ha puntato tutto (carte,
soldi, credibilità, compreso tutto ciò che non aveva) su una persona che, per
quanto intelligente, saggia e sapiente (e forse anche per questo), è risultata
incapace di assumere il ruolo di capopopolo (in parte perché inviso a parte di
questo), incapace di un eloquio facilmente recepibile ed assimilabile dal rozzo
italico elettore medio (reso ancor più rozzo dal disfacimento socio-culturale
di cui tratterò poi, e quindi forse poco propenso a seguire i discorsi e le
argomentazioni di un accademico, per di più internazionale).
Del tutto fuori tema e fuori tempo (e per questo rientrano
tra gli sconfitti) le estremità dell’arco politico, ancorate a ventenni (non
quello di cui sopra) e rivoluzioni mancate, si fermano a neanche a metà secolo,
risultando tanto rumorose quanto prive di contenuti argomentati alle attuali
condizioni storiche, a cui si deve unire il fallimento delle grandi ideologie
di massa del ‘900 (e di questo non è necessario dispiacersene).
E i 5stelle? Pur provenendo dalla “società civile” (perché
ci sia ancora qualcuno disposto a chiamarla così è per me un mistero) e
probabilmente proprio per questo, sono riusciti a farsi ingabbiare da accorti
ed astuti navigatori e timonieri da entrambi i lati: da una parte chi guida le
discussioni interne ed esprime diktat e dall’altra la politica reale, quella
giocata tra gli scranni e le sale del potere, impantanati ed invischiati in
queste trame. C’è da considerare il fatto, a loro discolpa, che sono in gran
parte novellini (bisognerà vedere una volta raggiunta la padronanza delle
regole del gioco cosa riusciranno a fare), ma resta il fatto che rientrano
appieno nell’alveo degli sconfitti, sia perché ingabbiati come sopra (a volte anche
buttandosi in pieno e volontariamente in giochetti in cui sono poco avvezzi)
sia per il fatto di provenire dalla società civile, di cui mi appresto ad
occuparmi.
A pieno merito e a pieni voti, tra gli sconfitti rientra
anche la cosiddetta “società civile” (c’è da chiedersi ma che diavolo avrà mai
di civile quest’accozzaglia di delinquenti, qualunquisti, senza arte né parte,
solo a titolo di esempio: 3 mln di notizie di reato ogni anno, tonnellate di
rifiuti da nord a sud, totale non rispetto di molte troppe elementari regole base
di convivenza, penso alle migliaia di cause pretestuose ed infantili che
intasano la giustizia civile), preoccupa il fatto che (e qui il motivo della
sconfitta) eliminate le forze politiche che potrebbero (e magari, dico magari,
sarebbero anche un pochino interessate a) levare dai piedi Berlusconi e il suo
mondo, poco o nulla sembra in grado di opporsi efficacemente alla forza fagocitante
di questo modo di fare e di pensare che prende il nome di “berlusconesimo”. Certo
esistono associazionismo e movimenti seriamente interessati a portare avanti
lotte sociali, economiche, culturali, politiche insomma, che devino dallo stato
di cose attuale, ma sono spesso deboli e isolate, non esiste un complesso, un
sistema, in grado di recepire queste istanze e portarle efficacemente al “grande
pubblico” per farle condividere in un programma elettorale. Per cui percorriamo
ancora a velocità folle questa strada a fondo chiuso senza che nessuno abbia il
coraggio e la forza di prendere volante e pedali e cambiare la marcia. Qualcuno
che ci possa far uscire da questa “malattia” di “silvismo”. Nemmeno la Chiesa
ha più quella forza attrattiva che aveva. Forse si può sperare in questo papa
Bergoglio, ma viene da un mondo distante, e il suo sguardo è globale ed il
messaggio universalistico.
E com’è che siamo arrivati a questa debolezza e stanchezza? Responsabilità ce l’hanno i partiti, inutile ripetere ogni volta la solfa di Mani Pulite e Tangentopoli e tutti gli scandali successivi connessi o meno, ce l’ha il cittadino, che ha permesso a questo sistema di perpetuarsi e di sopravvivere, voglio solo ricordare che quando le indagini nel periodo Mani Pulite si rivolsero ai “comuni cittadini” il sostegno alla Magistratura crollò, poi arrivò Berlusconi ed è storia. Senza contare che siamo frutto di vent’anni di bombardamento mediatico (un sistema tra l’altro sorto in modo illegale ed incostituzionale, secondo la Corte Costituzionale, voglio solo indicare il duopolio Rai-Mediaset, le trasmissioni in chiaro illegali di Rete4 dal 1999 al 2003 quando venne salvata dal governo Berlusconi) che ha dibattuto su “Berlusconi sì – Berlusconi no”, che ha proposto mode, modelli ed ideali vuoti (come vuota del resto era ed è la sua politica), che guardano con malcelato sdegno e schifo a ciò che ben potrebbe apparire dignitoso, indicando modelli da seguire i belli, i ricchi, i paraculi, che si elevano al di sopra dello schifoso ed inetto “uomo medio” (s’intende il tipico esempio della classe media: famiglia, casa di proprietà, buon lavoro, diplomato). In definitiva ci siamo calati, volenterosamente, in un limbo culturale, sociale e politico (lasciamo stare il piano economico, lì ci siamo buttati nel baratro senza paracadute), senza seriamente, e colpevolmente, pensare alle conseguenze che ciò avrebbe provocato, fusi ed illusi dalla vacuità delle proposte.
E com’è che siamo arrivati a questa debolezza e stanchezza? Responsabilità ce l’hanno i partiti, inutile ripetere ogni volta la solfa di Mani Pulite e Tangentopoli e tutti gli scandali successivi connessi o meno, ce l’ha il cittadino, che ha permesso a questo sistema di perpetuarsi e di sopravvivere, voglio solo ricordare che quando le indagini nel periodo Mani Pulite si rivolsero ai “comuni cittadini” il sostegno alla Magistratura crollò, poi arrivò Berlusconi ed è storia. Senza contare che siamo frutto di vent’anni di bombardamento mediatico (un sistema tra l’altro sorto in modo illegale ed incostituzionale, secondo la Corte Costituzionale, voglio solo indicare il duopolio Rai-Mediaset, le trasmissioni in chiaro illegali di Rete4 dal 1999 al 2003 quando venne salvata dal governo Berlusconi) che ha dibattuto su “Berlusconi sì – Berlusconi no”, che ha proposto mode, modelli ed ideali vuoti (come vuota del resto era ed è la sua politica), che guardano con malcelato sdegno e schifo a ciò che ben potrebbe apparire dignitoso, indicando modelli da seguire i belli, i ricchi, i paraculi, che si elevano al di sopra dello schifoso ed inetto “uomo medio” (s’intende il tipico esempio della classe media: famiglia, casa di proprietà, buon lavoro, diplomato). In definitiva ci siamo calati, volenterosamente, in un limbo culturale, sociale e politico (lasciamo stare il piano economico, lì ci siamo buttati nel baratro senza paracadute), senza seriamente, e colpevolmente, pensare alle conseguenze che ciò avrebbe provocato, fusi ed illusi dalla vacuità delle proposte.
Se qualcuno volesse demoralizzarsi ulteriormente
consiglio questo articolo (per quanto la condanna sia un’altra, ma i temi
esposti restano validissimi): http://www.vice.com/it/read/berlusconi-condanna-processo-ruby-giugno-2013-perche-non-gioire
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